Come si colorano le rose e perché non dovremmo farlo

Sapevi che le rose blu non esistono in natura? Vediamo insieme il processo chimico che serve per ottenerle e come questo stesso, se dovesse aumentare, diventerebbe dannoso per l’ambiente e la salute dell’essere umano.
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Mattia Giangaspero 14 Febbraio 2024

Considerata la regina dei fiori, la rosa non è solo uno dei fiori più diffusi e conosciuti, ma anche quello più intrinseco di simboli e significati, a seconda anche del colore dei suoi petali che variano nelle tonalità del bianco, del giallo, del rosa e del rosso.

Può esserti capitato di sentire parlare anche della rosa blu o di averla vista esposta da qualche fiorista e, considerata la sua unicità, di volerla coltivare nel tuo giardino o sul balcone di casa. In verità, la rosa blu non esiste in natura, ma rimane comunque interessante il processo a cui viene sottoposta per arrivare a tale colorazione.

Dunque, se la rosa blu non esiste in natura, neppure come ibrido dove viene creata? Ovviamente nei laboratori, dove attraverso modificazioni genetiche di rose bianche si è riusciti ad arrivare a una tonalità di blu, anche se molto simile all'azzurro. Anche in questo caso c'è una spiegazione. Il blu profondo non può essere ottenuto a causa della mancanza di geni di colore, vicini a questa tonalità, nel patrimonio cromosomico delle rose.

Pertanto l’unica cosa fattibile è colorare di blu delle rose bianche, andandone comunque a intaccare la bellezza naturale del fiore e anche la sua salute, proprio a causa dei prodotti utilizzati per la colorazione.

Per avere delle rose blu occorre usare un colorante per tessuti come il Blu di anilina o altri inchiostri blu che siano solubili in acqua. In base al colorante utilizzato, bisogna sapere come dosarlo e farlo in modo efficace, anche se la tendenza per ottenere un buon risultato è sempre quella di eccedere con la quantità di prodotto e con i tempi di posa.

Ora… questo processo come detto prima non fa bene alla salute della rosa, la quale dovrebbe ricevere questo trattamento esclusivamente se recisa o addirittura essiccata. Sicuramente lavorare su un tappeto di rose piantate nel terreno cambierebbe il Ph del suolo e per capire i danni che potrebbe provocare bisogna parlare del composto chimico utilizzato.

L'anilina, nota anche come fenilammina o amminobenzene, è un composto aromatico avente la cui struttura è quella di un benzene. A temperatura ambiente si presenta come un liquido incolore quando è molto pura. Data la facilità con cui si ossida all'aria, l'anilina tende col tempo a scurirsi fino ad annerire e se riversata nel terreno questo potrebbe diventare altamente tossico e inquinato, oltre che altamente infiammabile. Inoltre il terreno se presenta quantità di anilina non potrà più essere utilizzato per la coltivazione "naturale delle rose" come prima.

L'anilina se dovesse entrare in contatto con le falde acquifere potrebbe finire in piccole o grandi quantità anche nell'acqua del rubinetto. All'essere umano provoca, nei casi più gravi, tumori della vescica e anche tumori renali, cutanei, epatici e del sangue. La molecola non è cancerogena in quanto tale, ma lo diventa a seguito della sua metabolizzazione nel fegato attraverso processi di idrossilazione ad opera di enzimi presenti nel nostro organismi.