Con il Cloud Seeding l’uomo ha il potere di far piovere ovunque: ma quali sono i suoi vantaggi?

L’inseminazione delle nuvole è una tecnica che ci permette di manipolare il tempo creando pioggia artificialmente. Sebbene sia ancora tutta da sviluppare, promette di aiutare l’agricoltura a combattere la siccità e a ripulire l’aria dagli inquinanti migliorandone la qualità.
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Kevin Ben Alì Zinati 30 Dicembre 2021
Intervista a Vincenzo Levizzani Ricercatore del Cnr presso l’Istituto di Scienza dell’atmosfera e del clima di Bologna

Giorni e mesi. Ma può capitare che passino addirittura anni prima che un territorio torni a bagnarsi con piogge abbondanti e sufficienti a sostenere la vita.

Nel frattempo i campi coltivati si trasformano in deserti secchi e sterili, i fiumi vengono prosciugati delle loro acque vitali, i boschi bruciano, gli animali muoiono, gli allevamenti spariscono e i popoli devono abbandonare la propria casa per trovarne una nuova.

L’uomo cerca di trovare rimedi alla siccità fin dall’inizio della sua convivenza su questo Pianeta. Abbiamo imparato a costruire sistemi per lo stoccaggio delle acque piovane, a desalinizzare l’acqua marina per utilizzi domestici e a irrigare le coltivazioni ottimizzando il consumo di acqua con tecniche "a goccia" e minimizzando gli sprechi. Un'altra interessante avanguardia tecnologica contro la scarsità di piogge è il cloud seeding.

Forse ne avrai sentito parlare perché recentemente Pechino ha sfruttato la cosiddetta inseminazione delle nuvole per creare le giuste condizioni meteorologiche – cielo terso e aria pulita – al fine di dare l'adeguato sfondo alle celebrazioni del centenario del Partito Comunista cinese cadute lo scorso 1 luglio.

In realtà però il cloud seeding è una tecnica scientifica finalizzata a ben altri scopi. Nata intorno agli anni ’70 del Novecento, come ha spiegato il dottor Vincenzo Levizzani, ricercatore del Cnr presso l’Istituto di Scienza dell’atmosfera e del clima di Bologna, è una tecnologia ci permette di manipolare il tempo aumentando il potere precipitante delle nubi. Un modo, in sostanza, per creare pioggia artificialmente.

Dottor Levizzani, facciamo un passo indietro. Ci spieghi come funziona la formazione della pioggia. 

Le goccioline e i cristalli in nube non si formano soltanto perché c’è del vapore acqueo che arriva a saturazione: non è possibile perché occorrerebbero saturazioni tra il 100 e il 400% che in atmosfera non ci sono. La natura ha ovviato a questo problema mettendo a disposizione l’aerosol atmosferico. Si intende l’insieme di particelle di varia natura che sono disperse in atmosfera, sia naturali che antropogeniche, quindi create dall’uomo. Il vapore acqueo si deposita su una frazione di queste particelle, dette nuclei di condensazione, permettendo così la formazione di goccioline e cristalli anche a saturazioni molto basse, per esempio 101-102%. L’aerosol, quindi, insieme al vapore acqueo sono il motore per far formare le nubi e farle crescere.

L’uomo è in grado di replicare questo processo?

Possiamo forzarlo. Quando la nube è già potenzialmente precipitante, inseminandola con un contenuto addizionale di nuclei di condensazione in grado di condensare ancora di più il vapore acqueo in cristalli e goccioline possiamo aumentarne il potere precipitante.

Come avviene tecnicamente il cloud seeding?

Attraverso un aereo che vola a quote superiori a quella della sommità della nube vengono sparsi nelle nubi dei nuclei di condensazione artificiali. L’inseminazione da terra è molto meno efficiente perché serve dunque andare il più vicino possibile al cuore delle nubi, dove avvengono i fenomeni di formazione delle idro-meteore.

Che cosa sono i nuclei di condensazione? 

