Cosa succede al Casteller, la struttura dove è rinchiuso M49?

Un report dei Carabinieri e dell’Ispra, un drammatico parere veterinario e la certezza che, anche questa volta, nella gestione della questione orsi non stiamo andando nella direzione giusta. Ecco perché la polemica sul centro Casteller è più accesa che mai.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Sara Del Dot 5 Ottobre 2020

Se hai seguito la vicenda degli orsi in Trentino, avrai sicuramente sentito nominare diverse volte il Casteller, centro faunistico da cui M49 è fuggito ben due volte e in cui al momento si trova nuovamente rinchiuso in compagnia di altri due plantigradi.

Situato in una zona a sud della città di Trento, la struttura è stata progettata per rappresentare un luogo adatto a ospitare esemplari considerati non idonei a stare liberi in natura, eppure all’interno dei recinti le cose non sembrano andare come dovrebbero. I tre orsi detenuti nella struttura, infatti, pare non se la passino troppo bene. Ma andiamo con ordine.

Subito dopo l’ultima cattura di M49 da parte delle autorità forestali (la terza!) sulla catena del Lagorai, nel comune di Castel Tesino, il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, da sempre contrario alla detenzione dell’orso da lui stesso ribattezzato Papillon, aveva richiesto al reparto Cites dei Carabinieri e all’Ispra di recarsi presso la struttura del Casteller per valutare le condizioni di detenzione degli attualmente tre esemplari ospitati. E così è stato. Il 14 settembre le autorità hanno effettuato il sopralluogo e pochi giorni dopo è stata stilata a riguardo una relazione, resa pubblica a inizio ottobre da LEAL – Lega antivivisezionista.

Cosa succede agli orsi del Casteller?

All’interno della relazione, pubblicata il 21 settembre e di cui puoi leggere il testo integrale a questo link, viene descritta la situazione che coinvolge i tre orsi detenuti all’interno del Casteller: M49, M57 (arrivato il 24 agosto) e DJ3 (rinchiusa dal 2011 perché considerata pericolosa). Una situazione descritta come temporanea, dovuta ai lavori di adeguamento della struttura per evitare ulteriori fughe.

Proprio in riferimento a questi lavori di adeguamento, all’interno del documento si legge che:

“Sia M49 che M57, saranno costretti per circa quattro mesi (tempi di realizzazione dei lavori di adeguamento) ad una detenzione in spazi per nulla ampi e privi di stimoli ambientali, così come per altro già evidenziato nella precedente relazione.

I tre individui ospitati nella struttura sono stati sottoposti a sedazione al fine di mitigare gli effetti stressogeni del disturbo causato dai lavori di realizzazione delle predette opere. Non è stato pertanto possibile valutarne compiutamente lo stato di salute ed i moduli comportamentali.”

Per valutare le condizioni psico-fisiche degli orsi, al documento è stata allegata anche una valutazione veterinaria pubblicata il 16 settembre 2020, in cui sono segnalate le considerazioni effettuate dal veterinario della struttura che ha seguito progressivamente lo stato di salute degli orsi all’interno del recinto. In questo documento, del quale alcune parti sono state riprese dalla relazione, si evince che in seguito alla sua cattura, M49 ha manifestato livelli di stress talmente elevati da rendere necessaria la somministrazione di un integratore che ha l’effetto di inibire il sistema nervoso centrale, con lo scopo di calmare l’animale, troppo agitato per la situazione di detenzione e il cambiamento di ambientazione. Lo stesso integratore è stato somministrato anche all’altro esemplare presente, M57.

