
Sapevi che la frutta che viene coltivata abitualmente in Italia rappresenta solo il 10% di tutte le varietà effettivamente disponibili? Con l'avvento dell'agricoltura intensiva ci siamo poco a poco dimenticati di tutti quei prodotti che per i nostri nonni rappresentavano il cibo quotidiano.
Numerosi tipi di mele, di pere, di uva o di fico che sono andati quasi del tutto perduti, non fosse che per alcuni produttori che si dedicano al recupero di quelli che nel 2018 chiamiamo "frutti antichi", ma che erano contemporanei solo fino a 50 anni fa. Dal 1996 inoltre il Fai organizza una mostra mercato al castello di Paderna, in provincia di Piacenza, durante il primo weekend di ottobre, dove puoi assaggiare e comprare ortaggi dei quali magari non conoscevi nemmeno l'esistenza.
L'Italia, Paese mediterraneo dal clima mite e terra di migrazioni, è lo stato europeo con il più alto livello di biodiversità e i frutti antichi devono essere riscoperti per preservare questo incredibile patrimonio e continuare a mantenere il primato. Promuovere l'agrobiodiversità significa incidere positivamente sul cambiamento climatico e recuperare terreni marginali e poveri. Si migliora il paesaggio, ma anche il gusto. Per ritrovare, come scrive Tonino Guerra, "un sapore pieno di magici profumi". Esistono tantissime varietà di frutti antichi e in questa pagina ne trovi qualcuno, per farti capire meglio di cosa si parla.
Come spiega un rapporto Ispra del 2010, il melangolo viene introdotto in Italia al tempo della dominazione araba. Assomiglia a una mela, ma viene classificato come agrume e alcuni lo chiamano "Pomo citrino", oppure "cedrato". E anche tu lo conosci in queste vesti: si tratta infatti dell'arancio amaro o arancio selvatico. L'olio essenziale del melangolo viene utilizzato in profumeria, ma anche nell'ambito dell'aromaterapia: sembra infatti che tonifichi l'apparato digerente e che sia un ottimo rimedio contro l'insonnia e l'esaurimento nervoso.
Non solo Pink Lady, Golden e Fuji. Le varietà di mele possono essere tantissime e si distinguono non solo per l'aspetto e per il sapore, ma anche per il luogo di coltivazione e i tempi di maturazione. Insomma, forse non è solo un frutto invernale. Sto parlando, ad esempio, della Mela Olio piacentino, che si raccoglie a ottobre, o della Mela rosa, che si conserva fino ad aprile. Nelle Marche poi è stata ritrovata una specie rarissima di Mela uncino, chiamata così per la sua forma allungata, dal sapore dolce e leggermente acidulo e dal colore verde puntato di bianco. Ma non è finita, esiste anche la Mela limoncella, coltivata soprattutto in Campania e in Abruzzo, con la buccia gialla ricoperta da macchioline color ruggine e la polpa bianca e molto profumata. Si potrebbe continuare all'infinito a nominare i diversi tipi di mela che per fortuna ancora resistono in Italia. Alcune di queste, come le Antiche mele dell'Etna, sono protette dal presidio Slow Food per la biodiversità.
I friulani coltivano ancora le pere da Sidro, una varietà molto antica. Gli alberi di questi frutti sono piuttosto alti e che vengono utilizzati soprattutto per costeggiare i viali. Come avrai capito, non si tratta di una vera e propria specie rara, ma la curiosità è che i frutti non vengono più utilizzati per il sidro e sono lasciati cadere a terra. Anche nelle Marche si trovano tante varietà di pere, come la Perola, dalla polpa dolce e molto succosa e che matura in estate. Oppure la Pera del curato, che si raccoglie da novembre a gennaio e si riconosce per la tipica striatura color ruggine sulla buccia. Ma ci sono anche quelle che maturano a grappolo, come la Pera Somentina. Curiosa è anche la forma della Pera trentatré, molto grossa e ovoidale, dal picciolo corto e dal frutto panciuto. E' stata riscoperta in Abruzzo. Nel 2015 in Trentino è partito un progetto per preservare le antiche varietà di pere dell'Alta valle del Mis, da cui è emerso anche un catalogo con le specie presenti sul territorio.
In Val d'Aosta tiene duro un vitigno che ha più di 300 anni. Si chiama Petit Rouge e cresce vicino a Farys, nel comune di Saint Deny. I grappoli sono piccoli, ma il fusto alla base della pianta misura addirittura 26 centimetri. Ormai dimenticato, in passato si utilizzava per produrre un vino non molto alcolico, ma dal sapore particolare. In Toscana invece puoi ancora assaggiare l'Uva vecchia, dal colore rosa antico, la buccia spessa e il sapore dolce. Era utilizzata sia per produrre il vino, sia come frutto da tavola. Da chi? Bé, ad esempio dalla famiglia De' Medici. Per completare il giro d'Italia, arriviamo in Lazio dove permane l'Uva pergolese di Tivoli. Si tratta della varietà da tavola più antica, tanto che veniva consumata persino durante l'Impero romano. Matura fino a tre volte l'anno e l'ultima a volte coincide con il periodo natalizio. Forse i tuoi nonni la mettevano in tavola come buon auspicio per l'anno nuovo. Ha un sapore fresco e delicato e sfumature di colori che vanno dal verde-giallo al rosso-violaceo.
Vicino a Parma, a Lesignano de' Bagni, esiste ancora una pianta di Fico di Cavagna, unico esemplare in tutta Italia e il più antico albero di fico esistente. La particolarità è che vive sopra una sorgente che gli procura acqua tutto l'anno. E' nato lungo la strada utilizzata un tempo da pellegrini e commercianti per recarsi in Toscana e le sue radici sono profondamente intrecciate con la storia. Produce molti frutti ma questa varietà è praticamente sconosciuta. In Puglia cresce invece il Fico Petrelli, che prende il nome dallo studioso che selezionò la pianta e fece in modo che i fioroni maturassero il più presto possibile. Ha una buccia di colore verde che quando matura può presentare anche delle spaccature. Vicino a Genova infine puoi trovare il Fico rigato, che deve il nome alle particolari striature gialle. Ha una polpa rosso chiaro e molto dolce.
Vale la pena di concentrarsi un attimo su questo frutto che all'apparenza potrebbe apparire quasi inquietante a causa del suo colore. Ma forse non sai che le carote prima di essere arancioni, come le conosci oggi, erano viola. In origine venivano coltivate in quello che oggi è l'Afghanistan e furono importate in Europa dai greci e dai romani. Fra il XVI e il XVII nei Paesi Bassi, dove la dinastia regnate sono tuttora gli Orange, gli fu data la tinta che hanno oggi, in onore del re. L'arancione è quindi frutto di vari incroci, ma le carote viola si trovano ancora e hanno anche notevoli proprietà nutritive. Ad esempio, per essere così scure significa che presentano un'elevata quantità di antociani, che sono dei potenti antiossidanti. In più, hanno il 22% in meno di zuccheri rispetto alle colleghe arancioni. Infine, proteggono la circolazione capillare e aiutano a regolare i livelli di colesterolo nel sangue.
Fonti| Archeologia arborea