lockdown-climatici-inquinamento-india-aria-clima-ambiente-CO2

Il lockdown ‘forzato’ per lo smog, come funziona e di cosa si tratta: i casi di Oxford e New Delhi

Sentire ancora il termine lockdown a tre anni di distanza potrebbe spaventare tutti, ma questa volta non ha nulla a che fare con il Covid o la pandemia. Il cambiamento climatico è sempre più attuale e il rischio di non riuscire a rispettare gli accordi di Parigi sul clima hanno portato a nuovi esperimenti. È il caso di Oxford che vuole rivoluzionare gli spazi cittadini. Ecco come potrà essere il nostro futuro.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Mattia Giangaspero 5 Gennaio 2023

Una specie di ritorno al futuro, ma che sa già di presente immediato.

Se dovessimo parlare di spazio-tempo, potrebbe risultare complicato riuscire a spiegare di cosa si tratta, anche se i primi studi che hanno portato all'idea di questi lockdown climatici, stravolgono proprio questi due concetti.

In questo periodo dove influenza e Covid sono tornati alla ribalta è stato rispolverato anche il lockdown, parola che avrai forse rimosso dal tuo vocabolario. Adesso non parleremo, però, di lockdown forzati da un ritorno della pandemia, ma di lockdown climatici.

Di cosa si tratta

Quando tutto ebbe inizio nel 2020 con il primo lockdown, uno dei nostri primi pensieri andava al clima e quindi di conseguenza anche all’ambiente. Ti affacciavi alla finestra, o uscivi sul balcone, in giardino, alzavi lo sguardo e il cielo era limpido, l’aria che respiravi era diversa, più pulita. Ecco, a un certo punto sembrava che il 2020 potesse essere almeno uno degli ultimi anni dove l’uomo avrebbe inquinato meno. Alla fine così è stato, ma solo per i periodi dovuti al lockdown. Tutto il mondo era fermo, si erano ridotte le circolazioni delle auto del 50%. Se si pensa agli aerei la percentuale sale all’80% e la catena produttiva si era arrestata del 35%.

Il lockdown nel 2020 ha ridotto le emissioni di CO2 a livello globale del 5%

Secondo uno studio condotto dal Global Carbon project, le restrizioni imposte in quei periodi hanno ridotto le emissioni di CO2 a livello globale del 5%, pari a 2,5 miliardi di tonnellate. Più di quanto sia mai successo negli ultimi 70 anni. Allora la domanda sorge spontanea. E se tornassimo chiusi in casa, fermi per salvaguardare le nostre città, l’ambiente e il clima? In molti Stati avvengono già alcuni lockdown climatici, sia per arginare un alto tasso di inquinamento, sia come misura scelta per ridurre i livelli di emissioni di CO2 della città. Ultimamente però si sta parlando di lockdown climatici anche per il troppo caldo.

Lockdown climatico per il caldo

In Estate, ogni anno, leggiamo tutti: "temperatura record", oppure "nuove ondate di calore" ed è vero. Ci sono molti fattori climatici che portano all'innalzamento dei gradi. Da eventi naturali che appaiano sporadicamente, tipo El Nino, ai venti caldi del Sahara, però un altro fattore è il cambiamento climatico. Questo lo diciamo in quanto l'aumento delle temperature nel corso dei secoli non sta avendo un andamento lineare, che sia in modo crescente o decrescente. L'andamento è molto altalenante, con diversi picchi, presenti ogni anno e in più periodi. Può accadere a Marzo, come ad Agosto, come anche a Dicembre. Questo è un comportamento anomale del clima. Per questo motivo in futuro si potrebbe pensare anche di adottare una sorta di lockdown climatico per il caldo, così da evitare gravi problemi di salute.

lockdown-climatici-inquinamento-caso-oxford

L’idea di Oxford

Una delle prime idee di lockdown climatici, pensati appositamente per arginare l’inquinamento, arriva da Oxford. Nel mese di dicembre la Contea cittadina ha approvato un piano urbano che entrerà in vigore solo a partire dal 2024, anche se possiamo dire che è ormai realtà.

Adesso, riprendiamo i concetti di spazio e tempo perché è di questo che si parla nel piano. Dal prossimo anno si prevede una divisione della città in 6 differenti zone, dove tutti i servizi più essenziali sarebbero raggiungibili entro 15 minuti.

L'idea è di trasformare la città in più zone che hanno tutti i servizi essenziali raggiungibili in 15 minuti

Unico strappo alla regole sono i 100 giorni l’anno che il Comune di Oxford ‘offre’ ai residenti, in cui si può circolare al di fuori delle zone indicate. Sì esatto, Oxford con questo disegno di legge ha voluto stravolgere il concetto di spazio percorribile e in un breve lasso di tempo.  Per ottenere i cento ‘via libera’ comunque i cittadini dovranno registrare i dati delle proprie vetture al Comune, il quale seguirà i loro movimenti con telecamere intelligenti intorno alla città.

Le sanzioni

Chi sforerà i 100 giorni sarà costretto a pagare una multa di 70 sterline, cifra non così esorbitante, se poi l’obiettivo è solo quello di combattere l’inquinamento. Il dubbio della sanzione solo economica (esigua per le persone più benestanti e ricche della città) resta.

100 giorni di libertà per circolare, ma se superati c'è da pagare una multa di 70 sterline.

