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Crediti di carbonio gonfiati falsano la compensazione delle emissioni di CO2 e la deforestazione continua

Uno strumento in campo, ormai da anni, contro la deforestazione, o meglio per provare a riforestare aree che hanno perso la loro biodiversità, è quello dell’acquisto di crediti di carbonio. Un’inchiesta però conferma come i numeri di compensazione delle emissioni di CO2 siano stati gonfiati e falsati. Si tratta quindi di uno strumento che non funziona?
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Mattia Giangaspero 21 Marzo 2023
Intervista a Saverio Maluccio ricercatore e membro del nucleo di monitoraggio carbonio presso CREA 

Una delle azioni in campo contro la crisi climatica è quella della cessione dei crediti di carbonio o compensazione delle emissioni di CO2. Un'azione che è tra le più utilizzate dalle aziende e dalle istituzioni che però vogliono mantenere il loro core business, senza modificarlo.

Una sorta di greenwashing mascherato "bene". In sostanza quindi possono continuare a inquinare come prima, ma portando alla voce emissioni nette il numero "zero".  Detto così però sembra che queste compensazioni siano uno strumento totalmente sbagliato, ma non è propriamente così. Resta importante l'azione di mettere a dimora alberi, con questo sistema, in quanto rallenta la deforestazione globale, ma sicuramente non può essere una delle soluzioni principali. Non può esserlo soprattutto dopo quanto è stato scoperto da un'inchiesta portata avanti per nove mesi dal Guardian, dallo Zeit e da Source Material. Se vuoi approfondire meglio quanto è stato scoperto, te ne abbiamo già parlato qui

Adesso però la nostra analisi continua e l'interesse si sposta su quale possa essere un metodo alternativo alla cessione di crediti di carbonio, ma anche se questo stesso metodo possa essere modificato e reso più sicuro. Perchè non vengono fatti controlli? Dopo che acquisti crediti di carbonio cosa accade? A tutte queste domande ha risposto Saverio Maluccio, ricercatore e membro del nucleo di monitoraggio carbonio presso CREA (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria).

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Oggi è la giornata internazionale delle foreste è quello che volevo chiederle è: Com’è possibile che fino a oggi abbiamo utilizzato un metodo che ha portato a numeri gonfiati e dati falsati sulla compensazione di CO2 collegata alla forestazione?

"Questo sistema è basato su dati potenziali di deforestazioni in tutto il mondo che potrebbero realizzarsi in futuro e che con questo sistema si cerca di evitare. Quindi ovviamente parlando di deforestazione potenziale puoi capire che il margine d’errore di questo sistema è altissimo. Non pensavo di arrivare alle cifre che sono state specificate nell’inchiesta, (il 90%) però l’errore c’è.”

Si tratta di eventuali progetti che verrebbero messi in campo, con questo sistema, in zone che non interessano l’Europa o gli Stati Uniti, ma che interessano a tutti quei Paesi in via di sviluppo che in questi decenni subiscono la deforestazione. Parliamo di migliaia di ettari al giorno che vengono deforestati.

“Il meccanismo alla radice è il famoso “leakage” ovvero un parametro che si utilizza in tutti i progetti di compensazione che si basa sulla possibile emissione che viene generata dal progetto all’esterno dell’area dello stesso progetto. Mi spiego meglio, se dovessimo andare a fare un progetto di imboschimento avverrebbe che, la popolazione locale che per vivere ha bisogno di coltivare, si sposta da un’altra parte e attua un’attività di deforestazione. Quindi i progetti si basano su questo principio.”

Quale metodo alternativo crede che sia efficace?

"Io credo che il problema maggiore invece sia che manchi un controllo. Chi acquista il credito, non va sul posto a vedere cosa accade realmente. Questi progetti vengono realizzati spesso da Onlus, quindi associazioni senza scopo di lucro, però le dico anche che capita spesso che se vai lì sul posto non viene realizzato quanto invece è previsto dal progetto. Magari si va all’inizio del progetto e quindi magari può succedere che la deforestazione che magari non c’è stata alla fine c’è stata lo stesso. L’unico modo per migliorare questa situazione è aumentare i prezzi dei crediti. Adesso costano due o tre euro. La media è molto bassa, quindi è anche difficile attuare progetti economicamente costosi con queste cifre. Solo aumentando i prezzi si può pensare che questo sistemi funzioni."

Quanto crede sia il giusto prezzo?

"Si stima che il prezzo debba salire a 100 euro a tonnellata."

Non crede che serva anche una regolamentazione di questo sistema?

"Si, si certo, controlli più rigidi servono, anche se con il mercato volontario non è previsto  l’inserimento degli Stati. Servirebbero coordinamenti governativi, ma in questo caso i costi di salvaguardare quegli habitat ricadrebbero sullo Stato. È una vicenda che deve essere ancora sviluppata e magari anche con l’aiuto della tecnologia qualcosa può cambiare. Per esempio con il sistema satellitare Copernicus europeo si riesce a vedere a livello satellitare anche una particella di 5 metri, quindi riuscirebbe a osservare anche quelle zone senza andare sul posto."