I tre orsi detenuti al Casteller (immagine dal rapporto divulgata da Oipa)

Nel rapporto veterinario, redatto dal sanitario della struttura Roberto Guadagnini, si legge che:

“Tutti e tre gli orsi versano in una situazione di stress psico-fisico molto severa, dovuta in primis alla forzata e stretta convivenza dei tre esemplari, contrariamente a quanto permette la base etologica di specie ed alle ridotte dimensioni degli spazi a disposizione. M49 ha smesso di alimentarsi e scarica tutte le sue energie contro la saracinesca della tana. Reagisce in maniera nervosa alla presenza umana. M57 si alimenta, ma ripete costantemente dei movimenti in maniera ritmata, prodromo di stereotipia. Presenta anche lesione cutanea nell'avambraccio sinistro, dovuto allo sfregamento nell'attività di cui sopra. DJ3, a causa della presenza e degli atteggiamenti degli altri due esemplari, spaventata, si è nascosta nel boschetto del recinto esterno, e non torna in tana per alimentarsi. A questo si aggiunge l'imminente inizio dei lavori della costruzione delle gabbie di tana 2 e tana 3. Vista la delicata situazione si decide di somministrare per la prima volta dalla loro detenzione al Casteller dell'alprazolam (ansiolitico) a M49 e M57 per ridurre lo stato di stress finché si concluderanno i lavori di costruzione delle gabbie”.

A questo proposito si è espresso anche personalmente Roberto Guadagnini, autore delle parole qui sopra riportate e che ha sottolineato come il suo compito specifico sia quello di assicurarsi che gli orsi all’interno della struttura vivano nelle condizioni migliori possibili e valutarne le necessità specifiche. Il professionista ha scelto di fugare alcune questioni che erano emerse in seguito alla pubblicazione del rapporto.

Il veterinario ha sottolineato la propria libertà e indipendenza professionale, per poi rimarcare il fatto che se la condizione degli orsi è arrivata a quel punto è stato perché M49 era arrivato da molto poco (è stato catturato il 7 settembre e la relazione veterinaria è stata realizzata il 10 settembre) e i tre orsi, specie tendenzialmente solitaria, si sono trovati a convivere a stretto contatto e ne hanno sofferto molto, oltre allo stress dovuto ai lavori della struttura. Nel video, pubblicato il 3 ottobre, è stato sottolineato che al momento la situazione non è più così, ma che naturalmente le criticità sono sempre dietro l’angolo dal momento che si tratta di plantigradi in cattività.

A tutto questo, il ministro Sergio Costa si è espresso pubblicamente condannando la situazione e sottolineando che “tenere animali come gli orsi in gabbia è già di per sé innaturale.

Le reazioni delle associazioni

Dopo la diffusione del report, naturalmente le associazioni animaliste non sono rimaste con le mani in mano. A partire da quella che, per prima, ha reso pubblico il report, la Leal – Lega antivivisezionista che ha già disposto una denuncia in collaborazione con l’organizzazione non profit “Salviamo gli orsi della luna”.

A questi si sono naturalmente aggiunti la Lav – Lega anti vivisezione, che rilanciando la propria campagna sugli orsi ha richiesto un intervento tempestivo da parte del ministro e delle autorità competenti, oltre a sporgere anch’essa denuncia.

La Oipa, dal canto suo, ha divulgato un comunicato stampa dichiarando di aver presentato alla Procura della Repubblica di Trento istanza di sequestro preventivo del centro Casteller per inidoneità della struttura a ospitare gli orsi attualmente detenuti. Nella nota diffusa dall’associazione, si legge che “La nostra richiesta vuole scongiurare l’ipotesi di ulteriori catture e reclusioni di plantigradi, date le ordinanze di captivazione permanente emanate dal presidente della Pat l’11 e il 27 agosto scorso, e chiede la liberazione di tre orsi attualmente detenuti nelle cosiddette “tane”: cubicoli di cemento di pochi metri quadrati.”

La posizione dei veterinari

Ad amare gli animali e desiderare il loro benessere, però, non sono soltanto le associazioni. Anche i veterinari hanno preso parte a una questione, quella della salute e del rispetto dell’etologia delle specie, che li riguarda da vicino. L’Ordine dei veterinari ha quindi commentato la situazione dichiarando la necessità di istituire un comitato etico per gestire nel modo migliore possibile la questione dei plantigradi sul territorio.