Cosa ha deciso il G7 di Berlino su clima e ambiente. Dal 2035 stop all’elettricità da carbone, novità su idrogeno e plastica nei mari

E’ terminato oggi a Berlino il G7 dei ministri del Clima e dell’Ambiente, in cui si è discusso dei principali temi di politica ambientale ed energetica. Numerose le decisioni prese: si va dalla decarbonizzazione della produzione di elettricità entro il 2035, ai nuovi progetti e investimenti su rinnovabili e idrogeno, fino al sostegno finanziario ai Paesi più colpiti dal Climate Change. Scopri in questo articolo com’è andato il meeting.
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Michele Mastandrea 27 Maggio 2022

"Una transizione accelerata verso l'energia pulita è la chiave per migliorare sicurezza, stabilità e affidabilità delle forniture energetiche. Riducendo i rischi climatici e di sicurezza nelle forniture associati alla dipendenza alle fonti fossili". In estrema sintesi, è questa l'idea che ha animato la tre giorni di lavori del G7 dei ministri dell'Energia, del Clima e dell'Ambiente, terminato oggi a Berlino.

Il vertice, devi sapere, aveva all'ordine del giorno i nuovi passi da fare sulla strada della transizione energetica e della lotta al riscaldamento globale. Le conclusioni si trovano in un comunicato finale scritto dai sette Paesi partecipanti (Usa, Regno Unito, Germania, Francia, Giappone, Canada e Italia).

L'accordo più importante è quello per cui gran parte della produzione di elettricità dei sette Paesi sarà decarbonizzata entro il 2035, come riferito anche dal Ministro per il Clima tedesco, Robert Habeck. Eppure, proprio il carattere parziale ("gran parte") di questa formulazione rende difficile valutare la portata dell'impegno. Nonostante questo, è ottimista Phil MacDonald, chief operating officer del think tank Ember, focalizzato su energia e ambiente. Per cui decarbonizzare il settore elettrico entro il 2035 "è la via più veloce e più economica" per raggiungere gli obiettivi di neutralità climatica.

Idrogeno e nucleare

I rappresentanti dei sette Paesi hanno inoltre deciso lo stop – entro fine 2022 – al finanziamento di progetti di investimento all'estero legati ai combustibili fossili. Il divieto di finanziamento varrà però solo per i progetti sprovvisti di tecnologie di cattura delle emissioni di anidride carbonica prodotte. Una decisione controversa, dato che le tecnologie attuali non sono in grado di catturare il 100% dei gas serra emessi dalla combustione di fonti fossili.

Da sottolineare anche il ruolo futuro immaginato per fonti come l'idrogeno, utile per ottenere "emissioni nette zero e un futuro sicuro dal punto di vista energetico". È stato in questo senso lanciato il G7 Hydrogen Action Pact: servirà a regolare tutto ciò che riguarda la produzione, il commercio, il trasporto e l'utilizzo di idrogeno a basse emissioni di carbonio.

Parere favorevole al fine della transizione energetica anche per quanto riguarda l'energia nucleare. Nel comunicato si legge che "quei Paesi che scelgono di usarlo, hanno riaffermato il ruolo del nucleare nel loro mix energetico. Tali paesi riconoscono il suo potenziale per fornire energia a basse emissioni di carbonio a prezzi accessibili e contribuire alla sicurezza dell'approvvigionamento energetico". Entro l'anno prossimo i Sette dovranno anche rendere note le loro strategie di eliminazione dei sussidi ambientalmente dannosi entro il 2025.

Da segnalare poi come la diffusione sempre maggiore delle energie rinnovabili non avrà – secondo i sette Paesi partecipanti – soltanto un impatto sul cambiamento climatico, ma anche sulle economie. La prospettiva è di circa "2,6 milioni di posti di lavoro" che potrebbero essere creati nei prossimi dieci anni dalla transizione a fonti pulite di energia, recita il comunicato finale del meeting.

Tutela di terra e mare

Ambizioso poi l'obiettivo per quanto riguarda la tutela di terre e mari. "Rimaniamo impegnati sull'obiettivo di conservare o proteggere almeno il 30% del territorio globale e almeno il 30% degli oceani globali al 2030", scrivono i rappresentanti dei Sette. Che per quanto riguarda invece il tema della mobilità puntano a "un settore stradale altamente decarbonizzato entro il 2030". Un impegno che fa emergere la volontà di aumentare il più possibile la vendita di veicoli a emissioni zero.

Il G7 si è poi espresso per una lotta più incisiva all'inquinamento da plastica, una delle principali piaghe per quanto riguarda i mari e le aree costiere. Nel comunicato finale i sette Paesi partecipanti non intendono aspettare un accordo internazionale vincolante sul tema, come quello in discussione in questi mesi, per agire. "Ci impegniamo a intraprendere senza indugio azioni ambiziose che abbiano benefici ambientali e socio-economici lungo il ciclo di vita della plastica, e incoraggiamo e sosteniamo i Paesi partner a fare lo stesso", si legge nel testo finale.

Occhi sul G20 e su Cop27

Insomma, sette tra le principali economie del mondo cercano di fare un passo avanti sulla strada della transizione energetica ed ecologica, ma restano diversi gli interrogativi. Conterà anche quanto accadrà al prossimo G20 di Bali, in Indonesia, previsto a novembre in contemporanea con gli ultimi giorni della Cop27 di Sharm El-Sheikh.

I Paesi del G20 emettono infatti circa l'80% dei gas serra rilasciati nell'atmosfera ogni anno: senza un accordo in quella sede, sarà difficile per il mondo invertire la rotta. Per questo motivo i ministri del G7 ritengono che "l'azione e il sostegno ai Paesi, alle popolazioni e ai gruppi vulnerabili vulnerabili devono essere ulteriormente intensificati".