La California stratta tra l’urgano Hilary e un terremoto di magnitudo 5,1: c’è un legame con la crisi climatica?

L’uragano Hilary sta provocando frane e inondazioni nel nord del Messico e nel sud ovest degli Stati Uniti. Los Angeles è inoltre stata interessata da un terremoto di magnitudo 5,1. È lecito chiedersi se questo evento estremo, l’ennesimo del 2023, abbia qualche legame con la crisi climatica.
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Giulia Dallagiovanna 21 Agosto 2023

La California è alle prese con l'uragano Hilary e con un terremoto di magnitudo 5,1 che ha colpito tutta l'area di Los Angeles, con epicentro tra Santa Barbara e Ventura, per fortuna senza provocare danni gravi. L'uragano invece sta portando forti piogge e alluvioni nel nord del Messico, in particolare nello stato di Baja California, e nel sud-ovest degli Stati Uniti. Dopo aver raggiunto rapidamente la categoria 4, a un solo passo dal grado più alto di pericolosità, è stato declassato a categoria uno, ma l'ultimo bollettino del National Hurrican Center avverte ancora contro la possibilità di una tempesta tropicale di portata storica che "mette a rischio la vita", a causa di alluvioni, frane e il cosiddetto debris flow.

Il debris flow è una colata di detriti che, con l'aiuto della forza della corrente, precipita verso valle, trasformandosi in un fenomeno molto pericoloso per abitazioni e popolazione in generale. I social sono già invasi a immagini di sedimenti trasportati dall'acqua, oltre che di fiumi che esondano, città allagate e precipitazioni molto violente. Si tratta inoltre di un evento storico: è la prima tempesta tropicale a colpire la California del sud dal 1939. Sono attesi fino a 25 centimetri di pioggia, che in quest'area equivalgono più o meno a un intero anno di rovesci, e venti fino a 75 km/h.

È lecito chiedersi se anche questo evento estremo, l'ennesimo del 2023, sia riconducibile alla crisi climatica.

In realtà non possiamo ancora affermare con certezza che l'uragano Hilary sia una conseguenza del riscaldamento globale, mentre è invece piuttosto chiaro come negli ultimi anni la stagione degli uragani, compresa tra giugno e novembre, sia diventata più intensa. I fenomeni risultano infatti più frequenti o più violenti sia sul versante del Pacifico, come in questo caso, che su quello Atlantico.

Nel 2018, ad esempio, sono stati contati 15 uragani con violenza superiore alla media. Nel 2017 il Porto Rico è stato colpito dall'urgano Maria, di categoria 5, che ha provocato il più lungo black out nella storia degli Stati Uniti. Nel 2016, Alex ha ottenuto il record di più forte uragano mai registrato a gennaio, aprendo inoltre con largo anticipo la stagione. Anche la stagione 2022 era stata "unica nel suo genere" secondo il National Ocean and Atmospheric Administration (NOAA) con Ian che si è rivelato il secondo evento più distruttivo della costa est dopo Katrina.

Il comitato inter-governativo sui cambiamenti climatici dell'Onu ha calcolato che l'intensità media degli uragani aumenterà più o meno del 5% entro la fine del secolo. Più che legare il singolo episodio al cambiamento climatico, dunque, ha più senso chiedersi se il peggioramento della situazione non sia dovuto a un Pianeta che sta diventando ostile. E la risposta è sì.

Già il fatto che Hilary abbia assorbito energia rapidamente, raggiungendo in poco tempo la categoria 4, è un segnale di come questi fenomeni stiano diventando meno prevedibili. Una delle ragioni determinanti riguarda l‘aumento della temperatura della superficie degli oceani e dell'atmosfera, oltre alla maggiore concentrazione di umidità dell'aria che rende più devastanti le piogge derivate dalle precipitazioni. El Niño potrebbe aggravare ancora di più la situazione, provocando un generale rialzo delle temperature e tempeste più violente.

Quello che ciascuno di noi può fare è ridurre il proprio impatto sull'ambiente, evitando gli sprechi e adottando uno stile di vita sostenibile. Quello che è sempre più urgente fare, invece, dipende dai goerni ed è il taglio alle emissioni derivanti dalle attività umane, in particolare quelle da combustibili fossili.