Giacomo e Martina: la coppia che ha eliminato la plastica (e ora punta a una Lodi zero waste)

Una coppia, sia nella vita che nel lavoro, che ha deciso di puntare sulla sostenibilità. Sia nella vita che nel lavoro. Giacomo e Martina, che vivono a Lodi, hanno aperto un laboratorio di economia circolare e ormai da due anni hanno adottato uno stile di vita zero waste, evitando di produrre plastica. Oggi, vogliono aiutare a farlo chiunque lo desideri.
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Sara Del Dot 27 Luglio 2019

Un urbanista e un’architetta uniti dall’amore reciproco e dalla voglia di fare qualcosa di concreto per il Pianeta. Giacomo Losio e Martina Geroni vivono a Lodi, in Lombardia, e sono compagni. Lo sono sia nella vita sia nel lavoro, due settori in cui entrambi hanno deciso di far confluire la propria sensibilità ambientale. Sensibilità che hanno sempre avuto, un po’ per educazione, un po’ per formazione e professione. Anche se, come dice Giacomo, “tra il parlare e il fare c’è una bella differenza”.

E proprio perché entrambi tendono a guardare più ai fatti che alle parole, pochi anni fa hanno deciso di rivoluzionare le proprie abitudini per dare qualcosa di più all’ambiente che li circonda, sia tramite la professione sia attraverso il loro stile di vita. Così, lo scorso ottobre hanno aperto un laboratorio di economia circolare chiamato Taller delle terre, in cui producono oggetti in ceramica utilizzando scarti naturali, realizzando nuovi oggetti per la casa e la tavola utilizzando come materia prima esclusivamente materiali sostenibili. Ma non solo. Oltre al lavoro, che contribuisce a una valorizzazione del territorio in un’ottica di totale sostenibilità, da quasi due anni Giacomo e Martina hanno adottato la filosofia zero waste, cercando di non produrre più alcun rifiuto plastico, né tra le mura di casa né fuori. E ora, vogliono aiutare altre persone interessate a poter compiere una scelta come la loro.

Dal lavoro alle abitudini di coppia, quella di Giacomo e Martina è una vita interamente improntata sulla ricerca di soluzioni sempre più sostenibili. Per tutti i settori della vita. Noi di Ohga abbiamo parlato un po’ con Giacomo, che ci ha raccontato un po’ come lui e Martina sono riusciti a fare questa scelta e in che modo stanno provando a renderla accessibile.

Come è iniziata la vostra vita plastic free?

La nostra esperienza è cominciata verso la fine del 2017. Io e Martina, in qualità di semplici cittadini abbiamo deciso di iniziare a rivoluzionare i nostri consumi domestici. Abbiamo iniziato dagli acquisti alimentari per poi estenderci passo dopo passo a tutti i consumi della casa, quindi anche quelli sanitari. Il nostro scopo era quello di iniziare a fare la spesa in modo più etico, soprattutto per quanto riguardava la plastica monouso, l’usa e getta, che era chiaro rappresentasse l’approccio sbagliato al consumo. Documentandoci abbiamo scoperto Bea Johnson, una donna franco-americana che ha fondato un movimento e scritto un libro chiamato Zero Waste at Home ed è riuscita a eliminare tutti i rifiuti monouso legati al proprio stile di vita in una famiglia di cinque persone. Abbiamo quindi iniziato a indagare quali potessero essere le possibili alternative sul nostro territorio.

Com’è stata questa transizione?

Oggi sta prendendo sempre più piede, ma all’inizio non è stato facilissimo. Abbiamo cominciato cercando di capire cosa potessimo acquistare senza produrre plastica usa e getta. Eliminare tutto in maniera radicale da un giorno all’altro è molto difficile e non è neppure conveniente, perché rischi di non essere all’altezza delle tue aspettative e di aver voglia di lasciar perdere. Noi ci siamo riusciti facendo un passo alla volta, iniziando a eliminare quello che prima era veramente superfluo, come le bottigliette d’acqua, e facilmente reperibile sul territorio. Poi con calma abbiamo allargato lo sguardo per capire dove reperire prodotti un po’ più difficili da trovare. Oggi i commercianti di Lodi ci conoscono, anche perché abbiamo chiesto il permesso di portare i nostri contenitori, spiegando le motivazioni. Allo stesso tempo, altri consumatori vedendoci hanno cominciato a voler fare altrettanto.

