I pescatori lanciano l’allarme: nelle reti finiscono sempre più guanti e mascherine

A puntare i riflettori su questo problema è Fedagripesca Confcooperative, che ha raccolto le segnalazioni dei pescatori lungo le coste italiane. Si stima che ogni anno vengano riversate negli oceani 8 milioni di tonnellate di plastica, ma con l’attuale pandemia bisogna aggiungere anche tutti i dispositivi di protezione abbandonati.
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Federico Turrisi 24 Agosto 2020

Ci mancavano solo "i rifiuti del Covid-19" ad aggravare l'emergenza plastica in mare. In questo periodo a buste, cannucce, tappi, bottiglie e altri imballaggi di plastica si aggiungono guanti e mascherine. Un problema con cui quotidianamente hanno a che fare i pescatori, che dalle loro reti tirano su un quantitativo sempre più grande di rifiuti di plastica. Un grave danno per l'ambiente, ma anche per tutte quelle attività che non possono prescindere dal mare, come appunto la pesca.

A denunciare la situazione sempre più difficile è Fedagripesca Confcooperative, che ha raccolto le testimonianze di numerosi pescatori lungo le coste italiane. "È impressionante la quantità di mascherine e guanti che porto a terra con le mie reti”, racconta all’Ansa Pietro, pescatore del Tirreno. “Va trovata una soluzione perché così non possiamo andare avanti”.

Nei nostri mari, ricorda Fedagripesca, finiscono ogni anno 8 milioni di tonnellate di plastica, a cui ora si aggiungono i dispositivi di protezione individuale smaltiti in maniera scorretta. Lo avevamo detto fin da quando era scoppiata l'attuale emergenza sanitaria: era inevitabile che l'incremento di rifiuti sanitari avrebbe avuto un impatto sull'ambiente, ma da cittadini responsabili possiamo quanto meno evitare di abbandonarli in giro. Il rischio, sempre più verosimile, è che in futuro ci ritroveremo i mari con più plastica che pesci.