Dall’Etiopia all’Italia, la storia di Agitu, l’imprenditrice diventata simbolo di integrazione e di riscatto sociale

A gennaio avrebbe compiuto 43 anni. Agitu Ideo Gudeta, la giovane donna etiope che ha messo tutta la sua passione per realizzare un allevamento biologico di capre autoctone in Trentino, rimarrà sempre un grandissimo esempio di integrazione e di riscatto sociale, di coraggio e di libertà.
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Gaia Cortese 30 Dicembre 2020

Simbolo di integrazione e di riscatto sociale. Un modello per l’imprenditorialità femminile, ma soprattutto un esempio di donna libera.

Agitu Ideo Gudeta è stata una donna libera, che non ha rinunciato ai suoi sogni e che con grande impegno, in parte li aveva realizzati.

Nata ad Addis Abeba il primo gennaio nel 1978, Agitu Ideo Gudeta era fuggita dall’Etiopia nel 2010 a causa delle minacce di arresto da parte del governo. Agitu, infatti, non accettava e combatteva contro il fenomeno del land grabbing, vale a dire la continua occupazione delle terre da parte delle multinazionali a danno degli agricoltori locali. Inutile denunciare minacce e intimidazioni, alla fine la donna era stata costretta a scappare dalla sua terra natia.

Dopo essere già stata in Italia per completare i suoi studi universitari di Sociologia, Agitu aveva così deciso di trasferirsi in Trentino, per avviare un’attività in cui credeva molto: un allevamento di capre. Così, nella valle dei Mocheni, dopo aver recuperato un terreno abbandonato a Frassilongo, la giovane donna fonda l’azienda agricola “La capra felice” e dà vita a un allevamento biologico di capre autoctone, a rischio di estinzione.

Non sorprende che solo la scorsa estate, Legambiente le avesse assegnato la bandiera verde per le sue buone pratiche in campo ambientale, e che avesse ricevuto anche il premio Resistenza Casearia all’evento Cheese 2015, organizzato ogni anno da Slow Food. Tutto quello che Agitu conosceva come allevatrice lo doveva alla nonna materna, appartenente a una tribù di pastori nomadi, abili nell’allevare pecore e capre e nel lavorare il formaggio con metodi tradizionali.

L'azienda agricola di Agitu ha sempre prodotto formaggi di capra biologici con metodi tradizionali e sostenibili e da poco la giovane imprenditrice aveva anche aperto una bottega in piazza Venezia a Trento.

Il suo sogno però era quello di tornare tra la sua gente, nella sua terra, per poter portare avanti i progetti già avviati. Simbolo dell’integrazione, in Italia era stata più volte minacciata da qualche vicino, che forse poco apprezzava il suo impegno per offrire tirocini e assunzioni a qualche rifugiato. Agitu era costantemente insultata con frasi razziste e forse non abbastanza persone ne apprezzavano il coraggio, la determinazione, la bravura nel suo lavoro.

Difficile nascondere ogni tanto la paura che le minacce potessero trasformarsi in atti violenti. Agitu temeva forse più l'ostilità di alcuni  vicini di casa, piuttosto che gli eventuali attacchi di lupi e orsi. A gennaio avrebbe compiuto 43 anni, ma a mettere fine alla sua vita, non è stato l'attacco di un animale selvatico, ma quello di un uomo: un operaio che lei aveva accolto a aiutato, offrendogli un lavoro.

La speranza è che tutto quello che ha realizzato Agitu con la sua grande passione, la costante difesa del territorio e l'amore per i suoi animali non vadano perduti, ma che siano di esempio per realizzare un nuovo modo per approcciarsi alla vita, al lavoro e all'ambiente.

Grazie Agitu.