La mossa dell’Europa contro lo spreco alimentare: sulle etichette è in arrivo la dicitura “Spesso buono oltre”

Secondo la Commissione europea la dicitura “Spesso buono oltre”, unita al termine minimo di conservazione, può apportare una maggior chiarezza nelle etichette alimentari: l’obiettivo è migliorare la comprensione della data di scadenza e influenzare il processo decisionale dei consumatori in merito all’opportunità di consumare o eliminare un alimento.
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Kevin Ben Alì Zinati 10 Marzo 2023

Secondo la Commissione europea, un alleato in più per combattere lo spreco alimentare si nasconderebbe in oggetti piccoli ma estremamente utili. Sto parlando delle etichette appiccicate sulle confezioni di pasta, dolci, frutta e verdura che tutti i giorni compriamo al supermercato.

La proposta, nelle menti dei membri dell’esecutivo Ue, è tanto semplice quanto decisiva: oltre alla categoria merceologica a cui il prodotto appartiene, all’elenco degli ingredienti ai valori nutrizionali aggiungere la dicitura «Spesso buono oltre».

Insieme alla data di scadenza e al giorno entro cui è preferibile consumare un alimento, una maggior chiarezza nelle etichette consentirebbe una migliore comprensione della data di scadenza” e influenzerebbe “il processo decisionale dei consumatori in merito all'opportunità di consumare o eliminare un alimento”. E, quindi, innescherebbe un sistema di virtuoso di minor spreco.

La Commissione ha presentato la propria proposta di revisione delle norme sulla data di scadenza degli alimenti agli esperti degli Stati membri lo scorso 8 marzo, dopoché già nel 2020 era stato annunciato un intervento sulla data di scadenza nell'ambito della strategia Farm to Fork.

Sarà capitato anche a te di buttare in spazzatura un alimento dopo aver letto la data riportata sulla confezione di un alimento e dato un rapido sguardo al calendario appeso al muro.

Prima di buttare un alimento però bisogna conoscere la differenza tra la data di scadenza e il termine minimo di conservazione. La data entro cui consumare un cibo è un limite invalicabile ed è indicata per tutti quei cibi facilmente deperibili dal punto di vista microbiologico (come il pesce crudo o la carne, gli yogurt o il latte fresco) che, oltre un certo periodo di tempo, potrebbero finire per danneggiare la salute dell’uomo.

Il termine minimo di conservazione, indicato con la dicitura «da consumarsi preferibilmente entro» invece è meno vincolante perché indica fino a quando un prodotto conserva le sue caratteristiche specifiche: da quelle nutrizionali al gusto, fino alla consistenza, all’odore e all’aspetto (ovviamente se adeguatamente conservato). Alimenti con questa dicitura sono per esempio la pasta o il riso ma anche la farina o l’olio.

L’etichetta sugli alimenti è dunque uno strumento potente e imparare a leggerla correttamente può aiutarci a buttare – e quindi sprecare – meno cibo ancora buono e consumabile. Soprattutto se ulteriormente chiara, semplice e diretta.