Entro il 2050 potrebbe non esserci abbastanza cibo per tutti a causa della crisi climatica

È l’avvertimento dell’inviato speciale per la sicurezza alimentare del governo degli Stati Uniti, Cary Fowler, secondo cui la situazione attuale è molto vicina crisi per la sopravvivenza. Oggi, più di 700 milioni di persone sono in condizione di denutrizione o malnutrizione. Il riscaldamento climatico ha ridotto i raccolti fino al 12%.
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Giulia Dallagiovanna 6 Settembre 2023

Il mondo potrebbe rimanere a corto di cibo entro il 2050, a causa della crisi climatica. Lo ha messo in chiaro Cary Fowler, l'inviato speciale per la sicurezza alimentare del governo degli Stati Uniti, durante una visita istituzionale in Australia per partecipare a una conferenza sul tema. Il riscaldamento globale ha provocato una riduzione globale dei raccolti compresa tra il 3% e il 12%. Nel frattempo, la popolazione è in continua crescita: secondo gli economisti, tra meno di una trentina d'anni dovremo essere in grado di produrre fino al 60% di cibo in più per sfamare 9,7 miliardi di persone. Servono maggiori investimenti nella ricerca nel settore agricolo, ma anche una più massiccia lotta alle emissioni di gas serra che stanno soffocando il Pianeta, e chiunque ci viva. Già oggi, la Russia sta provando a far leva sul grano come arma di guerra, cosa potrebbe accadere quando di cibo ce ne sarà ancora meno?

Secondo Cary Fowler, molti Paesi stanno diventando negligenti rispetto alle sfide che la crisi climatica ci impone, anche in termini di produzione di cibo. In effetti secondo un recente report di ActionAid, dopo circa un anno e mezzo dallo scoppio della guerra in Ucraina i prezzi delle materie prime sono aumentati fino a 10 volte nei Paesi in via di sviluppo. Paesi che erano già in difficoltà alimentare a causa di siccità, alluvioni ed altri eventi estremi che mettono in crisi la produzione agricola. Il rapporto "Global Report on Food Crises (GRFC) 2023" ha contato più di 250 milioni di persone in situazione di insicurezza alimentare acuta, restituendo la fotografia di una realtà sempre più lontana dagli obiettivi dell'Agenda 2030.

Una realtà "molto vicina" a una "crisi per la sopravvivenza", come ha dichiarato Fowler al Guardian. In base ai numeri riportati oltre 700 milioni di persone risultano in condizioni di malnutrizione o denutrizione, con un aumento di 87 milioni rispetto al 2019. "Un numero incredibilmente elevato e una tragedia umana", ha concluso l'inviato speciale USA.

La crisi alimentare ha radici lontane, che si sono mostrate per la prima volta attorno agli anni '70 con una grande carestia nel Sahel che ha provocato la morte di un milione di persone. Ma è dai primi anni Duemila che la situazione è diventata endemica, portando anche allo scoppio o all'inasprimento di conflitti come la guerra del Darfur e le Primavere Arabe. I grandi eventi dell'ultimo triennio, come pandemia e invasione dell'Ucraina, hanno peggiorato una situazione la cui causa principale è la crisi climatica. Un conflitto contro cui non ci stiamo impegnando seriamente.

Oggi il cibo può essere usato come arma di guerra perché circa 131 Paesi su 196 dipendono dalle importazioni per porter sfamare la loro popolazione. Va da sè che ogni shock al sistema globale ha un impatto immediato sul commercio e sui prezzi degli alimenti. Se poi aggiungiamo che, di fronte a uno scenario critico, alcuni Stati hanno ristretto le maglie e messo un freno alle esportazioni, ci renderemo facilmente conto come di scorte alimentari in giro ce ne siano sempre meno.

I sistemi intensivi che dovevano garantire la sussistenza alimentare dell'intero Pianeta hanno fallito. Oggi è necessario investire in progetti pensati per restituire profitti sul lungo termine, come il potenziamento dell'economia locale. Altrimenti fra qualche decina d'anni le guerre verranno combattute per l'acqua e per il cibo.