Nel corso della Iª rivoluzione industriale, ancor prima che si sviluppò l'intero processo emissivo come lo conosci oggi, ci fu un anno in cui la situazione climatica venne considerata altamente anomala, al punto tale che venne nominato "l'anno senza estate". Ti sto parlando del 1816. America Nord Orientale, Europa passarono i mesi estivi al gelo e tutto il mondo subì inondazioni, siccità nello stesso periodo. Quell'anno verrà ricordato per sempre dagli studiosi del clima perché è grazie a esso che si potrebbe capire molto di più sulla crisi climatica e gli impatti che essa ha nel mondo.

Partiamo dal principio. Perché il 1816 è stato considerato l'anno senza estate?

La causa principale fu l'eruzione del vulcano Tambora, in Indonesia avvenuta un anno prima, nel 1815 e si tratto di una delle eruzioni più grandi della storia, maggiori di quella del Vesuvio del 79 D.C. La potente eruzione ha arricchito l'atmosfera di varie polveri tra cui molto zolfo e altri gas solforosi che vennero considerati i principali fattori del "congelamento terrestre".

L'istituto metereologico svizzero indica che ‘‘l’anidride solforosa (SO2) liberata dopo l'eruzione di un vulcano può reagire con l’umidità dell’aria e forma goccioline di acido solforico (H2SO4) che—arrivato nella stratosfera (tra i 10 e i 50 chilometri di altezza)—genera nubi che schermano la luce solare, raffreddando la superficie terrestre e disperdendosi su tutto il Pianeta con effetti che arrivano a durare fino a tre anni."

Ora, dopo aver capito la causa e spiegato il fenomeno climatico generato dai gas solforosi torniamo ai giorni nostri e alla tanto odiata e discussa crisi climatica. Quanto accaduto nel 1816 può risultare molto prezioso, perché ci fa comprendere come il clima, quando lo si analizza è globale. Il clima è un sistema che riguarda non singole aree, ma tutta la Terra e anche se si racconta di un tragico evento in un lontano luogo terrestre, non potremmo mai sapere se e come questo possa avere ripercussioni anche su di noi.

Fonte | Meteo Svizzera