Il magico mondo dell’etologia equina, Rachele ci racconta come comunica con i cavalli

Dedicarsi al benessere degli animali e a tutelare il loro diritto a essere compresi. Sono i pilastri dell’equitazione etica, un approccio che aiuta i cavalli a esprimersi sempre al meglio. Un mondo tutto da esplorare, con la guida di Rachele Malavasi, esperta in etologia equina che da piccola voleva fare la veterinaria.
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Emanuele La Veglia 20 Aprile 2021

"Ciao amico di città Laggiù", direbbe Tonio Cartonio. Oggi ti racconterò dell'etologia equina… Che parola complicata! Cerchiamo di approfondirla, andando con ordine. Devi tenere presente innanzitutto che parliamo di cavalli, animali che conoscerai sicuramente nel loro aspetto esteriore, ma non è tutto. Ci sono tante altre cose che li caratterizzano, soprattutto nelle azioni e nelle abitudini e questo è il terreno dell'etologia, la disciplina che studia i comportamenti degli animali. Capirai ora che quella equina si occupa in modo particolare dei cavalli. A guidarci in questo fantastico mondo è Rachele Malavasi, che ci racconta la sua storia dalla Scuola di Equitazione Etica, il posto in cui lavora, dove è possibile formarsi e ottenere abilitazioni valide in tutta Italia.

Quando hai deciso cosa avresti fatto da grande?

Che avrei voluto lavorare a contatto con gli animali l'ho saputo da sempre. Da piccola volevo diventare una veterinaria o aprire una cartoleria, come quella di fronte casa mia, dove c'era un bellissimo cane di nome Snoopy. Dopo diverse esperienze nel volontariato ambientalista, mi sono iscritta a Biologia per diventare un'etologa, non essendoci ancora corsi specifici. Il lavoro che faccio ora me lo sono letteralmente cucito addosso, formandomi molto sugli animali e sulla psicologia umana, fino ad approdare, nel 2014, all'Oasi EquiLuna, la sede principale della Scuola di Equitazione Etica, di cui sono attualmente consulente e tecnico. A quel tempo mi occupavo di ricerca scientifica e non sapevo che la mia vocazione fosse quella della divulgatrice. Una serie di consigli da parte di alcuni amici mi hanno portata a conciliare la pratica sul campo con la conoscenza teorica. Un binomio vincente perchè di rado, nel nostro ambito, un esperto  scientifico ha competenze tecniche, per cui le persone apprezzano molto la possibilità di avere spiegazioni molto concrete.

Cosa rende emozionante il tuo lavoro?

Vedere il cambiamento che porta nei cavalli e negli umani, me compresa. L'approccio cognitivo-relazionale al cavallo è un radicale cambio di vita, perchè promuove un modo etico di stare con l'altro. Per abbracciare tutto questo bisogna scendere dal piedistallo che ci porta a ritenere l'umano come migliore, ma soprattutto da quello che ci fa sentire sempre insegnanti. In pratica, un approccio in cui l'umano chiede al cavallo "Come posso aiutarti ad esprimerti al meglio, in modo che tu ti senta bene con te stesso?". Un cavallo a proprio agio fisicamente e mentalmente diventa un grande compagno di avventure.

Come organizzi la tua giornata e i momenti liberi?

Sono una persona sportiva: mi piace molto il crossfit, attività che unisce ginnastica e pesistica e che mi fa liberare molta energia. Amo viaggiare e conoscere nuove culture, fare trekking in montagna e passeggiate al mare. Spesso pranzo sentendo musica e leggendo un libro, perchè non ho altri momenti liberi. Vorrei tanto ricominciare con il tango, trovo che sia una danza che riprende perfettamente la filosofia di cui parlavo prima, dove l'abbraccio è una proposta di incontro, non un'imposizione. L'uomo guida la donna ma non può dettare i passi perchè altrimenti si muoverebbero in maniera meccanica e non sarebbe un ballo armonioso. Nel tango bisogna ascoltarsi, proprio come con i cavalli.

Cosa ti comunicano i cavalli?

Studiandoli si riesce a capire cosa vogliono dire quando tendono le orecchie, alzano la testa e nitriscono in un certo modo, intuendone le reali necessità  e facendo da tramite. Ad esempio si può erroneamente pensare che il cavallo voglia stare fra le quattro mura di un box, mentre l'etologo sa che preferisce vivere in grandi spazi aperti, con i suoi compagni. Tutto sta nel non giudicare i comportamenti, ma nel descriverli, senza distinguere tra animali buoni e cattivi. Questo è un bel vantaggio, perchè permette di osservare e aprirsi alla comprensione. Se in generale i cavalli si coccolano grattandosi con i denti sul pelo, andando nel dettaglio si possono trovare delle differenze interessanti.

Progetti per il futuro?

Tantissimi. Vorrei scrivere un libro, iniziare a studiare il comportamento di altre specie e proporre dei corsi, in particolare sugli animali da fattoria come maiali, pecore, galline e mucche. Mi piacerebbe molto avere una rubrica radiofonica dove trattare l'approccio di cui ho parlato, che si adatta a qualsiasi specie.

Credits: le foto all'interno dell'articolo sono di Rachele Malavasi, mentre quella di copertina è di repertorio.