Inaugurato in Giappone un nuovo reattore a fusione: è questo il nucleare che ci aiuterà a produrre energia più pulita?

A Naka, in Giappone, è stato inaugurato JT-60SA, il nuovo reattore dedicato allo studio teorico e soprattutto pratico della fusione nucleare. Al progetto ha contributo in maniera sostanziale anche l’Italia, che negli scorsi giorni ha scelto di non firmare l’accordo internazionale presentato alla Cop28 per triplicare la produzione di energia elettrica attraverso tecnologie da fissione, rafforzando invece il sostegno proprio alla fusione. Ma sarà davvero questa la “soluzione” ai nostri problemi energetici? L’impianto giapponese ci avvicinerà all’energia delle stelle?
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Kevin Ben Alì Zinati 4 Dicembre 2023

Le maratone si corrono e si concludono mettendo un passo dopo l’altro. E quella per arrivare alla conquista della fusione nucleare è una corsa estremamente lunga, iniziata ormai più di settant’anni fa e per la quale di passi ne servono molti, moltissimi.

L’ultimo in ordine cronologico è stato mosso sul suolo giapponese, precisamente a Naka, dove è appena stato inaugurato JT-60SA, il nuovo reattore dedicato allo studio teorico e soprattutto pratico dell’energia delle Stelle.

Progettato e costruito nell’ambito dell’accordo «Broader Approach», una collaborazione scientifica tra Unione europea e Giappone, JT-60SA sarà il più potente device di fusione attivo prima che entri in funzione Iter, il mastodontico progetto a cui stanno lavorando oltre 30 paesi del mondo e quasi 5mila scienziati.

Sarà un impianto più piccolo di Iter e di Demo e avrà lo scopo di fornire prove, dati e risultati necessari per muovere passi decisivi verso la fusione.

JT-60SA rappresenta, infatti, uno degli step fondamentali della roadmap messa a punto da EuroFusion (il consorzio europeo che lavora allo sviluppo della fusione nucleare) che permetterà di raggiungere una serie di miglioramenti, su tutte la conoscenza dei problemi critici del plasma.

Questa è la tabella di marcia stabilita di EuroFusion per arrivare a generare energia da un processo di fusione nucleare. Come vedi, non ci sono date prefissate, è impossibile purtroppo dire con certezza quando ci arriveremo. In questa maratona, JT–60SA rappresenta uno step fondamentale capace di darci informazioni importanti tanto per Iter quanto per il reattore successivo, Demo. Photo credit: EuroFusion

I lavori sull’impianto sono iniziati nel 2007 e si sono conclusi nel 2020, per un costo di costruzione complessivo di 560 milioni di euro, ripartiti tra Europa e Giappone.

Alla realizzazione hanno partecipato Belgio, Francia, Germania, Spagna e anche l’Italia, con il contributo dei varie imprese, dell’ENEA, del consorzio RFX, del Consiglio nazionale delle ricerche oltreché del governo, che ha stanziato circa 70 milioni di euro e la fornitura di cavi superconduttori per i magneti, bobine toroidali superconduttrici, casse di contenimento delle bobine, alimentazione per il sistema magnetico.

“L’impianto JT-60SA è fondamentale per la tabella di marcia della fusione perché offre ai nostri esperti una possibilità unica nel suo genere di imparare, utilizzare questo dispositivo e condividere queste preziose conoscenze con il reattore sperimentale internazionale (ITER)” ha spiegato Marc Lachaise, direttore di Fusion for Energy, agenzia della Comunità europea per l’energia atomica.

L’annuncio dell’avvio delle attività di JT-60SA si inserisce in un contesto caldo per l’atomo. Avrai sentito, infatti, dell’accordo raggiunto nei primi giorni della Cop28 di Dubai per triplicare la produzione di energia elettrica da nucleare entro il 2050.

Il nucleare pulito al centro dell’accordo è quello di ultima generazione, basato quindi sulla tecnologia di fissione che diversi paesi del mondo, e d’Europa, già utilizzano per la produzione di energia. Pensa, per esempio, alla Francia.

Sebbene i leader del mondo abbiano riconosciuto il ruolo chiave dell’energia nucleare nel raggiungere l’azzeramento globale delle emissioni nette di gas serra entro la metà del secolo (come ci aveva spiegato il professor Ricotti) e nel mantenere entro il limite di 1,5°C sull’aumento della temperatura, sai bene che molto alto è il rischio che sia molto tardi, addirittura troppo.

Il 2050, infatti, è la deadline entro cui le emissioni andrebbe tagliate, ma se vogliamo davvero restare sotto gli 1.5°C di temperatura i maggiori interventi devono dare risultati già nei prossimi dieci o quindici anni: una tabella di marcia che si concilia a fatica con i tempi probabilmente lunghi del nucleare.

Anche per questo, è giusto sottolineare che l’atomo può avere un ruolo nella transizione energetica ma non quello di assoluto protagonista quanto, semmai, di comprimario insieme, per esempio, alle rinnovabili.

L'accordo è stato firmato da 22 Paesi del mondo ma non dall’Italia, che con il Governo di Giorgia Meloni si è comunque già spesa abbondantemente a favore dell’atomo anche attraverso la costituzione della piattaforma per il nucleare sostenibile.

Nel suo discorso alla sessione plenaria di Cop28 la premier Meloni infatti non ha menzionato l’accordo, sottolineando che “non sono certa che oggi, ricominciando da capo sul tema del nucleare, l'Italia non si troverebbe indietro ma, se ci sono evidenze del fatto che noi si possa invece avere un risultato positivo, sono sempre disposto a parlarne”. 

Meglio puntare dritti alla fusione: “Credo piuttosto che la grande sfida italiana, anche se è un po’ più in là da venire, però senza visione non si va da nessuna parte, sia il tema della fusione nucleare. La fusione nucleare, che potrebbe essere la soluzione domani di tutti i problemi energetici, delle crisi che nascono dalle questioni energetiche, è una di quelle tecnologie sulla quale l’Italia è più avanti di altri – ha continuato Meloni – Ed è sicuramente un elemento sul quale troverete sempre la mia massima concentrazione, il mio massimo sostegno. Cioè credo che l’Italia debba avere la capacità di pensare in grande e questo è uno di quei temi sui quali l’Italia può pensare in grande e sta agendo in grande”. 

Sarà davvero la «soluzione» ai nostri problemi? Gran parte della scienza è convinta di , che l'atomo sarà un alleato decisivo. Ed è sicura che oggi non sia tanto una questione di «se», ma di «quando» sebbene resti ancora impossibile stabilire con certezza una data. La maratona, insomma, va corsa tutta.

E JT-60SA rappresenta uno step fondamentale, capace di darci informazioni importanti tanto per Iter quanto per il reattore successivo, Demo, che invece dovrà dimostrare che una centrale a fusione nucleare è in grado di generare energia e consegnarla alla rete elettrica.

Ecco allora che dalla Cop28 lo sguardo, come in una partita a ping pong, torna indietro: al Giappone, all'energia delle Stelle e al nuovo reattore, che tanto parla italiano.

Fonti | Enea; Cnr; Governo Italiano