La Provincia di Belluno autorizza l’abbattimento di oltre 3 mila cervi. Insorgono gli animalisti

Nel 2019 nell’area (escluso il territorio del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi) è stata stimata la presenza di circa 40 mila ungulati, tra cui 10.400 cervi. Troppi secondo l’amministrazione provinciale, che, nell’ambito dell’approvazione del nuovo calendario di caccia e con il parere favorevole dell’Ispra, ha dunque aumentato del 20% il prelievo venatorio.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Federico Turrisi 20 Luglio 2020

I cervi sono troppi, creano danni per l'agricoltura e per l'ecosistema boschivo, oltre a mettere in pericolo la viabilità stradale. E dunque via libera da parte della Provincia di Belluno ai cacciatori che potranno abbatterne il 20% in più rispetto alla precedente stagione venatoria: in totale nei prossimi mesi potranno essere abbattuti 3.234 cervi, compresi femmine e cuccioli. Inoltre, anche quest’anno è stata autorizzata l’apertura anticipata della caccia, prevista subito dopo Ferragosto.

La decisione presa dall'amministrazione, che ha ottenuto il parere favorevole dell'Ispra (l'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), si basa sul fatto che la popolazione di ungulati è in costante crescita. L'ultimo censimento parla di circa 40 mila esemplari, senza tenere conto del territorio del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi: tra questi ci sono 10.400 cervi, 13.600 caprioli, 2.400 mufloni, 7.250 camosci, oltre a un numero imprecisato di cinghiali.

Gli animalisti non ci stanno e chiedono che sia la natura a trovare un bilanciamento, lasciando per esempio che siano i lupi a predare i cervi. Gli agricoltori sostengono però che la presenza del lupo non basta per limitare i danni provocati da una popolazione così numerosa di cervi, che in estate si spingono fino a fondovalle.

La questione, in realtà, è piuttosto complessa e non può in alcun modo essere ridotta a una semplice contesa tra animalisti, da una parte, e cacciatori e agricoltori, dall'altra. Come spiega il biologo Enrico Ferraro, intervistato dalla testata online il Dolomiti, il numero di cervi è molto probabilmente sottostimato, dal momento che i censimenti vengono fatti prima del periodo dei parti, e il ritorno del lupo non è sufficiente a contenere l'aumento esponenziale degli ungulati. "Chiaramente i predatori naturali possono incidere e il numero di cervi potrebbe ridursi, ma è improbabile che i carnivori da soli bastino per riportare la situazione in equilibrio". La sovrabbondanza di cervi, sottolinea Ferraro, può creare scompensi all'interno di quel fragile ecosistema che è il bosco alpino, bloccando il rinnovamento di alcune specie vegetali e mettendo in pericolo gli animali che se ne nutrono.