Quindi oggi come fate la spesa?

Qui a Lodi riusciamo a fare la spesa senza produrre plastica per quanto riguarda prodotti come pane, frutta, verdura e formaggi. Per i prodotti più secchi come cereali, riso o pasta, ci rivolgiamo a catene in cui è possibile effettuare la spesa sfusa. Ogni volta che dobbiamo recarci a Milano, per un motivo o per l’altro, ci organizziamo per portare i nostri contenitori in vetro e fare la spesa sfusa nei negozi appositi. Per quanto riguarda invece i consumi sanitari, siamo passati ad auto-produrci il dentifricio con argilla ventilata, usiamo detersivi auto-prodotti o naturali ricaricabili e per il resto ci siamo indirizzati verso alternative sostenibili come la coppetta mestruale e gli spazzolini in legno. Insomma, con tutta una serie di incastri e rivoluzionando il nostro stile di vita siamo riusciti a liberarci della plastica monouso. La soddisfazione maggiore arriva quando non devi più arrivare a fine settimana con il sacco pieno da portare fuori.

E il vostro progetto Lodi Plastic Free come è nato?

Ci siamo resi conto che da parte delle persone attorno a noi, ad esempio amici e colleghi, c’era un forte interesse nel capire come avessimo fatto a eliminare la plastica dalla nostra vita. E la cosa più interessante è stata che attraverso il nostro esempio concreto, nelle persone attorno a noi sono nati diversi comportamenti virtuosi. Questa reazione ci ha fatto riflettere e abbiamo realizzato che sarebbe stato bello trasmettere questo stile di vita a chiunque fosse interessato. Così ci siamo rivolti al Caffè letterario di Lodi, che aveva dichiarato l’intenzione di eliminare la plastica, dando ufficialmente il via al progetto Lodi Plastic Free.

In cosa consiste?

Nel nostro laboratorio Martina ha realizzato piatti e contenitori in ceramica, che abbiamo installato dentro al locale. Al loro interno abbiamo poi inserito della plastica monouso. L’intento era quello di provocare i passanti e i clienti del Caffè facendoli riflettere su quanta plastica siamo costretti a mangiare ogni giorno. L’installazione è dotata di un codice QR che rimanda a un sito cui le persone interessate all’argomento possono iscriversi per rimanere aggiornati. In pratica, se entro autunno riuscissimo a raccogliere almeno 500 iscritti, potremmo avere a disposizione un dato interessante da presentare agli esercizi commerciali e alle istituzioni di Lodi, facendo emergere il fatto che un cospicuo numero di cittadini sono interessati a voler fare la spesa senza dover per forza utilizzare plastica monouso. In quel caso potremmo aprire un tavolo di confronto coinvolgendo anche commercianti e ristoratori in modo tale da replicare il nostro modello di consumo, espandendolo. Si tratta di un progetto sperimentale che non ha la pretesa di cambiare a tavolino le cose, ma di raccogliere un potenziale interesse. Anche perché ciascuno ha uno stile di vita diverso e acquista cose differenti. Quello che vogliamo fare noi è condividere le varie esperienze e capire in che modo proporre un modello plastic free.

Un progetto a lungo termine, quindi.

Naturalmente un’impostazione plastic free è raggiungibile in modo graduale, anche dal punto di vista dell’offerta. Quindi si può partire dalla spesa per pane, formaggi e rosticceria, per poi in futuro pensare di aprire addirittura un negozio plastic free a Lodi. L’interesse sicuramente c’è, e lo testimonia il fatto che tantissimi nostri amici stanno provando a seguire l’esempio, e anche sul portale le iscrizioni continuano a crescere. L’obiettivo è quello di creare una community di cittadini interessati a questo stile di vita senza però avere la pretesa di dire alle persone come condurre la propria esistenza.