Dal 2023 in Italia non si potrà più utilizzare l’olio di palma e quello di soia per uso energetico

Dopo il Senato, anche la Camera dei Deputati ha approvato la norma che prevede l’esclusione dell’olio di palma e di quello di soia dalla produzione di biocarburanti e di energia elettrica a partire dal 1 gennaio 2023. Esultano Legambiente e Transport&Environment: “Un altro passo verso la nostra vittoria per foreste, biodiversità e contadini indonesiani”.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Federico Turrisi 2 Aprile 2021

L'olio di palma, una fonte di energia rinnovabile? No, grazie. Il Parlamento italiano ha preso una posizione, adesso la palla passa al Governo. Nella sera del 31 marzo infatti anche la Camera dei Deputati ha approvato, dopo il passaggio al Senato del 30 ottobre scorso, il ddl di delegazione europea che dà mandato all'esecutivo di stabilire le rinnovabili del futuro. E da queste ultime sono esclusi sia l'olio di palma sia quello di soia, dietro la cui produzione si nasconde l'ombra della deforestazione nei Paesi tropicali. In pratica, questi due oli vegetali non potranno più essere utilizzati per la produzione di biocarburanti e di elettricità.

Nel dettaglio, il testo della norma recita così: "Sono esclusi dal 1 gennaio 2023 dagli obblighi di miscelazione al combustibile diesel e dalla produzione elettrica rinnovabile, così come dal relativo conteggio delle fonti rinnovabili e dai sussidi di mercato, le seguenti materie prime in ragione delle evidenze sugli impatti causati in termini di deforestazione, come descritti nella relazione tecnica che accompagna il suddetto atto delegato:

  • a) olio di palma, fasci di frutti di olio di palma vuoti, acidi grassi derivanti dal trattamento dei frutti di palma da olio (Pfad);
  • b) olio di soia e acidi grassi derivanti dal trattamento della soia di importazione".

Il testo dell’intero disegno di legge di delegazione europea, al cui interno è presente questo provvedimento, passa adesso nuovamente al Senato, e poi al governo, che dovrà presentare la proposta completa di decreto legislativo sulle rinnovabili ai due rami del Parlamento entro l’estate per l’approvazione finale.

Cantano vittoria Legambiente e Transport&Environment, che da tempo combattono la battaglia per togliere dai serbatoi l'olio di palma. Un prodotto ritenuto insostenibile, perché per fare spazio alle piantagioni di palma da olio nei Paesi del sud-est asiatico, come Malesia e Indonesia, si distruggono ettari di foresta pluviale. Pensa che nel 2019 solo l’Italia ha consumato poco più di 1,4 milioni di tonnellate di olio di palma, destinandolo per oltre il 70% alla produzione di energia, metà per produrre biocarburanti e metà per essere usato come combustibile in centrali elettriche che di green avevano ben poco.

Le due associazioni ambientaliste sperano ora che la fine ai sussidi dannosi agli oli di palma e di soia diventi finalmente legge anche in Italia, come già è accaduto in altri Paesi europei, come Francia, Danimarca, Austria, Olanda, Svezia e Portogallo. "La transizione energetica ed ecologica passa anche dalla fine della «deforestazione made in Italy» e dallo stop alla combustione di oli alimentari come quelli di palma e di soia", commenta Stefano Ciafani, presidente di Legambiente. "La decisione faciliterà soprattutto la crescita della mobilità elettrica, da fonti energetiche davvero rinnovabili, come solare, eolico e biogas o etanolo da scarti e rifiuti".