Glioblastoma multiforme, un innovativo farmaco apre nuove speranze contro il più comune e aggressivo tumore del cervello

Un gruppo di ricerca dell’Università di Milano-Bicocca ha messo a punto un farmaco sperimentale in grado di contrastare il glioblastoma multiforme attraverso un approccio terapeutico nuovo. Il trattamento infatti non prende di mira tutte le cellule tumorali ma solo le staminali carcinogeniche, il vero motore dello sviluppo della neoplasia. E i primi risultati ottenuti sono estremamente promettenti.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Kevin Ben Alì Zinati 28 Settembre 2023
* ultima modifica il 28/09/2023

Dopo quattro decenni di letteratura scientifica in silenzio, pochi passi avanti e risultati non troppo entusiasmanti, ora potremmo aver acceso una nuova piccola speranza nella lotta al glioblastoma multiforme.

Il nome probabilmente ti suonerà familiare dal momento che si tratta del più comune e aggressivo tra i tumori maligni del cervello, con 40mila nuove diagnosi all’anno a livello globale e un’aspettativa di vita di 14,5 mesi una volta ricevuta la brutta notizia.

Fino ad oggi, la scienza ha combattuto questo tumore cercando di eliminare tutte le sue cellule. Un approccio logico che, tuttavia, non ha portato esiti.

Focalizzarsi su un bersaglio più ristretto come le cellule staminali carcinogeniche, vero motore dello sviluppo tumorale, ha invece dimostrato di essere una strada decisamente più promettente.

Questa intuizione, secondo un team di ricercatori dell’Università di Milano-Bicocca, potrebbe inaugurare un nuovo approccio terapeutico perché riuscire a trasformare le staminali carcinogeniche in cellule mature e differenziate, rendendole incapaci di moltiplicarsi e sostenere la crescita del glioblastoma, potrebbe rallentare la diffusione.

Per questo hanno rivolto la propria attenzione a una particolare proteina chiamata morfogenetica ossea ricombinante umana 4, capace di agire sulle cellule staminali tumorali del cervello, bloccandone la crescita.

Così hanno sperimentato questa terapia, detta di pro-differenziamento, in uno studio multicentrico internazionale di oltre 3 anni dove 15 pazienti con glioblastoma recidivante hanno ricevuto la somministrazione della proteina hrBMP4 all'interno e nei pressi della massa tumorale, attraverso una tecnica di lenta infusione cerebrale, con un dosaggio crescente del farmaco.

Dal monitoraggio hanno osservato che quella intrapresa poteva davvero essere la strada giusta perché la proteina era stata effettivamente in grado di bloccare, e in alcuni casi addirittura eliminare la neoplasia.

Nello specifico, il 20% ha risposto alla terapia: in 2 pazienti la lesione è completamente scomparsa, in assenza di altri trattamenti, e un terzo, con risposta parziale, è sopravvissuto fino a 27 mesi.

I risultati ottenuti appartengono ancora a una fase primordiale dello studio, che ha appena superato la fase 1, ma è comunque interessante sottolineare che il trattamento oltreché potenzialmente efficace si è dimostrato anche sicuro, senza seri effetti collaterali e ben tollerato in pazienti con glioblastoma recidivante con aspettativa di vita media di 5 mesi.

Fonte | Università di Milano-Bicocca

Le informazioni fornite su www.ohga.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.