Il PM10: cos’è, quali sono i suoi limiti e i suoi pericoli

Spesso le misure di contenimento all’inquinamento vengono prese proprio su indicazione dei livelli di Pm10, il particolato presente nell’aria. Proviamo a capire meglio il significato di questa sigla, quali sono le cause all’origine delle sostanze inquinanti che finiamo per inalare e a quali possibili conseguenze dovremmo prestare attenzione.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Gianluca Cedolin 6 Marzo 2020

Quando si parla di inquinamento, spesso si finisce per citare il Pm10, ovvero uno dei principali indicatori per valutare cosa stiamo respirando, utile per renderci conto quanto sia pessima la qualità dell'aria in molte delle nostre città. Prima di addentrarci nella definizione di questa sigla, è necessario partire dal concetto di particolato, ovvero l'insieme delle particelle sospese nell'aria, prodotte sia da fonti naturali che antropogeniche. Queste sostanze inquinanti vengono poi classificate in base alle dimensioni: se sono inferiori ai 100 µm (micrometri) si parla di particolato fine, una categoria che racchiude anche Pm10 e Pm2,5, che sono di fatto tra le particelle più piccole che esistono, ma comunque in grado fare male alla nostra salute.

Più le sostanze sono minuscole, infatti, più diventa facile per l'uomo inalarle e farle entrare nel proprio organismo. Di seguito, proveremo a fare chiarezza spiegando esattamente cos'è il Pm10, quali sono i suoi limiti fissati dalla legge, ma anche quali città tendono a superarli con più frequenza e i problemi di salute a esso connessi.

Significato

Pm10 è un acronimo dell’inglese Particulate matter 10, che in italiano possiamo tradurre semplicemente come “Materia particolata 10”. Come ti spiegavo, il particolato è l’insieme di particelle atmosferiche presenti nell’aria. Il numero 10 vuol dire che la densità di questo particolato è inferiore a 10 µm (micrometri), vale a dire 10 millesimi di millimetro, ma anche superiore a 2,5 µm (altrimenti si passa a parlare di Pm2,5). La sua composizione è variegata, perché può contenere fumo, microgocce in aerosol di sostanze chimiche, polveri ma anche minuscole sostanze solide.

Cause

Il Pm10 ha origine sia naturale sia antropica. Nel primo gruppo rientrano fenomeni come le eruzioni vulcaniche, l’autocombustione delle foreste o l’erosione dei venti sulle rocce, che contribuiscono alla diffusione di particelle nell’aria. Ma, dalla rivoluzione industriale in poi, e soprattutto negli ultimi decenni, è sicuramente l'uomo il responsabile principale dell’origine del particolato. In che modo? Principalmente con le combustioni, con l’utilizzo dei combustibili fossili per produrre energia, per alimentare le auto e il riscaldamento. Anche il consumo di gomme e plastiche, come quello degli pneumatici, contribuisce alla diffusione di particelle nell’aria.

I limiti stabiliti

Il limite di concentrazione di Pm10 nell’aria è fissato da un allegato (l’undicesimo) al decreto legislativo 155/2010, che ha come scopo la tutela della qualità dell’aria. Il tetto giornaliero massimo è stabilito a 50 millesimi di grammo al metro cubo di media, e non va superato per più di 35 giorni all’anno. Per questo le città provano a contrastare gli sforamenti con misure come i blocchi del traffico, che non sempre però sono sufficienti, come ti mostriamo nel prossimo paragrafo. Per controllare il livello di Pm10 nella tua città, basta che tu vada sul sito dell’Arpa regionale, che con le sue centraline monitora in tempo reale la qualità dell’aria.

Le città peggiori

Secondo il rapporto Mal’aria 2020, l’annuale report di Legambiente sulla qualità dell’aria, 26 città hanno superato il limite di 35 giorni con una media giornaliera superiore ai 50 µg/m^3. Le prime 25 posizioni nella classifica delle città più inquinate, nella classifica degli sforamenti (considerando i limiti sia di Pm10 che di ozono), sono tutte occupate dalla Pianura Padana, dove una combinazione di fattori geomorfologici e soprattutto antropici (tante fabbriche, tanto traffico, tanto riscaldamento) rende continuamente l’aria irrespirabile. Tra le città andate più spesso oltre i limiti di inquinamento stabilito dalla legge il dossier di Legambiente cita, tra le altre, Milano, Torino, Padova e Treviso.

Conseguenze sulla salute

Secondo dei dati dell’Organizzazione mondiale della sanità, l’esposizione alle polveri sottili sarebbe responsabile di circa 2 milioni di morti per cancro. L’Airc, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, ha classificato l’inquinamento dell’aria nel Gruppo I, quello delle sostanze cancerogene dell’uomo, e il particolato è uno degli indicatori principali di questo inquinamento. Dopo un’esposizione di anche solo 2-3 giorni a livelli alti di Pm10 (e Pm2,5, i più pericolosi) sono stati osservati effetti gravi a livello respiratorio, come bronchite o asma.

(Modificato da Alessandro Bai il 16-3-2021)