Inquinamento marino: la plastica rappresenta l’80% dei rifiuti che si trovano nel Mediterraneo

Il progetto Common ha studiato i rifiuti al largo di Tunisia, Italia e Libano: degli oltre 90.000 oggetti raccolti, il 53% è rappresentato dalle plastiche monouso. Inoltre, anche un terzo dei pesci analizzati – come sardine e triglie – dimostra di avere ingerito microplastiche.
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Martina Alfieri 16 Febbraio 2023

Un mare di plastica. Sono fatti di questo materiale l’80% dei rifiuti che si riversano nel Mediterraneo. È quanto risulta dal progetto di cooperazione internazionale Common, Coastal Management and Monitoring Network for tackling marine litter in Mediterranean, finanziato dall'Unione europea e presentato nei giorni scorsi a Tunisi.

Analizzando i rifiuti al largo di Tunisia, Italia e Libano, gli studiosi hanno confermato ciò che purtroppo sapevamo: la plastica inquina più di ogni altra cosa l’ecosistema marino, minacciando la salute delle specie che vi abitano.

Il progetto Common è nato con l’obiettivo di frenare l’inquinamento marino nel Mediterraneo, coinvolgendo le comunità locali. In questo caso, sono state scelte 5 aree pilota: la Maremma e il Salento in Italia, l’arcipelago Kuriat e Monastir in Tunisia e la riserva naturale di Tiro in Libano.

Degli oltre 90mila oggetti raccolti nel corso di tre anni sulle spiagge dei Paesi partner, 17mila (circa il 20%) erano mozziconi di sigaretta, mentre 6mila erano cotton fioc. Il 53% di tutta la spazzatura raccolta è rappresentata da plastiche monouso.

Sono inoltre state analizzate 6 specie di pesci – tra cui sardine e triglie: di 700 esemplari considerati, oltre un terzo aveva ingerito microplastiche. Guardando alle tartarughe Caretta Caretta, il dato è ancora peggiore: più della metà di loro, nel Mediterraneo, ingerisce spazzatura.

"Il nostro mare, pur essendo più piccolo degli oceani Atlantico e Pacifico, è uno dei più importanti hotspot di biodiversità al mondo, ma purtroppo anche uno dei sei più affetti da alte concentrazioni di plastica”, dichiara in un comunicato Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente, tra gli enti che partecipano al progetto.

La soluzione? Per Legambiente, cooperare e uniformare le normative a livello sovranazionale, in modo da agire insieme a tutela del Mediterraneo.

Ogni volta che acquistiamo e smaltiamo oggetti di plastica dobbiamo ricordarci dell’impatto che questi possono avere sulla natura: secondo Ispra, nel nostro Paese fino al 90% degli esemplari di Caretta Caretta – sentinelle del benessere marino – ingerisce rifiuti di plastica, con gravi danni per la salute.