Gli ambientalisti portano per la prima volta la Russia in tribunale per inazione climatica

Alcuni ambientalisti portano per la 1° volta la Russia dinanzi alla Corte Costituzionale per “inazione climatica”. La richiesta è di intervenire per ridurre le emissioni.
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Francesco Castagna 24 Maggio 2024

Cosa hanno in comune un violinista, un'indigena e altri 17 attivisti? Il loro amore per l'ambiente li ha portati a lottare contro le politiche del Cremlino, in Russia. Così, dopo aver presentato per la prima volta nel 2022 la prima azione climatica contro il Governo di Putin, nel 2024 la Corte costituzionale riconosce loro per la prima volta la possibilità di avviare una causa per inazione climatica.

Se dovessero vincere, il Cremlino dovrà impegnarsi per rivedere i piani sull'emissioni di gas a effetto serra. Questo prevedrebbe una modifica della politica industriale, con forti rinunce ad azioni che attualmente per Putin e per i russi sono strategiche, essendo la Russia un Paese completamente basato sullo sfruttamento di risorse naturali: estrazione di gas, petrolio, metalli, taglio di legname nei boschi e un settore della pesca molto sviluppato.

Nel 2022 la richiesta degli ambientalisti aveva lo scopo di "adottare le misure necessarie per ridurre le emissioni di gas serra necessarie per mantenere l'aumento della temperatura media mondiale di 1,5 gradi centigradi". Secondo Arshak Makichyan, il violinista di origini russo-armene che ha firmato il ricorso, questa azione salverà i russi che, in questo momento, hanno poca consapevolezza dei rischi a cui andranno in contro, se la Russia non interverrà tempestivamente.

La causa è stata presentata da Ecodefense, un'associazione che si occupa di tutela dell'ambiente e lotta al cambiamento climatico. Il co-presidente dell'associazione, Vladimir Slivyak, ha annunciato la decisione da parte della Corte costituzionale di accettare la richiesta di Ecodefense l'8 maggio. A Ecodefense si sono aggiunti 18 attivisti provenienti da associazioni che si occupano di tutela di ambiente, clima, diritti umani e popoli indigeni. Nel comunicato stampa diffuso dall'associazione "I querelanti ritengono che l'attuale politica climatica russa violi i diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione: alla vita, alla salute e a un ambiente sano".

Non è la prima volta che un tribunale russo si occupa di clima. Famoso è il caso in cui un tribunale si è dovuto occupare di stabilire le responsabilità dello Stato per il disastro nucleare di Chernobyl, ma questa è la prima volta in cui viene affrontato un processo per inazione climatica. L'associazione Ecodefense fa notare che sono proprio alcune agenzie governative a sottolineare come la Russia si stia riscaldando molto più del resto del mondo. Il Paese si era anche impegnato a ridurre gli Accordi di Parigi, ma attualmente ancora deve ridurre le sue emissioni da quasi 2,2 miliardi di tonnellate di CO2 equivalente all'anno a 968 milioni di tonnellate entro il 2030, e a 157 milioni entro il 2050.

La strategia del Cremlino, però, sembra andare verso tutt'altra direzione. L'associazione Ecodefense infatti contesta al Cremlino la costituzionalità degli obiettivi fissati dal decreto presidenziale 666 del 4 novembre 2020 per ridurre le emissioni di gas serra e gli allegati allo sviluppo economico strategico della Federazione russa con basse emissioni di gas a effetto serra fino al 2050, nonché una serie di leggi correlate.

"Invece di ridurre le emissioni, la Russia prevede di aumentarle secondo un decreto presidenziale. È una politica di distruzione del clima, che comporta nuove catastrofi che porteranno via sempre più vite. Sono necessarie azioni urgenti per ridurre le emissioni e piani di adattamento efficaci in tutto il paese", dice Vladimir Sliviak, co-presidente della "Eco-Difesa!" Il premio per il diritto alla vita.

Fonte: Ecodefense;