La merenda perfetta da offrire ai bambini? Lo abbiamo chiesto a una chef e a una dentista

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È possibile trasmettere ai bambini i principi di una sana ed equilibrata alimentazione? E cosa possono fare i genitori per riuscirci? Lo abbiamo chiesto alla chef Vanessa Viscardi, e alla dottoressa Giulia Bormida, dentista pediatrica, autrici a quattro mani del libro “Cavoli che sorrisi!”
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Gaia Cortese 19 Dicembre 2021

C’era un tempo in cui la merenda tradizionale era una fetta di pane con la marmellata, o quella servita nel piatto con una generosa spalmata di burro e zucchero, se non di crema alle nocciole. Oggi sembra siano più di tendenze merendine e prodotti da forno industriali, che non vanno demonizzate, ma che non andrebbero consumati più di un paio di volte a settimana.

Anni fa era stato pubblicato anche un manifesto per la corretta merenda, promosso dall’istituto Bambino Gesù in collaborazione con Unione Italiana Food, ma per approfondire questa tematica abbiamo incontrato Vanessa Viscardi, chef di Cavoli a Merenda e la Dottoressa Giulia Bormida, non per niente, dentista pediatrica.

“Insegnare ai bambini i principi di una sana ed equilibrata alimentazione è fondamentale, sia per il presente sia per il futuro – spiega Vanessa Viscardi -. I motivi sono molti, tra i più importanti sicuramente il fatto che abituarli ad una corretta alimentazione significa prevenire molte patologie. Non solo l’obesità, ma anche patologie cardiovascolari, gastroenteriche e cariose, ovviamente. Anche la vita quotidiana ne trae benefici importanti: un bambino che mangia correttamente ha sonni più tranquilli e giornate meno iperattive. Per questo motivo, nel libro scaricabile gratuitamente Cavoli che sorrisi! con la dottoressa Giulia Bormida ci siamo soffermate moltissimo sugli zuccheri. Il corpo ne ha bisogno, ma la natura ha già pensato a come fornirceli, sta a noi assumerli nei modi e nei tempi giusti. Io sostengo che sia un atto d’amore nei confronti dei bambini. Bisogna comunque evitare integralismi ed eccessi nel negargli piccole trasgressioni perché saranno poi loro che vi stupiranno riconoscendo, per esempio, la bontà di un hamburger fatto in casa rispetto ad uno industriale”.

Evitare integralismi significa anche che non si possono evitare del tutto grassi e zuccheri, come chiarisce la Dottoressa Giulia Bormida: “Se non esistesse lo zucchero, certo, non esisterebbero neanche le carie. Tuttavia va ricordato che la carie è una malattia multifattoriale in cui coesistono alcune specifiche specie batteriche, fattori individuali dell’ospite e certamente la presenza di zuccheri, che insieme concorrono alla formazione del cosiddetto ”buco nel dente”: la carie. In bocca, la placca batterica orale fermenta gli zuccheri introdotti attraverso la dieta, producendo acidi capaci di disgregare i tessuti duri del dente. Se da questo processo eliminassimo gli zuccheri, la patologia cariosa non si potrebbe formare, perché i batteri non avrebbero nulla da fermentare per creare i temuti acidi che capitano i denti. Se è impossibile escludere completamente gli zuccheri dalla dieta, è assolutamente necessario limitarne il consumo, come indicato dalle linee guida dell’OMS nel 2015 "Guideline: Sugar intake for adults and children", che raccomandano un’assunzione ridotta di zuccheri liberi per tutta la durata della vita, fin dalla nascita. Oltre a limitare, in quantità e in frequenza, l’assunzione di carboidrati e zuccheri, è poi naturalmente necessario dedicarsi scrupolosamente all’igiene orale".

Al problema degli zuccheri assunti si aggiunge anche quello per cui, spesso e volentieri, i bambini non hanno voglia di assaggiare quello che di nuovo gli viene proposto nel piatto e sembra davvero un’impresa titanica vedergli sviluppare un certo gusto nel mangiare.

“I bambini per fortuna nascono molto curiosi, ci vuole davvero poco a conquistare la loro fiducia – continua la chef Vanessa Viscardi -. Il problema possiamo essere noi che possiamo influenzarli negativamente con i nostri preconcetti e paure. Davanti a una frase come “Assaggia i broccoli, speriamo ti piacciano” il bambino avverte subito un certo disagio e si pone sulla difensiva. I bambini apprendono molto più in fretta e meglio attraverso l’esempio. È poi importante coinvolgerli con i cinque sensi. Ciò significa che devono poter toccare, annusare, sentire (il rumore della cottura per esempio), vedere (il modo in cui viene preparato un piatto). Coinvolgendoli, il gusto, e di conseguenza il desiderio di assaggiare, verrà da sé. Sembra un’operazione difficile e dalle tempistiche lunghe, ma è molto più facile di quanto si possa pensare. Vuoi fargli mangiare una zucchina? Dagliene una in mano mentre cucini il resto e spiegagli cosa stai facendo e come questa verdura si trasforma con la cottura. Coinvolgere i bambini è fondamentale perché loro amano e fremono per assaggiare ciò che hanno preparato “loro”, niente dà loro più soddisfazione nel constatare cosa sono riusciti a creare.

Un altro consiglio è quello di affiancare sempre un alimento tra i loro preferiti all’alimento che si vuole introdurre. Per esempio, servire le polpette con la barbabietola o i cavoletti di Bruxelles. Il momento del pranzo o della cena deve essere un normale momento della giornata, evitate quindi di sottolineare troppo se c’è qualcosa che non gli piace, parlate di altro come se non fosse importante. Alla lunga il bambino capirà che questo non attrae la vostra attenzione e finirà sicuramente il piatto che ha davanti. Sono tutti accorgimenti che se ripetuti quotidianamente garantiscono risultati”.