In Australia le megattere non sono più a rischio di estinzione (ma non si può abbassare la guardia)

Le politiche di tutela e protezione delle megattere applicate dal Governo Australiano negli ultimi decenni, hanno permesso a questi magnifici cetacei di non essere più nella lista degli animali a rischio di estinzione.
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Gaia Cortese 19 Marzo 2022

Grazie alle politiche di tutela e di protezione adottate in Australia negli ultimi decenni, le megattere sono state ufficialmente rimosse dalla lista delle specie a rischio di estinzione.

È un successo se si considera che intorno al 1965, in questa area del mondo ne erano rimaste solo 1500. Prima del 1963 oltre 30mila megattere, infatti, sono state cacciate e uccise nei mari tra l’Australia e la Nuova Zelanda e solo successivamente questi mammiferi sono passati sotto protezione del Governo Australiano che ha approvato una politica contro la caccia alle balene nel 1979.

Oggi le megattere (Megaptera novaeangliae) sono state tolte dalla lista delle specie minacciate, il loro numero è aumentato per merito delle politiche di protezione e si stima che ce ne siano almeno 40mila esemplari. Tuttavia, nonostante si possa tirare un momentaneo sospiro di sollievo, non è possibile ancora abbassare la guardia.

Oggi, infatti, non si può non tenere in considerazione l’aumento della temperatura di mati e oceani che sta causando una diminuzione dei livelli di krill, i crostacei di cui si nutrono proprio le balene: la mancanza di sostentamento per le megattere potrebbe portare a un calo delle popolazioni di questi mammiferi, fino all’estinzione locale entro il 2100.

I cambiamenti climatici sono poi la principale causa del declino dei livelli di riproduzione delle megattere, che inevitabilmente si associa ad un calo significativo del numero di cuccioli.

E non finisce qui. Oltre alla difficoltà di procacciarsi sostentamento e di riprodursi, le megattere devono anche fare i conti con l’aumento dell’inquinamento dei mari e degli oceani, in particolare dei livelli di plastica, e ancora, con l'eccessiva presenza di reti da pesca in cui non di rado le balene rimangono impigliate, mettendo a rischio la loro stessa vita.

Non possono neppure essere sottovalutati gli effetti dell’inquinamento acustico che per questi giganteschi cetacei è devastante. Le balene, infatti, sfruttano l'emissione e la ricezione di onde sonore a particolari frequenze per comunicare e scambiarsi informazioni vitali per loro, come per esempio la localizzazione del cibo, la presenza di predatori e la cura dei piccoli.  Questi mammiferi, come tutte le altre specie animali marine, avrebbero diritto ad un po' più di pace, sicuramente ad un ambiente il meno contaminato possibile dall'uomo.