Si tratta di prodotti di sintesi, quindi chimici e non naturali, con un alto potere nucleante, in grado cioè di formare ghiaccio dal vapore acqueo anche a saturazioni molto basse. Nel processo di cloud seeding si utilizza in particolare lo ioduro di argento: una volta immesso nelle nubi, si formano molti più cristalli di ghiaccio che si aggregano per formare i fiocchi di neve. Questi ultimi precipitano e passando attraverso il livello di 0°C fondono la nube producendo pioggia. Inseminare, quindi, significa aumentare il numero di questi fiocchi di neve e, in ultima analisi, la quantità di pioggia al suolo.

Un sistema che permette di far piovere anche dove non piove o piove troppo poco risolverebbe parecchi problemi. 

Aumentare il potere precipitante delle nubi può rendere l’agricoltura più sostenibile, soprattutto in luoghi abbastanza aridi. Per questo il Cloud Seeding è molto studiato in zone come Israele o il Sudrafrica. In linea di principio, aumentare il potere precipitante delle nubi ha questo indubbio vantaggio legato all’agricoltura anche se non è facilmente dimostrabile.

In che senso?

Ad oggi ci sono dubbi quantitativi e statistici sulla reale efficacia del Cloud Seeding a fini agricoli. Dagli esperimenti effettuati in Israele, per esempio, non è chiaro se sia stato effettivamente prodotto davvero questo aumento di precipitazione. La domanda che ci si fa è: se sia stato aumentato realmente il potere precipitante della nube o la nube sarebbe arrivata comunque da sola a produrre pioggia? Per provarlo serve mettere a confronto per esempio delle false inseminazioni da una parte con reali processi di Cloud Seeding per poi fare considerazioni di tipo statistico. Ad oggi è ancora tutto in fieri.

Altri potenziali vantaggi?

Le precipitazioni, che siano pioggia o neve, agiscono come “spazzini” in atmosfera. Cadendo al suolo inglobano le particelle di aerosol che stanno al di sotto della nube quindi di fatto puliscono l’aria. La rimozione di queste particelle di aerosol si chiama “scavenging”. Se ci facciamo caso, infatti, dopo una precipitazione intensa come un temporale l’aria è molto più tersa e si respira meglio. Quindi in linea di principio il Cloud Seeding può contribuire a migliorare la qualità dell’aria. Sono però un po’ scettico sugli annunci dei cinesi degli ultimi tempi perché vorrei vedere i dati effettivi degli esperimenti al di là delle dichiarazioni ufficiali. Questo ruolo del Cloud Seeding è ancora potenziale. Ad oggi non possiamo ancora considerarlo uno strumento da utilizzare per ripulire l’aria dall’inquinamento.

Rilasciare nelle nuvole una sostanza artificiale come lo ioduro di argento può avere rischi o controindicazioni? 

Le sostanze utilizzate non sono immediatamente pericolose per la salute però quando scendono e arrivano al suolo si sciolgono ed entrano nella falda: un uso massiccio di queste tecniche comporterebbe l’aggiunta di ioduro di argento dove non doveva esserci. I prodotti di sintesi vanno sempre utilizzati con cautela perché possono contribuire all’inquinamento dell’ambiente. Al momento però il Cloud Seeding viene effettuato soltanto in zone molto circoscritte e in maniera contenuta quindi il rischio oggi è davvero limitato. Al momento sono in fase di studio alcune tecniche che tentano di ovviare a questo problema.

Ci spieghi.

C’è un progetto interessante, ma ancora tutto da verificare tecnicamente, per avere dei catamarani senza pilota, in pratica dei droni marini in grado di dissalare l’acqua del mare e inseminare le nubi dal basso utilizzando i cristalli di cloruro di sodio estratti dall’acqua. L’obiettivo di questo progetto però è diverso rispetto a quanto detto finora poiché l’idea è di produrre nubi un po’ più diffuse sugli oceani in modo da creare uno schermo alla radiazione solare e contribuire alla riduzione della temperatura globale.