Afghanistan, Albania, Armenia, Austria, Azerbaijan, Bielorussia, Belgio, Croazia, Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca e altri Stati ancora. Cosa hanno in comune tutte questi Paesi? Un trattato che risale al 1994, l'Energy Charter Treaty, entrato poi in vigore nell'aprile del 1998. Con 53 firmatari, il trattato è stato sottoscritto sia dall'Unione Europea che dall'Euratom. Quando pensavamo che l'accordo sul gas tra i Paesi membri UE fosse il primo tentativo dell'Unione Europea di trovare un equilibrio tra le diverse opinioni ed esigenze sbagliavamo. L'accordo infatti serve a fornire un quadro multilaterale per la cooperazione energetica, unico nel diritto internazionale, e ora però i Paesi UE ne stanno uscendo in massa.
Ma cos'è questo trattato e di cosa si occupa?
Il Trattato contiene diverse disposizioni, che si concentrano su quattro grandi aree:
L'accordo era stato concepito per proteggere le aziende del settore energetico, permettendogli di fare causa ai governi per le politiche che riguardano i loro investimenti. Ma in questo momento storico di transizione ecologica questo accordo rappresenterebbe un ricatto delle aziende ai governi internazionali. In un documento l'Unione Europea ha sostanzialmente comunicato ai Paesi membri che l'uscita dell'UE da questo trattato è inevitabile, dato che alcuni Stati hanno abbandonato già per questioni climatiche.
L'Italia ha già lasciato questo accordo nel 2016, proprio perché negli ultimi anni è stato utilizzato per contestare le politiche mirate a chiudere gli impianti a combustibili fossili. Ora Spagna, Francia e Germania, Paesi Bassi e Polonia hanno annunciato di voler abbandonare l'accordo e invitano l'Unione Europea a coordinare un ritiro di tutti i Paesi membri.
Nel documento non ufficiale si legge che "Un ritiro dell'UE e dell'Euratom dal Trattato sulla Carta dell'Energia sembra essere inevitabile". Ora un portavoce della Commissione europea ha dato conferma di aver proposto all'UE di uscire dal trattato, presentando un suggerimento ai diplomatici dei Paesi membri.