La crisi climatica ha reso la siccità estiva nel nostro emisfero 20 volte più probabile

Terreni aridi, colture danneggiate e carenza idrica saranno sempre più frequenti a causa della siccità crescente. Per l’emisfero boreale il 2022 è un anno da record: eppure, senza i cambiamenti climatici, una siccità simile a quella appena vista si verificherebbe solo una volta ogni 400 anni.
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Martina Alfieri 7 Ottobre 2022

In molti Paesi l’estate appena terminata è stata caratterizzata da una siccità senza precedenti. Come rivela un nuovo studio, è una situazione a cui dovremo abituarci: con l’aggravarsi della crisi climatica, infatti, condizioni secche come quelle verificatesi nei mesi estivi del 2022 sono diventate 20 volte più probabili rispetto al passato, in particolare nel nostro emisfero.

Secondo lo studio High temperatures exacerbated by climate change made 2022 Northern Hemisphere droughts more likely, pubblicato da World Weather Attribution, senza il surriscaldamento globale causato principalmente dalle attività umane, dovremmo aspettarci una siccità come quella recente solamente una volta ogni 400 anni. L’emergenza climatica attuale, invece, accorcia i tempi, facendo sì che eventi come questo si verifichino ogni 20 anni.

Sappiamo che la mancanza d’acqua ha ripercussioni su ogni aspetto della nostra vita: in particolare, danneggia il settore agricolo ma compromette anche la produzione di energia, oggi più che mai preziosa. In Cina, ad esempio, la carenza idrica nei principali fiumi del Paese ha messo in ginocchio la produzione delle centrali idroelettriche.

"L'estate 2022 ha mostrato come il cambiamento climatico indotto dall'uomo stia aumentando i rischi di siccità nelle regioni densamente popolate e coltivate – ha dichiarato al Guardian la professoressa Sonia Seneviratne del Politecnico di Zurigo, in Svizzera, parte del team di ricerca -. Dobbiamo eliminare gradualmente lo sfruttamento dei combustibili fossili se vogliamo prevenire siccità più frequenti e più intense".

Le condizioni di siccità sono state valutate in base ai dati sull'umidità del suolo nei mesi di giugno, luglio e agosto, e sono in gran parte dovute alle ondate di calore estremo che hanno colpito nei mesi scorsi il Nord America, l'Europa e l'Asia, mentre è meno grave l’impatto delle scarse precipitazioni. Secondo gli scienziati, un'estate così calda sarebbe "virtualmente impossibile" senza il surriscaldamento globale: solo in Europa si sarebbero verificati quest’anno 24.000 decessi riconducibili al caldo estremo.

Nei Paesi europei, compresa l’Italia, le ondate di calore estremo negli ultimi anni hanno fatto danni incalcolabili. Oltre a causare un aumento della mortalità delle persone del 16%, hanno messo a rischio anche il benessere animale: ne sono un esempio le morti in massa che hanno colpito molte specie marine che vivono nel Mediterraneo.