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Il clima finisce alla Corte di Strasburgo per la prima volta nella storia: il merito è delle “anziane per il clima”

Le attiviste della Senior Women for Climate Protection Switzerland hanno deciso di denunciare il proprio governo alla Corte dei diritti dell’uomo per la mancanza di azioni concrete contro il cambiamento climatico.
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Roberto Russo 1 Aprile 2023

Negli ultimi tempi si è diffuso un pregiudizio secondo cui solo i giovani siano preoccupati per il clima. Non è così. E la causa che l'associazione Senior Women for Climate Protection Switzerland ha presentato alla Corte europea dei diritti dell'uomo a Strasburgo contro il proprio paese ne è la prova. Il motivo della causa? L'inazione del governo contro i cambiamenti climatici e la conseguente violazione dei diritti umani.

Il caso, che coinvolge migliaia di pensionate svizzere, è il culmine di una battaglia legale durata sei anni, in cui i querelanti sostengono che l'azione inadeguata del loro governo in materia di cambiamenti climatici abbia violato i loro diritti umani.

L'azione legale, avviata dal gruppo Greenpeace per conto delle donne, è il primo caso alla Corte europea dei diritti dell'uomo. Il procedimento, che dovrebbe essere seguito da altri due nel corso dell'anno, potrebbe portare a un ordine di riduzione delle emissioni. Anche oltre quanto stabilito dagli impegni assunti con l'Accordo di Parigi del 2015. Questo procedimento potrebbe costituire un importante precedente nel Paese e nella regione.

Chi sono le "anziane per il clima"

Ma chi sono le coraggiose querelanti? Un esempio emblematico è quello di Marie-Eve Volkoff, 85 anni, volontaria e assistente sociale. La sua frustrazione per quello che definisce il “blocco del clima” è parte della motivazione che l'ha spinta a presentare questa sfida legale contro il governo. Le ondate di calore che hanno colpito la Svizzera nel 2022 hanno costretto Marie-Eve Volkoff a rimanere a casa per 11 settimane con brevi spostamenti. Come ha raccontato a Reuters, sono state peggiori della reclusione imposta dalla pandemia e una violazione dei suoi diritti umani.

Marie-Eve Volkoff ha dischiarato che il suo confino è stato necessario a causa di una malattia cardiovascolare. I suoi documenti medici, infatti, che fanno parte della struttura legale del caso, mostrano che ha un ritmo cardiaco irregolare che peggiora con il caldo. Questo la costringe a raddoppiare i farmaci e a riposare. “Sto lottando per la mia vita e la mia qualità di vita” ha detto. E poi ha spiegato: “Perché sto lottando? Perché la situazione è destinata a peggiorare. E se il governo è lassista come lo è ora, il problema non si risolverà da solo”. Inoltre, ha definito “vergognosa” l'azione della Svizzera nella lotta al clima.

Altre donne coinvolte nel caso hanno descritto difficoltà respiratorie, nausea e vari disturbi dovuti alle ondate di calore. E persino di perdita di conoscenza durante le ondate di calore, sempre più frequenti a causa dei cambiamenti climatici. Una ha confidato di aver avuto la sensazione di “sciogliersi nel cemento” quando è andata a fare una passeggiata in una giornata calda. Altre hanno di loro hanno raccontato che a volte la situazione è stata così insopportabile da spingerle a cercare riparo nelle loro cantine.

La reazione del governo

Il governo svizzero ha rifiutato di commentare il caso, si è limitato a definire i cambiamenti raccontati dalle donne come “abbastanza comuni”. Più in generale, la Svizzera ha dichiarato di riconoscere che il cambiamento climatico è un problema per il Paese. Qui infatti le temperature stanno aumentando a un tasso circa doppio rispetto a quello globale.

Sta di fatto che grazie all'azione delle attiviste di Senior Women for Climate Protection Switzerland per la prima voltanella storia la Corte europea dei diritti dell'uomo dovrà giudicare giudicare la condotta di uno Stato membro rispetto alla questione ambientale e come questa possa o meno avere a che fare con i diritti umani.