Il mare avanza nel Po: siamo a oltre 30 chilometri. Un problema enorme per l’agricoltura e la tutela della biodiversità

Continua l’avanzata del mare nel bacino del Po, sempre più colpito dalla siccità. Siamo arrivati a oltre 30 chilometri di penetrazione, con conseguenze rilevanti su agricoltura e tutela della biodiversità. Coldiretti lancia l’allarme per i raccolti e l’allevamento, e le lievi piogge degli ultimi giorni al Nord non dovrebbero invertire presto la situazione.
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Michele Mastandrea 30 Giugno 2022

Trenta chilometri. 30.6 chilometri, per la precisione. Una distanza più o meno simile a quella esistente tra Modena e Reggio Emilia, giusto per fare un esempio. In questo caso però, ti sto parlando dell'avanzamento del mare – e dunque della sua acqua salata – nel Delta del Po, svuotato sempre più da una siccità mai vista prima.

A dirlo sono i dati forniti dall'Autorità Distrettuale del Po, che segnala come in tutte le stazioni di rilevamento la portata sia ai minimi storici, e come l'acqua salata dell'Adriatico si infiltri sempre più nel bacino del principale fiume italiano.

Le cinque stazioni di monitoraggio dei livelli del fiume sono ancora allo stato di "siccità grave". Nello specifico, il livello a Piacenza è -0.88 metri, a Cremona -8.20 metri, a Boretto -4.37 metri, a Borgoforte -3.83 metri, a Pontelagoscuro -7.16 metri.

Agricoltura in sofferenza

Un problema, quello del cuneo salino, e dunque della salinizzazione dei fiumi, con pesanti ripercussioni. In primis, ne deriva l'impossibilità di usare l'acqua salata, che entra nei canali, al fine dell'irrigazione. Questo avviene perchè l'acqua del fiume, più dolce, tende a galleggiare sopra quella salata, più pesante: ma il mix che ne deriva è ovviamente inadatto a essere usato nei campi, con evidenti conseguenze sui raccolti, già messi a dura prova dall'aumento record delle temperature.

L'avanzata del mare nel bacino del Po minaccia il 30% dei prodotti agricoli coltivati nel bacino della Pianura Padana, oltre che la metà dell'allevamento, ha spiegato Coldiretti in un comunicato allarmante sull'attuale situazione.

Ma non solo agricoltura: la salinizzazione dell'acqua implica anche cambiamenti negli ecosistemi, minacciando gli habitat e la biodiversità dei fiumi. Inoltre, incide sulle falde acquifere sotterranee (quelle da cui estraiamo l'acqua potabile), alterandone il ph.

Risposte finora insufficienti

La situazione potrebbe cambiare con un aumento forte delle precipitazioni, che al momento però non è previsto e che difficilmente si verificherà a breve. Le piogge degli ultimi giorni, spesso sotto forma di brevi temporali, hanno alleviato un minimo il problema, ma le portate rimangono comunque bassissime rispetto alla media. Secondo l'Autorità Distrettuale, "questo non risolve il problema del pesantissimo deficit esistente ma, di fatto, lo sposta, in avanti di una decina di giorni".

Nell'ultima riunione dell'Osservatorio Crisi Idriche, Autorità Distrettuale del Po e Ministero alla Transizione Ecologica hanno deciso intanto di "ridurre del 20% i prelievi irrigui a livello distrettuale rispetto ai valori medi dell’ultima settimana, e di aumentare i rilasci dai grandi laghi alpini (Maggiore, Como, Iseo, Idro e Garda) pari al 20% rispetto al valore odierno". Un provvedimento che dovrebbe servire ad assicurare l’uso di acqua potabile nelle province di Ferrara, Ravenna e Rovigo, ma soprattutto per contrastare l'avanzare del cuneo salino.

Inoltre, il ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, ha emanato un decreto dal valore di 600 milioni di euro per il riuso delle risorse idriche e la depurazione delle acque reflue scaricate nel mare e nelle acque interne. Dovrebbe servire a recuperare risorsa per utilizzi agricoli e industriali. Nessuna novità ancora invece sul ‘Piano Invasi‘ proposto da Coldiretti e Anbi per raccogliere maggiormente l'acqua piovana, né su investimenti sulla rete idrica che perde oltre il 40% dell'acqua trasportata. Visti i mesi di caldo estremo in arrivo, sarebbe il caso di accelerare al più presto.