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La battaglia legale di un feto (e altri bambini) contro la Corea del Sud: l’inquinamento viola i diritti delle generazioni future

Il feto di 20 settimane sarà rappresentato dagli avvocati in tribunale, insieme ad oltre 60 minori, per contrastare le emissioni di anidride carbonica dello Stato. Secondo i cittadini sudcoreani il Governo sta prendendo decisioni incostituzionali, che violano i diritti delle generazioni che verranno.
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Martina Alfieri 27 Giugno 2022

La crisi ambientale non riguarda soltanto noi, che abitiamo oggi la Terra: a essere maggiormente colpite dagli effetti dei cambiamenti climatici saranno soprattutto le generazioni future. Per garantire i diritti dei cittadini di domani, in Corea del Sud un gruppo di genitori, assistito da degli avvocati, ha deciso di intraprendere una battaglia legale per contrastare le decisioni del Governo, ritenute incostituzionali, e richiedere che vengano abbattute le emissioni di CO2 del Paese. Tra gli oltre 60 bambini minori di 11 anni rappresentati davanti alla giuria, c’è anche un feto di sole 20 settimane.

"Mi dispiace e mi rammarico che questo bambino, che non ha emesso nemmeno un grammo di anidride carbonica, debba convivere con l'attuale crisi e con il disastro climatico", ha dichiarato al Guardian Lee Dong-Hyun, che porta in grembo il feto, diventato emblema dei diritti delle future generazioni.

Questa non è la prima causa che i sudcoreani intentano per protestare contro le decisioni del Governo di Seoul, ritenute troppo poco ambiziose e non abbastanza efficaci per contenere i livelli di emissioni inquinanti. Già nel 2021, erano stati messi al centro i diritti dei più giovani: i ricorrenti sostenevano che l’obiettivo del Governo di ridurre le emissioni di gas serra del 40% entro il 2030 fosse insufficiente per garantire alle nuove generazioni di vivere in un ambiente sano e di godere dei propri diritti fondamentali.

In Corea del Sud, a causa dei cambiamenti climatici, stanno aumentando i fenomeni naturali estremi e disastrosi: tra il 2007 e il 2016 sarebbero costati la vita a 162 persone. Secondo un recente report dell’Onu, in 50 anni gli eventi meteorologici estremi nel mondo sono quintuplicati, causando gravi danni economici e uccidendo centinaia di persone. Se non interveniamo oggi per frenare la crisi ambientale in corso, tra altri 50 anni i nostri figli e i nostri nipoti si troveranno ad affrontare difficoltà sempre più grandi, che minacceranno il benessere delle persone e della natura.

Per fortuna, sono sempre di più i giovani attivisti consapevoli dei propri diritti, che chiedono ai Governi di agire per preservare l’ambiente. La tutela delle generazioni future è inoltre centrale nell’Agenda 2030 e negli Obiettivi di sviluppo sostenibile definiti nel 2015 dai Paesi dell’Onu.