La Russia libererà i 97 cetacei rinchiusi, grazie anche a Leonardo DiCaprio e Pamela Anderson

Le autorità russe hanno deciso di far tornare in libertà quasi 100 cetacei rimasti rinchiusi per oltre un anno dentro quella che era stata definita la prigione delle balene, un luogo in cui decine di orche e beluga vivevano rinchiusi in spazi di pochi metri in attesa di essere venduti a parchi marini e acquari cinesi. Grazie agli animalisti, supportati anche da Leonado DiCaprio e Pamela Anderson, questi animali verranno scarcerati e potranno tornare liberi.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Sara Del Dot 11 Aprile 2019

Sono 10 orche e 87 beluga i cetacei che sono rimasti rinchiusi per più di un anno in quella che alcuni mesi fa era stata definita la “prigione delle balene”, in Russia. Ammassati in spazi strettissimi, per mesi sono rimasti in attesa di essere venduti a caro prezzo a parchi marini e acquari cinesi. Per fortuna però, almeno per loro c’è stato un lieto fine.

Gli animalisti di tutto il mondo, infatti, sin dalla scoperta di queste celle acquatiche di pochi metri nei pressi di Nakhodka, si erano attivati per la liberazione dei cetacei, una parte dei quali è nel frattempo scomparsa in circostanze poco chiare. E hanno potuto contare sull’appoggio di personaggi pubblici che, probabilmente, hanno fatto la differenza. Pamela Anderson ha infatti inviato una lettera di protesta direttamente a Vladimir Putin e Leonardo DiCaprio, da sempre in prima linea nella difesa di animali e ambiente, ha partecipato alla diffusione della petizione per la chiusura di quel luogo, che senza di lui probabilmente non avrebbe mai raggiunto il milione e mezzo di firme convincendo il Cremlino che, forse, quella situazione non avrebbe giovato all’immagine dell’intero Paese.

Quindi, l’8 aprile 2019, il governatore della regione russa Primorsky, Oleg Kozhemyako, ha firmato un accordo per la liberazione di tutte le orche e i beluga rimasti, in presenza anche di Jean-Michel Cousteau, figlio dell'esploratore degli Oceani Jacques Cousteau, che si occuperà di gestirne la scarcerazione, che dovrà essere graduale per consentire agli animali di reinserirsi nel loro habitat.

L’esistenza della “prigione delle balene” era stata documentata lo scorso novembre da un drone che stava sorvolando la zona. Decine di cetacei erano stati ripresi mentre nuotavano in spazi strettissimi, vere e proprie celle nel mare. Celle da cui sarebbero usciti soltanto se venduti ai parchi acquatici cinesi. Le immagini di questo carcere subacqueo aveva fatto in fretta il giro del mondo suscitando sdegno e critiche da ogni parte. Per fortuna, questa volta la giustizia ha avuto la meglio.