Come riconoscere se sei vittima di mobbing e cosa puoi fare

Mobbing significa “assalire, aggredire” ed è una forma di terrore psicologico che viene esercitata sul lavoro. La domanda è: come si può riconoscere? E soprattutto cosa può fare la vittima?
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Dott.ssa Samanta Travini Psicologa Psicoterapeuta
28 Maggio 2021 * ultima modifica il 28/05/2021

Mobbing è un termine preso in prestito dall’inglese to mob, che significa assalire, aggredire, affollarsi attorno a qualcuno, circondarlo.

Cos’è

Con mobbing si indica solitamente una forma di terrore psicologico esercitata sul posto di lavoro da parte di colleghi o superiori  caratterizzato da comportamenti aggressivi e vessatori ripetuti nei confronti di un collega o di un sottoposto.

La vittima si vede emarginata, calunniata, criticata; gli sono affidati compiti dequalificanti, ed è sistematicamente messa in difficoltà di fronte a clienti o superiori, attraverso critiche, diniego e svalutazione. Nei casi più gravi si arriva anche al sabotaggio del lavoro e ad azioni poco lecite per riuscire a mandar via definitivamente il mal capitato.

La messa in atto di tale comportamento può essere di varia natura, ma sempre volto all’annientamento dell’altro. Lo scopo è eliminare una persona divenuta in qualche modo scomoda, per motivi non sempre concreti, spesso si tratta di problematiche inerenti alla sfera emotiva. In questo modo la persona è indotta a rassegnare le proprie dimissione, perché stremata dalle vessazioni, o in alcuni casi lo stress ripetuto provoca problematiche lavorative tali che portano inevitabilmente al licenziamento.

Il Mobbing consiste in azioni ripetute per un lungo periodo di tempo e compiute in maniera sistematica. Il mobbizzato è letteralmente accerchiato, soggiogato, e aggredito intenzionalmente dal o dai mobber che mettono in atto strategie comportamentali volte alla sua distruzione psicologica, sociale e professionale. L’invettiva diventa il principale lavoro quotidiano esercitato nei confronti del mobbizzato, fino alla distruzione mentale e corporale.

Per questo, il mobbizzato non riuscendo a smaltire lo stress mostra manifestazioni psicosomatiche, stati depressivi o ansiosi, tensione continua e incontrollata. Le ricerche hanno dimostrato che il Mobbing può portare a un danno psichico o psicofisico permanente, tale da consentire una regolare richiesta di risarcimento per invalidità professionale.

Come riconoscerlo

Per riconoscere il mobbing sul lavoro occorre innanzitutto guardare il fattore “tempo”. Solitamente, infatti, episodi di questo genere non sono sporadici e tanto meno singolari. Anzi, spesso sono perpetrati anche nel lungo periodo e in modo sistematico. Inoltre, non sono casuali. Ogni comportamento di mobbing su un dipendente ha uno scopo ben preciso e a volte anche premeditato nel tempo. La persona vittima di questi atteggiamenti vessatori viene definito il "mobbizzato". Lo scopo finale di questo fenomeno è distruggere la persona emotivamente e psicologicamente fino a farla crollare. Di conseguenza, la vittima è portata al distaccamento sociale e tende a isolarsi dal resto dei dipendenti aziendali. Uno dei fattori grazie ai quali è possibile riconoscere il mobbing sul lavoro e la posizione gerarchica della vittima. Difatti, quest’ultima si trova quasi sempre in una posizione inferiore rispetto a chi perpetra i comportamenti aggressivi. Con il passare del tempo, sul mobbizzato ci sono ripercussioni notevoli dal punto di vista lavorativo, come:

  • perdita di influenza e di rispetto da parte dei colleghi di lavoro
  • diminuzione del potere decisionale
  • mancanza di intraprendenza
  • sintomi di smarrimento
  • peggioramento della salute e delle relazioni interpersonali anche al di fuori del contesto lavorativo

L’individuo vittima di questo fenomeno viene continuamente declassato e dequalificato in merito alle sue mansioni.

Esistono casi di: sabotaggio del lavoro svolto, ridicolizzazione davanti ai clienti e perfino azioni che vanno contro la legge.

