Piccole, minuscole, invisibili: potrei dirti tante cose sulle microplastiche ma quella purtroppo più urgente e necessaria da sapere – o forse da ribadire – è che questi frammenti microscopici di materiale plastico sono ubiqui.
Si trovano cioè ovunque, in qualsiasi angolo del Pianeta – fiumi, laghi, mari, cime di montagne e perfino nelle nuvole – e anche del nostro corpo, perfino nella placenta come ha testimoniato uno studio coordinato dal professor Antonio Ragusa, direttore del reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale Maggiore di Bologna.
E ovviamente, anche nella tua cucina. Queste minuscole particelle grandi appena 5 millimetri si originano dall’usura, dal danneggiamento o dal semplice utilizzi di qualsiasi oggetto fatto di plastica, specialmente se a contatto con il caldo e tra utensili, contenitori, posate ed elettrodomestici ti sarà facile capire che le cucine di ciascuno di noi sono letteralmente invase.
Le microplastiche prodotte dalla degradazione degli oggetti di plastica più grandi sono definite “secondarie” mentre vengono chiamate "primarie" quelle che intenzionalmente fabbricate come tali per un determinato scopo (pensa al nylon) o a quelle aggiunte intenzionalmente nei prodotti per la cura del corpo (come le micro-particelle dello scrub facciale).
Se provi a fare mente locale e a immaginare la tua cucina, ti sarà facile trovare un oggetti di plastica lì, lì e lì. Anche tu, insomma, sarai pieno. Ma quali sono gli utensili in cucina responsabili del maggior numero di microplastiche?
Molte volte l’asse sopra cui tagli le verdure o la carne è fatto di materiale plastico. Per non parlare poi delle posate, dei mestoli e di altri utensili in plastica che vengono a contatto con il cibo e con le alte temperature.
Tutti oggetti facili all’usura e al deterioramento che possono perciò diventare delle importanti fonti di minuscole particelle di plastica. Da lì al cibo fino al tuo corpo, il passaggio è sfortunatamente molto breve.
Per questo motivi è bene scegliere sempre utensili fatti in legno o acciaio inossidabile.
Se pensi poi alle bottiglie dell’acqua, ai contenitori per conservare cibi in frigorifero o in freezer oppure, per esempio, anche alle vaschette per il ghiaccio, puoi facilmente renderti conto che è ancora molto difficile fare a meno della plastica e quindi delle microplastiche.
I rischi sono elevati perché questi oggetti sono spesso sottoposti a temperature estreme. Tutti noi mettiamo cibo caldo nei contenitori di plastica oppure li inseriamo nel microonde per riscaldare un pasto, perché consentito dalle indicazioni. Allo stesso modo, a tutti serve del ghiaccio con cui rinfrescare le nostre bevande dell’estate.
Il grand caldo o il grande freddo, tuttavia, possono provocare il rilascio di queste particelle negli alimenti con cui sono in contatto.
Allo stesso tempo, c’è da dire anche che molti di noi hanno la tendenza a utilizzare questi contenitori anche quando sono vecchi o danneggiati, esponendosi quindi al rischio di venire in contatto con queste minuscole particelle di plastica.
La soluzione è una: preferire il vetro per le bottiglie e i contenitori degli alimenti. O magari la ceramica.
La pellicola trasparente con cui avvolgiamo gli alimenti per conservarli porta più di qualche dubbio a causa del rischio che possa trasferire al cibo sostanze dannose per l’organismo come gli ftalati o, appunto, le microplastiche se entrassero a contatto con alte temperature.
Fatti in gran parte di plastica, anche gli elettrodomestici con cui prepari i tuoi piatti – dai frullatori agli spremiagrumi – possono rilasciare microplastiche durante l’utilizzo.
È per questo che il consiglio è sempre quello di preferire elettrodomestici con parti costruiti con materiali più sicuri come vetro o acciaio.
Dagli oggetti, le microplastiche possono passare facilmente anche agli alimenti con cui vengono in contatto durante i processi di preparazione e cottura. Tra quelli più contaminati devi fare attenzione a:
Fonte | WWF