I paesi ad alto reddito, lo sappiamo, sono i maggiori responsabili delle emissioni di gas serra che stanno causando la crisi climatica. I paesi a basso e medio reddito generano invece molte meno emissioni, e allo stesso tempo soffrono spesso le peggiori conseguenze della crisi climatica.
Questa consapevolezza ha portato, dopo anni di discussioni, a un faticoso accordo sul Fondo loss and damage, un meccanismo per cui i paesi più ricchi pagheranno a quelli più poveri un risarcimento per i danni causati dalla Climate Change.
Meno approfondita, almeno finora, è stata invece la differenza di emissioni generate all'interno dei paesi stessi. Un recente studio ha dimostrato invece che è forse questa la più grande discriminante: esiste una piccolissima percentuale di ricchi, sia nei paesi più sviluppati, sia in quelli ancora in via di sviluppo, che inquina tantissimo ed è responsabile della maggior parte delle emissioni.
Il rapporto, intitolato Climate inequality report 2023, mostra per esempio che le persone povere dei paesi sviluppati inquinano molto meno dell'élite ricca di paesi in via di sviluppo, e allo stesso tempo che nei paesi a reddito basso le persone povere avrebbe spazio per aumentare le loro emissioni di gas serra per raggiungere uno stile di vita dignitoso.
I poveri, ma in generale tutte le persone normali, insomma, giocano una piccola parte nel contributo alla crisi climatica, se comparata con quella determinante di pochi ricchissimi. E soprattutto la lotta alla povertà può essere combattuta e vinta senza alzare le emissioni di gas serra totali, perché basterebbe concentrarsi su quelle generate dalle fasce più ricche di popolazione.
Questo chiaramente non deve esonerarci dalle responsabilità di comportamenti e scelte più sostenibili, ma dimostra l'importanza di uno sforzo comune di riforma dei sistemi di tassazione che colpiscano maggiormente i ricchi e le loro attività inquinanti. Gli autori del report suggeriscono le tasse straordinarie sui profitti in eccesso potrebbero aiutare a finanziare gli investimenti a basse emissioni di carbonio, così come la tassazione progressiva nei paesi, compresi i paesi in via di sviluppo, che spesso non tassano a sufficienza i cittadini e le aziende più ricchi.
Dopo l'uscita del report, il Guardian ha sentito Peter Newell, professore di Relazioni internazionali all'Università del Sussex, che pur non avendo collaborato alla stesura del report ha lavorato per anni sul tema della cerchia ristretta di persone ricche che inquinano. «La disuguaglianza all'interno dei paesi – ha detto Newell – rappresenta la maggior parte della disuguaglianza globale delle emissioni di carbonio tra coloro che generano le emissioni e coloro che subiscono gli effetti peggiori del riscaldamento globale e che hanno la minore capacità di adattamento. I modelli di consumo e investimento da parte dell'élite più inquinatrice devono essere rispettivamente ridotti e reindirizzati, e questa è una grande sfida».