Tutto questo per raggiungere un solo scopo: il licenziamento della vittima, portata ad una situazione di esasperazione e costretta involontariamente a dare le dimissioni. Tuttavia, bisogna fare estremamente attenzione a non confondere il mobbing con il demansionamento. Quest’ultimo si ha nel caso in cui un individuo venga assunto per svolgere determinati compiti, ma successivamente gliene vengano assegnati di inferiori rispetto alla sua qualifica. Questo comportamento è perseguibile per legge, in quanto lede la professionalità del lavoratore. Esso può far parte dell’insieme di condotte che danno vita al mobbing, ma non si tratta del mobbing stesso. Quest’ultimo, infatti, non mira solo a dequalificare il dipendente, ma più nello specifico si ha l’obiettivo di umiliarlo e costringerlo a lasciare il posto di lavoro.

Esistono vari tipi di mobbing sul lavoro:

  1. orizzontale: atteggiamento messo in atto dai colleghi della vittima;
  2. verticale: comportamento perpetrato dal datore di lavoro oppure da una persona ad un piano più alto della scala gerarchica (bossing);
  3. ascendente: colui che viene mobbizzato è il datore di lavoro, tramite episodi di insubordinazione e mancanza di rispetto da parte dei dipendenti.

Come reagire e affrontarlo

Per affrontare il problema del mobbing, uno dei passi più importanti da fare è mirare ad un’adeguata misura di prevenzione, sia per evitare l’emarginazione sociale, sia per garantire un ambiente di lavoro efficiente e sano. Il ruolo principale nella manovra di prevenzione è svolto dall’imprenditore dell’azienda, il quale dovrà adottare strategie volte a:

  • un miglioramento psicosociale, dando ai lavoratori la possibilità di scegliere le modalità di esecuzione del proprio lavoro, diminuendo la ripetitività e la monotonia di tali attività, sviluppando uno stile di leardship e aumentando le informazioni riguardanti gli obiettivi, in modo da definire più precisamente i ruoli e gli incarichi;
  • uno sviluppo di valori contro il mobbing, divulgandoli a tutti i dipendenti e controllando che siano effettivamente osservati; inoltre, migliorare la gestione dei conflitti e la comunicazione e divulgare tutte le informazioni su questo fenomeno, sono elementi di elevata importanza;
  • formulare una politica orientata a interazioni sociali positive, definendo quali sono le azioni accettabili e quali non lo sono, e, in quest’ultimo caso, chiarirne le conseguenze e le relative sanzioni;
  • specificare i luoghi dove la vittima può chiedere aiuto e le procedure per segnalare gli episodi di mobbing.

Per quel che riguarda il “mobbizzato”, alcuni strumenti di difesa possono essere il rivolgersi a sindacati, strutture del personale, ad un responsabile di riferimento o usare strumenti giuridici (denuncia, diffida, querela). Anche il rafforzamento della propria personalità ed autostima possono essere utili a ridurre l’incidenza delle “violenze” fatte sul posto di lavoro. Lo stress si può contenere con tecniche di rilassamento, praticando sport o dedicandosi agli hobby.

Consigli per chi è vittima

Anche se può sembrare difficile, la pazienza è un fattore importante. Vale la pena stringere i denti in un periodo di difficoltà e depressione, perché troverete il modo e la forza di sorridere, di sconfiggere i persecutori e avere i giusti risarcimenti per i danni subiti.

Per prima cosa, non bisogna cedere alla tentazione di dimettersi: sicuramente il licenziarsi può essere vissuto come una via di fuga dal mobbing, ma in questo modo "la si da vinta" al mobber e non si potranno chiedere eventuali risarcimenti. A tal fine, è importate documentare tutte le azioni mobbizzanti subite trovando colleghi disposti a testimoniare, tenendo un diario con ogni azione illecita, specificando data, ora, autore, testimoni e riportando le conseguenze psicofisiche sul vostro organismo, in modo da facilitare tutti i dovuti risarcimenti.

Un grande aiuto si può ricevere dagli alleati, come amici e soprattutto familiari. L’importante è non isolarsi, ma neanche parlare incessantemente dei vostri problemi: rischiereste di stancare le persone vicine e di trovarvi soli. Un altro suggerimento è evitare periodi eccessivi di ferie, malattie e visite, perché dareste solo pretesti per richiami e potreste trovare, al vostro ritorno, una situazione notevolmente peggiorata. Se vi accorgete che da soli non riuscite a sopportare troppo carico di stress, potrebbe essere di fondamentale supporto una psicoterapia.

Laureata in psicologia clinica dello sviluppo e neuropsicologia, si occupa di sostegno psicologico per individui, coppie e famiglie con particolare attenzione altro…