Come si adatta una città all’esondazione dei fiumi? Un esempio che arriva dall’America

Hoboken, una cittadina di 60mila persone è riuscita ad adattare il suo territorio ai cambiamenti climatici attraverso nuove infrastrutture, quali? Vediamole nel dettaglio.
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Mattia Giangaspero 10 Novembre 2023

Dopo aver affrontato, anche grazie all'aiuto di due esperti, come le città europee e più nello specifico italiane dovranno, in futuro, affrontare la questione dell'adattamento alla crisi climatica, adesso vogliamo raccontarti di una città modello, che si trova in America e che già è riuscita modificarsi. Ti vogliamo raccontare la storia di Hoboken, una cittadina del New Jersey in cui vivono circa 60mila persone. A livello proprio di territorio, si tratta di un'area definita ‘piana alluvionale'. Ti ricorderai di questo termine quando ti abbiamo parlato dell'alluvione in Emilia Romagna di maggio 2023.

Hoboken nel corso degli anni ha già subito forti ridimensionamenti a causa del maltempo, delle alluvioni, una su tutte fu quella del 2012. L'uragano Sandy fece precipitare talmente tanta acqua che la città rimase allagata e senza energia per diversi giorni. Molti scienziati del posto, come riporta il New York Times, hanno dichiarato che questa cittadina rischierebbe di diventare la nuova Atlantide entro il 2100 a causa dell'innalzamento dei livelli del mare.

Per questi fattori allora, le varie amministrazioni locali hanno iniziato a ripensare all'intero territorio, provando ad adattarlo alle piogge e al maltempo di qualsiasi genere e portata.

Hoboken ha aggiunto infrastrutture per far fronte per prima cosa all’innalzamento del livello del mare, per esempio è avvenuta l‘installazione di alcuni muri di contenimento delle acque. Come detto prima però si tratta di una piana alluvionale, quindi sono stati effettuati degli interventi anche per fronteggiare la pioggia.

Ora prendiamo come esempio la struttura delle fogne di una grande città come quella di New York. Nella città della grande mela le vecchie fogne trattengono sia i rifiuti che l'acqua piovana, ma non riescono a gestire più le forti precipitazioni di questi ultimi anni. Infatti le grandi tempeste provocano straripamenti di liquami che se gestiti non correttamente rischiano di creare sia crisi sanitarie, sia ambientali.

L'obiettivo di Hoboken, come quello di grandi città è raccogliere, rallentare e sfruttare anche l'acqua piovana. La strategia della città è stata allora quella di ricostruire le sue fogne, rinforzando la capienza, ma anche costruire nuove infrastrutture invasive e dispendiose in termini di tempo e costi, ma he garantiranno benefici nel lungo periodo. Ti sto parlando semplicemente della realizzazione di nuovi parchi e campi da gioco dotati di cisterne e bacini. Anche le strade sono state riprogettate per provare a raccogliere e reindirizzare sempre più acqua. L'altro tema riguarda l'energia elettrica. Come ripensare alle linee elettriche?

Esiste un piano in America, chiamato Rebuild e finanziato addirittura dall'amministrazione Obama, che prevede l'innalzamento delle linee elettriche vulnerabili, oltre poi alla costruzione di protezioni contro le inondazioni e, di conseguenza, la creazione di parchi con serbatoi sotterranei e pompe che possano trattenere e quindi espellere l'acqua in eccesso dalla pioggia e dalle maree una volta che il tempo migliora. Quindi tutto quello già raccontato e fatto dalla città di Hoboken.

Fonte | New York Times