In Siberia insieme alla neve cadono microplastiche dal cielo

Dalle analisi compiute da un gruppo di scienziati russi dell’Università statale di Tomsk su dei campioni di neve prelevati da 20 diverse regioni siberiane, emerge che le microfibre di plastica riescono ad arrivare, attraverso l’azione del vento, anche in luoghi remoti. Il timore è che possano rappresentare un rischio per la salute umana ed animale, ma occorrono ulteriori studi scientifici.
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Federico Turrisi 5 Aprile 2021

Ormai lo abbiamo detto in tutte le salse: le microplastiche, ossia quei microscopici frammenti di plastica che si formano in seguito alla degradazione di un materiale plastico, sono letteralmente ovunque, dalle vette dell'Himalaya fino agli abissi oceanici. Dal fenomeno non è risparmiata anche la Siberia. E lo dimostra un recente studio condotto da un team di ricercatori dell’Università statale di Tomsk, in Russia, che ha esaminato i campioni di neve prelevati in 20 diverse regioni siberiane.

I risultati preliminari confermano che le microfibre di plastica trasportate dall'aria si ritrovano anche nella neve caduta in luoghi remoti che dovrebbero essere incontaminati. Inoltre, la preoccupazione è data dal fatto che, una volta che la neve si è sciolta, le microplastiche penetrano nel terreno. Un bel problema per l'ambiente. Gli esperti stanno ora cercando di capire fino a che punto la densità della popolazione, la vicinanza delle strade e altre attività umane possano contribuire a questo tipo di inquinamento. Perché tracce di microplastiche vengono sempre più spesso trovate nel cibo, nell'acqua potabile e perfino nel ghiaccio artico. In uno studio precedente, gli stessi ricercatori russi avevano verificato la presenza di microplastiche nell'apparato digerente dei pesci catturati nei fiumi siberiani.

"È chiaro che non sono solo i fiumi e i mari a essere coinvolti nella circolazione di microplastiche in tutto il mondo, ma anche il suolo, le creature viventi e persino l'atmosfera", ha affermato in un'intervista rilasciata all'agenzia Reuters Yulia Frank, direttrice scientifica del centro Microplastics Siberia dell'Università Statale di Tomsk. "La Siberia è poco studiata da questo punto di vista e l’interesse della Russia per questo problema arriva tardi rispetto al resto del mondo". Eppure, l'ultima cosa da fare è sottovalutare la dispersione delle microplastiche nell'ambiente, proprio perché non c'è ancora consenso scientifico sulle conseguenze per la salute degli animali e dell'uomo, che – non dimentichiamocelo – è al vertice della catena alimentare.