“Il nucleare non è una fonte energetica sostenibile”: la Germania è pronta a votare contro la tassonomia green

Un portavoce del ministero dell’Ambiente tedesco ha confermato che il governo federale si opporrà al regolamento proposto dalla Commissione europea. La tassonomia identifica il gas e l’atomo come alleati “verdi” e dunque sostenibili per affrontare la crisi climatica e avviare la transizione energetica.
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Kevin Ben Alì Zinati 17 Maggio 2022

“No”. Senza se o ma. È la posizione della Germania verso la tassonomia green, il provvedimento europeo che stabilisce quali sono le attività sostenibili e quindi degne di un sostegno finanziario.

Ti avevamo anticipato che Berlino fin da subito si era detta contraria all’inclusione del nucleare tra le fonti energetiche verdi (oltre al gas) poiché l’atomo, sebbene non emetta CO2, resterebbe comunque una fonte troppo impattante per l’ambiente (e per l’uomo).

Nelle scorse ore poi il governo francese ha chiesto una dichiarazione pre-voto (previsto per le prossime settimane) sulle intenzioni di ciascuno degli Stati membri e un portavoce del ministero dell'Ambiente tedesco ha confermato che il governo federale si opporrà al regolamento votando contro la tassonomia: “Questo «no» è un segnale politico importante che chiarisce che l'energia nucleare non è sostenibile e quindi non dovrebbe far parte della tassonomia.

La contrarietà tedesca, che prende sempre più forma, ora rischia di spostare ulteriormente gli equilibri europei riguardo il delicato e controverso atto legislativo, già “bocciato” da altri paesi come Spagna, Austria e Portogallo. Se la maggioranza dei «no» si allargasse ancora, il rischio è che il provvedimento possa addirittura andare incontro a una bocciatura.

I perché del no

Di fronte alla presa di coscienza che ormai le rinnovabili da sole non saranno sufficienti per centrare gli obiettivi climatici prefissati dall’Ue (ridurre del 55% le emissioni entro il 2030 e raggiungere la neutralità climatica entro il 2050), la Commissione Europea ha quindi deciso di considerare gas e nucleare come alleati alla transizione ecologica ed energetica.

Entrambe, aveva scritto in una nota la Commissione, sarebbero in linea con gli obiettivi climatici e ambientali dell'UE e ci consentiranno di abbandonare più rapidamente attività più inquinanti, come la produzione di carbone, a favore delle fonti rinnovabili di energia, che saranno la base principale di un futuro a impatto climatico zero.

Attorno alla tassonomia per la finanza sostenibile, negli ultimi mesi si è tuttavia innescata una vera e propria battaglia, politica ma ovviamente anche economica.

La Francia e i Paesi dell'est europeo si sono sempre schierati dalla parte del nucleare, anche perché traggono gran parte del proprio fabbisogno energetico dall’attività delle loro centrali (qui ti ho raccontato dove sono le nostre centrali nucleari e che fine stanno facendo). La Germania, favorevole invece al gas, ha guidato il fronte del «no» all’atomo insieme ad Austria, Spagna e Portogallo.

Il governo tedesco si è opposto fin dal giorno “zero” alla tassonomia perché non ritiene affatto che l’energia nucleare meriti l’etichetta “green”. Il neo-cancellerie Olaf Scholz, infatti, aveva definito l’atomo una “tecnologia pericolosa” ribadendo poi la propria doppia missione: spegnere le restati tre centrali entro il 2022 e spingere forte sulle rinnovabili.

La Commissione europea con la tassonomia ha deciso di inserire gas e nucleare tra le fonti sostenibili per avviare finalmente la transizione energetica e contrastare la crisi climatica. Entrambi, però, comportano una serie di benefici quanto di svantaggi.

Il gas, una volta utilizzato come combustibile, emette meno CO2 rispetto al carbone ma resta comunque una fonte di gas serra mentre la produzione di energia nucleare, seppur non produca anidride carbonica, non può fare a meno di dare origine e scorie radioattive altamente pericolose per l’uomo e il Pianeta.

Cosa potrebbe succedere?

La commissione europea lo scorso febbraio ha dato il via libera alla tassonomia, adottando l’atto delegato e rendendo così ufficiale il provvedimento.

Gas e nucleare dunque potranno diventare alleati della transizione ecologica ma questo non significa che ora gli Stati membri dovranno obbligatoriamente avviare progetti e cantieri per la costruzione di impianti a gas o centrali nucleari.

La tassonomia funzionerà come una sorta di guida cui gli Stati potranno affidarsi per impostare la propria strategia energetica, fornendo i criteri necessari per rendere gli impianti sostenibili e meritevoli di finanziamenti.

In questi mesi saranno piuttosto il Parlamento e il Consiglio europeo a doversi pronunciare sul testo entro il mese di luglio: la loro approvazione è necessaria perché il testo diventi una normativa dell’UE.

Il «no» della Germania – cui seguiranno probabilmente quelli di altri Stati – potrebbe però destabilizzare ulteriormente il già precario equilibrio attorno alla tassonomia.

Il rischio di una bocciatura esiste, anche se ad oggi sembrerebbe difficile. Per bloccare l’atto delegato, infatti, il Consiglio europeo avrà necessariamente bisogno della «maggioranza qualificata» di Paesi contrari, quindi almeno 20 Stati rappresentanti il 65% della popolazione europea. In Parlamento, invece, servirebbe la maggioranza assoluta, cioè 353 europarlamentari.

Se invece il fronte del «no» non trovasse larghissimo appoggio, l’atto delegato complementare della tassonomia entrerà in vigore. A quel punto, a partire dal 1 gennaio 2023 gas e nucleare sarebbero «davvero» green.