Come resta anche il rischio di vedersi spaccato ancora di più lo strato sociale. Una parte della popolazione dovrà convivere con importanti limitazioni di movimento, mentre altri cittadini, che potranno permettersi di pagare più volte la sanzione, potranno continuare a circolare ed inquinare di più.

La proposta arriva dall’Onu

Questo tipo di ‘esperimento sociale’ o nuovo ‘grande fratello’ urbano non è però una trovata di Oxford. L’Onu l'aveva già annunciato ed è stato poi ripreso testualmente anche dal sito del World EconomicForum. Il concetto di “15 minutes city”  implica quindi di avere tutti i servizi necessari vicino a casa e raggiungibili a piedi, in bicicletta o con i mezzi pubblici. La pandemia in questi anni ha anche accelerato la visione di questo nuovo modello urbano esportando alcuni casi nel mondo già esistenti, come il quartiere di San Felipe a Bogotà, come il caso di Portland negli Stati Uniti e Melbourne in Australia, su scala globale.

lockdown-climatici-inquinamento-india-aria-clima-ambiente-CO2

Il caso dell’India

Soddisfare tutte le proprie esigenze entro una distanza minima potrebbe diventare presto una questione di vita o di morte. Questione che sembra essere già attuale per i cittadini di Nuova Delhi.

A causa di un elevato inquinamento atmosferico molti residenti della capitale indiana sono costretti anche ad indossare le mascherine come dispositivo di protezione individuale anche in casa. Infatti secondo i dati raccolti nel report annuale (World Air Quality) di IQAir,  delle 30 città nel mondo con il peggior inquinamento atmosferico, 21 sono indiane e Nuova Delhi resta, da tre anni anche la capitale più inquinata al mondo.

Gli studi sull’inquinamento

La ricerca condotta “dall’Energy Policy Institute dell’Università di Chicago" dimostra come, in India, l’emergenza ambientale è in atto. La nuvola di smog sopra le megalopoli indiane riduce la speranza di vita dei suoi cittadini di più di nove anni.

La nuvola di smog sopra le megalopoli indiane riduce la speranza di vita dei suoi cittadini di più di 9 anni. 

È tutta colpa del carbone. Pensa il 70% del fabbisogno energetico dell’India viene alimentato dall’utilizzo della fonte fossile per eccellenza, che è diventata quindi sempre più centrale per lo sviluppo tecnologico e demografico del Paese.

L'India è la terza Nazione produttrice di CO2 e Nuova Delhi è la prima capitale più inquinata al mondo

Infatti l’India è la terza Nazione al mondo produttrice di CO2, dopo Stati Uniti e Cina.

nazioni-più-inquinanti-al-mondo-dati-infografica-clima-co2-lockdown-climatici-aria-india-cina-usa
Fonte: BBC, Ricerca del Global Carbon Project 2021
lockdown-climatici-inquinamento-india-aria-clima-ambiente-CO2

Un lockdown forzato

Nelle prime settimane di novembre, con l’arrivo dell’inverno, la qualità dell’aria indiana è peggiorata notevolmente, superando di 40 volte il limite giornaliero raccomandato dall’Organizzazione mondiale della sanità(OMS).

Le cause?

1- Le stoppie (erbacce non coltivabili) dei raccolti bruciate dagli agricoltori prima di una nuova semina.

2- La ricorrenza del Diwali. Si tratta di una tipica festa indiana che simboleggia la vittoria del bene sul male ed è tradizione accendere luci per tutto il Paese e lanciare fuochi d'artificio.

Questi hanno portato ad un peggioramento della qualità dell’aria ed è scattata subito l’emergenza.  Il ministro indiano Arvind Kejriwal ha affermato:

“Abbiamo deciso di chiudere per due giorni, in modo che i bambini non debbano respirare aria inquinata”

Oltre alle scuole chiuse, però, è stato emanato uno stop al funzionamento, per alcuni giorni, di diverse centrali a carbone e di conseguenza sono state bloccate le attività di tutte le industrie. Una soluzione senza precedenti presa dal governo indiano che avrà sicuramente ripercussioni sulle decisioni, in ambito climatico, future del Paese.

lockdown-ambiente-clima-CO2-aria-inquinamento-spazio-tempo

Spazio e tempo

Il lockdown però non è la soluzione migliore che governi, Stati e il mondo intero possono prendere. Non è sufficiente fermarsi per ridurre l’inquinamento e ce ne siamo accorti già con la ripresa di tutte le attività post lockdown da pandemia. I gas serra più pericolosi, ovvero CO2 e metano, rimangono nell’atmosfera per decenni a differenze di altri gas come l’azoto e quindi non sono sufficienti brevi periodi in cui ci fermiamo per risolvere i cambiamenti climatici. Dobbiamo rivedere le nostre strutture economiche e fare capitalismo in modo diverso. L’obiettivo, quindi, non può cambiare: dobbiamo arrivare il prima possibile alle zero emissioni per salvare la nostra Terra.

Contenuto validato dal Comitato Scientifico di Ohga
Il Comitato Scientifico di Ohga è composto da medici, specialisti ed esperti con funzione di validazione dei contenuti del giornale che trattano argomenti medico-scientifici. Si occupa di assicurare la qualità, l’accuratezza, l’affidabilità e l’aggiornamento di tali contenuti attraverso le proprie valutazioni e apposite verifiche.