In Italia diminuisce l’inquinamento ma i livelli sono ancora oltre il limite secondo i dati Ispra

I livelli di particolato e biossido di azoto sono diminuiti in modo consistente tra il 2008 e il 2017, eppure continuano ad avvenire sforamenti in moltissime città italiane. L’ultimo rapporto dell’Istituto Superiore per la Ricerca e la Protezione Ambientale, segnala che lo stato dell’aria che respiriamo è ancora ben lontano dall’essere salutare.
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Sara Del Dot 26 Marzo 2019

Viviamo ogni giorno circondati da smog e sostanze inquinanti, soprattutto nei centri urbani e nelle grandi città. Lo vediamo sui nostri capelli, sui nostri vestiti, sulle auto, sui nostri davanzali. L’aria attorno a noi è spesso letteralmente irrespirabile, e per migliorare la situazione possiamo fare ben poco.

Eppure, chi si occupa di analizzare lo stato della nostra atmosfera dal punto di vista ambientale afferma che, con il passare degli anni, l’aria che respiriamo sta diventando sempre meno tossica. La cattiva notizia? Nonostante questa progressiva riduzione, i livelli di particolato continuano a superare il valore limite giornaliero in moltissime città. È tutto scritto nel nuovo rapporto IspraAnalisi dei trend dei principali inquinanti atmosferici in Italia 2008-2017”, un lavoro di aggiornamento dell’analisi condotta cinque anni fa sul periodo 2003-2012. In questo studio, l’Istituto Superiore per la Ricerca e la Protezione Ambientale riporta che le polveri sottili PM10, PM2,5 e NO2 sono diminuite in modo consistente nel corso dei 9 anni analizzati. Eppure, sembra esserci ancora tantissimo lavoro da fare.

Le sostanze inquinanti

Gli agenti inquinanti citati nel rapporto rappresentano alcuni tra quelli maggiormente presenti nell’aria delle aree urbane, e sono:

  • PM10, ovvero le particelle inquinanti con diametro aerodinamico inferiore a 10 micrometri. Si tratta di sostanze molto piccole, che possono essere facilmente respirate e riescono a depositarsi oltre la laringe. PM 2,5, particelle con diametro aerodinamico inferiore a 2,5 micrometri. Sono molto pericolose, perché la loro dimensione ridottissima consente loro di arrivare molto in profondità nel nostro apparato respiratorio raggiungendo gli alveoli. PM10 e PM2,5 si trovano ovunque nell’aria che respiriamo, e un contatto eccessivamente prolungato con queste sostanze può comportare problemi respiratori e cardiovascolari anche gravi nei soggetti deboli come anziani e bambini, fino ad arrivare, nei casi più estremi, a influire sullo sviluppo intellettivo di questi ultimi. Secondo le stime dell’EEA 2018, PM10 e PM2,5 provocano ogni anno circa 422.000 morti premature.
  • NO2, ovvero il biossido di azoto, un gas che deriva principalmente dai processi di combustione e può provocare forti bronchiti ed edemi polmonari. Il suo incremento nell’atmosfera è stato spesso posto in correlazione con un aumento dei ricoveri ospedalieri. Sempre secondo le stime EEA, l’eccessiva esposizione a questo inquinante provoca ogni ano 79.000 morti premature.
  • Ozono, ovvero il gas inquinante soprattutto nei mesi estivi, che può avere effetti nocivi sul sistema polmonare e cardiovascolare. Le morti premature provocate dall’ozono stimate da EEA sono circa 17.700.

I dati registrati nel rapporto Ispra

Secondo il rapporto Ispra, negli ultimi 25 anni la correlazione tra crescita economica ed emissioni nocive dei principali inquinanti è diminuita molto. Questo anche e soprattutto grazie alle varie misure adottate dai Governi dei principali Paesi sviluppati per far fronte agli eccessivi livelli di inquinamento nelle loro città.

In Italia, nello specifico si sono registrate, nel periodo 2008-2017, diminuzioni consistenti dei livelli dei vari inquinanti.

  • Per quanto riguarda il PM10, il trend è stato decrescente nel 77% dei casi, con una riduzione media annuale di 0,8g/m.
  • Per il PM2,5, le diminuzioni hanno interessato il 69% dei casi con una riduzione media di 0,7g/m.
  • L’NO2, invece è diminuito nel 79% dei casi con una riduzione media di concentrazione di 1,0g/m l’anno.
  • L’ozono, infine, ha mantenuto intatti i suoi livelli, senza riduzioni né aumenti.

Risultati ancora insufficienti

Il fatto che i livelli di particolato che respiriamo ogni giorno siano diminuiti negli ultimi nove anni è sicuramente un’informazione rassicurante. Significa che le misure adottate per cercare di migliorare la qualità dell’aria che ci circonda stanno avendo i loro effetti. Eppure, tutte queste misure non sembrano ancora sufficienti ad arginare il problema. Perché sebbene queste diminuzioni siano state significative, sforamenti importanti si verificano ogni giorno in molte città italiane, i valori medi dell’ozono nell’aria rimangono stabili, e non si prevede un reale, significativo aumento della qualità dell’aria nei nostri centri urbani.

Per quanto riguarda il PM10, infatti, attualmente si registrano superamenti dei valori limite giornalieri in 19 Stati membri dell’Ue. Per l’ozono troposferico, invece, i superamenti avvengono in 14 Paesi. E le cause sono diverse: dal traffico, all’inquinamento domestico, fino a quello industriale. Insomma, continuiamo a respirare sostanze nocive e dannose, nonostante tutti i nostri sforzi. Bisogna fare di più.