In Valtiberina ricompare il castoro europeo: mancava da più di cinquecento anni

Non si vedeva dal 1541, quando l’ultimo esemplare veniva segnalato nell’area padana. Oggi, forse in seguito ad un’immissione della specie non autorizzata, il castoro europeo è tornato in Valtiberina, lungo il fiume Tevere.
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Gaia Cortese 8 Febbraio 2023

Lungo il fiume Tevere, in Valtiberina, sembra siano tornati a vivere i castori europei, dopo una lunga assenza di almeno cinquecento anni.

Il nucleo individuato nell'area di Sansepolcro sembra essere costituito da un paio di famiglie di castori, una con due cuccioli e l’altra con uno solo, ma è difficile fare un censimento, perché il castoro è un animale prevalentemente notturno che si protegge in tane poste sott'acqua, nei pressi delle dighe costruite, quindi difficili da rintracciare se non con l'utilizzo di apposite fototrappole.

In Italia l’ultimo esemplare di castoro europeo (Castor fiber) è stato segnalato nel 1541 nell’area padana, mentre in Europa è stato cacciato per lungo tempo per l'interesse rivolto alla sua pelliccia, alla sua coda considerata un cibo prelibato e al castoreo, una sostanza odorosa secreta dall’animale quando marca il territorio e comunica con i suoi simili, impiegata dall'uomo nella medicina tradizionale.

Considerato il più grande roditore semiacquatico in Europa, oggi le popolazioni di castoro sono in aumento in tutto il continente, grazie soprattutto alle numerose reintroduzioni.

Gli effetti di questo aumento si sono visti recentemente in Valtiberina, dove sono state rinvenute tracce evidenti della presenza della specie: le numerose piante rosicchiate lungo il fiume Tevere sono inequivocabili segni lasciati dai castori, noti per essere veri e propri ingegneri ecosistemici, ma anche "portatori di problemi" per la salvaguardia dell'habitat fluviale in cui vivono, in quanto le dighe da loro costruite possono bloccare il normale scorrimento dei fiumi e le piante da loro rosicchiate possono diventare un pericolo per l'uomo e gli animali.

La recente conferma della stabilizzazione nell’area di questa specie porta inevitabilmente i tecnici del Consorzio di bonifica 2 Alto Valdarno, già  impegnati nell’attività di monitoraggio dei corsi d’acqua per la prevenzione del rischio idraulico, a tutelarsi ulteriormente per evitare gravi danni alla biodiversità locale.

“La presenza di animali come i castori, che interagiscono in modo tanto importante con l’habitat fluviale, può essere gestita, solo attenzionando in modo scrupoloso il territorio – ha dichiarato Serena Stefani, Presidente del Consorzio di bonifica 2 Toscana Nord –. Per questo, attraverso sopralluoghi mirati, stiamo tenendo sotto controllo le eventuali criticità idrauliche, che possono essere amplificate dalle abitudini di vita del vorace roditore.”