Il lato oscuro della corsa: quando correre diventa una dipendenza

Se non indicato espressamente, le informazioni riportate in questa pagina sono da intendersi come non riconosciute da uno studio medico-scientifico.
Sono ancora insufficienti gli studi relativi alla dipendenza dalla corsa, ma è innegabile che correre possa trasformarsi in una vera e propria ossessione (così come succede anche per altri sport). Complice anche la cosiddetta “euforia del runner”. la corsa può diventare una dipendenza in grado di stravolgere le proprie abitudini.
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Rubrica a cura di Gaia Cortese
8 Luglio 2020

Correre fa molto bene alla salute, contribuisce al benessere fisico, ma fa bene anche all’anima. Siamo nati per camminare e per correre, è qualcosa di totalmente naturale, che tuttavia non tutti mettiamo in pratica. Prendi per esempio chi prende la macchina anche solo per fare 500 metri, chi prende l’ascensore per non fare due piani di scale. Fare movimento non piace a tutti, ma c’è un momento in cui per svariati motivi (tornare in forma, perdere peso, tonificare qualche muscolo…), si decide di correre.

La corsa è un’attività accessibile a tutti. Ti basta indossare un paio di scarpe da running ed è fatta. Capita così che da un giorno all’altro uno si metta a correre e che rischi pure di non poterne più fare a meno. Sembra infatti che il running aumenti la disponibilità e l’attività della dopamina, un neurotrasmettitore rilasciato dal cervello legato ai centri di ricompensa, del piacere, ma anche allo sviluppo di dipendenze.

E siamo al lato oscuro della corsa, un’attività che crea dipendenza. Questo spiega come mai diverse volte chi corre abitualmente, e per una ragione non può farlo, avverte una vera e propria sensazione di fastidio, e anche come mai moltissime persone sono estremamente dedite all’attività della corsa. Sono quelle che vedi correre sotto il diluvio, che saltano la pausa pranzo per allenarsi in pista, che si portano le scarpe da running anche in un viaggio di lavoro per poter correre anche quando sono lontani da casa.

Corsa, dopamina e cervello

Torniamo al legame che esiste tra corsa, dopamina e cervello. La corsa mette in gioco una serie di fattori fisiologici, psicologici e socioculturali che possono contribuire al fenomeno della dipendenza.

L'esercizio fisico influenza i livelli di dopamina, lo stesso neurotrasmettitore associato con la dipendenza dalle droghe.

A livello fisiologico, ogni volta che corri si attiva il sistema oppioide endogeno del cervello. In pratica le sostanze oppioidi generate dall'organismo creano un effetto analgesico e un aumento del benessere dal punto di vista emotivo. A livello psicologico, darsi al running in modo regolare porta ad un aumento dell’autostima, della fiducia in se stessi e al consolidamento delle relazioni sociali, e tutto questo concorre a un non volerne più fare a meno. Infine, a livello socioculturale, conseguire quei canoni di immagine che vanno per la maggiore nell'ambito della nostra società, un fisico allenato e muscoli tonificati, fa sì che la corsa diventi presto qualcosa di irrinunciabile.

Lo sballo del runner

Senza contare poi il momento in cui di prova la cosiddetta euforia del corridore, un fenomeno che si verifica nel momento in cui, dopo aver percorso una lunga distanza, si riceve una ricompensa neurobiologica. La sensazione che si prova è di profondo benessere, le gambe sembrano ormai procedere da sole, non si avverte dolore e l'umore è alle stelle. Lo sballo del runner (in inglese runner's high) è uno stato di euforia, prodotto da un mix di sostanze chimiche del cervello che il corpo produce in risposta a uno sforzo aerobico intenso. E il bello è che tutti possono raggiungere questo stato di benessere, non è esclusiva dei professionisti.

Insomma, se due più due fa quattro, non ti sarà difficile comprendere come un runner possa iniziare ad essere totalmente dipendente dalla sua corsa quotidiana. Tra effetto analgesico, euforia e benessere allo stato psicofisico, chi non si mettererebbe a correre adesso?

Vivere "solo" per correre

Eppure, quando la corsa diventa un’ossessione che condiziona la propria vita, quando diventa una vera e propria dipendenza e il comportamento della persona è inequivocabilmente alterato, i fattori negativi legati alla corsa iniziano ad essere più di quelli positivi. Correre diventa lo scopo della propria esistenza, crea insofferenza e aumenta l'ansia se non si riesce a uscire per una sessione di running e, in brevissimo tempo, la vita sociale, familiare e lavorativa vengono completamente compromesse.

Lo racconta anche Roberto Martini, Personal Running Coach, che ha diretta esperienza con questa sorta di "dipendenza" a livello sintomatico, ma che fortunatamente non è caduto negli effetti più gravi descritti poco sopra: "Mi alleno due o tre volte al giorno, corro anche fino a 200 km a settimana, il mio corpo e la mia mente sono quindi abituati a un certo tipo di stress e quando mi fermo, inizio a soffrire di mal di testa, di cambiamenti d'umore e dormo male. È come se il mio corpo producesse di continuo energia per un certo tipo di sforzo che, se non viene utilizzata, si accumula. Dopo gare molto impegnative, mi fermo qualche giorno, ed è il mio corpo a chiedermi riposo per ricaricare le batterie; se tuttavia questo riposo si prolunga nel tempo, inizio accumulo energia che devo disperdere in qualche modo. Quando mi sono rotto la caviglia, per esempio, ho sfruttato quell'energia per costruire il mio canale YouTube, per studiare le riprese e il montaggio video, per leggere 5 libri sul marketing in 7 giorni. Probabilmente ho sempre avuto questo fuoco dentro, ed ora grazie alla corsa, è sempre più acceso".

Questo articolo fa parte della rubrica
Con il segno zodiacale dei Gemelli, non potevo avere come unica passione quella della scrittura. Al piacere di spingere freneticamente tasti altro…