“Emergenza oceani”: per l’Onu entro il 2050 la plastica potrebbe superare la quantità dei pesci nel mare

Alla conferenza sugli Oceani di Lisbona i governi di altri 21 Paesi hanno deciso di impegnarsi nel “Global Commitment”, l’accordo globale per l’uso circolare della plastica. Dal 1950 a oggi circa il 75% della plastica prodotta è diventata un rifiuto, finendo spesso per inquinare gli oceani.
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Martina Alfieri 29 Giugno 2022

La plastica ha ormai invaso l’ambiente, danneggiando in particolare gli ecosistemi marini. Per affrontare le sfide che riguardano la tutela del mare, proprio in questi giorni i governi di tutto il mondo sono riuniti in Portogallo, in occasione della “UN Ocean Conference”, la conferenza sugli Oceani. A Lisbona, il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres ha parlato ai media di una vera e propria “emergenza oceani”, ribadendo che entro il 2050 la plastica nel mare potrebbe superare la quantità dei pesci.

Viviamo in un mondo di risorse limitate e finite, ma le trattiamo come se fossero infinite. E questo deve cambiare”, ha dichiarato Guterres.

È ora di smettere di trascurare la salute dei nostri oceani. Non sono una discarica. Non è una fonte da saccheggiare all’infinito. È un ecosistema fragile da cui tutti dipendiamo: per l'ossigeno, per la regolazione del clima e per il cibo. Dobbiamo agire. Dobbiamo concentrarci sulle soluzioni. E dobbiamo gestire in modo sostenibile le risorse oceaniche per il bene dell'umanità e la salute del Pianeta".

La plastica è tra le principali cause del degrado dei fondali e della perdita di biodiversità: quasi il 75% di tutta la plastica prodotta dal 1950 a oggi finisce tra i rifiuti e spesso si riversa nei nostri corsi d'acqua. Per fare fronte a questo consumo di plastica senza fine, nel 2018 moltissimi Paesi, insieme a enti e aziende del settore, hanno deciso di sottoscrivere il “New Plastics Economy Global Commitment”, un impegno globale verso un utilizzo circolare della plastica, che limiti gli sprechi.

Nel corso della conferenza di Lisbona hanno deciso di aderire all’accordo altri 21 Paesi, tra cui Australia, Belgio, Kenya, Messico e Thailandia ma, secondo Guterres, ci sono ancora governi che stanno facendo scelte egoistiche, evitando di impegnarsi.

Purtroppo la pandemia da Covid-19 ha aggravato la situazione: basti pensare alla quantità di mascherine e guanti monouso che negli ultimi due anni si sono riversati nel mare. La speranza è che la conferenza sugli Oceani porti a definire una serie di azioni concrete per avvicinarci all’obiettivo 14 dell’Agenda 2030, “Conservare e utilizzare in modo sostenibile gli oceani, i mari e le risorse marine”.