Ecco l’identikit della spazzatura che finisce in mare: l’80% è plastica

In uno studio apparso su Nature Sustainability, un team internazionale di ricercatori ha scattato una sorta di fotografia a livello globale dell’origine e della composizione dei rifiuti marini. La plastica fa la parte del leone: tra i prodotti più inquinanti ci sono sacchetti, bottiglie e contenitori per alimenti monouso.
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Federico Turrisi 22 Giugno 2021

Quali sono le tipologie di rifiuto più diffuse nei mari e negli oceani? A questa domanda ha provato a rispondere un gruppo di ricercatori di 15 istituzioni scientifiche di dieci Paesi, guidato da Andrés Cózar e Carmen Morales de la Universidad de Cádiz, in Spagna. Lo studio, pubblicato recentemente sulla rivista Nature Sustainability, fornisce la prima diagnosi globale dell’origine e della composizione dei rifiuti che inquinano gli ecosistemi marini.

Come ci potevamo aspettare, la maggior parte degli oggetti ritrovati (per la precisione, mediamente nell'80% dei casi) è realizzata in plastica. Seguono i prodotti in metallo, vetro, gomma, carta e legno lavorato. La percentuale più alta di rifiuti di plastica si trova nelle acque superficiali (95%) e lungo le coste (83%), mentre i letti dei fiumi mostrano livelli più bassi (49%). Gli oggetti legati alle attività industriali, fanno notare i ricercatori, sono più numerosi sui fondali e sulle sponde dei fiumi, mentre i residui legati al consumo di tabacco (mozziconi, pacchetti di sigarette, involucri di plastica, accendini) abbondano soprattutto sulle spiagge.

Ciò che ha colpito di più gli scienziati è che delle 112 categorie di rifiuti esaminati, solo una decina di prodotti in materiale plastico rappresentano i tre quarti di tutti gli articoli trovati nel mondo. In particolare, sono onnipresenti i rifiuti legati al consumo di cibi e bevande da asporto. Sacchetti, bottiglie, contenitori per alimenti e involucri monouso (le cartacce delle merendine, per intenderci) risultano infatti i 4 prodotti più inquinanti, rappresentando quasi la metà della totalità dei rifiuti abbandonati.

E le mascherine? Lo studio prende in considerazione dati antecedenti allo scoppio della pandemia di Covid-19. Senza dubbio, sta crescendo purtroppo la quantità di dispositivi sanitari monouso dispersi nell'ambiente. Il timore principale è che l'emergenza sanitaria possa tramutarsi anche in un'emergenza ecologica, frenando la lotta contro l'usa e getta.

Fonte | "An inshore–offshore sorting system revealed from global classification of ocean litter", pubblciato su Nature Sustainability il 10 giugno 2021.