"Sin da piccolo, da quando avevo 3 anni i miei genitori decisero di mettermi sugli sci" Inizia così il racconto di Alberto Marzocchi, nato e cresciuto in un piccolo paesino di montagna che negli anni '90 contava all'incirca 450 abitanti, mentre adesso, a causa dello spopolamento delle terre, è abitato da 330 persone.
A Piazzatorre, un paesino che si trova a 1000 metri di quota in Val Verbania, provincia di Bergamo, Alberto ha fatto tutte le trafile dello sci club
"Per noi bambini era naturale. Avevo 7-8 anni quando ho iniziato a fare le mie prime gare e poi sono arrivato al puro agonismo, praticato fino a quando avevo 17-18 anni".
Adesso Alberto ha 34 anni e da 5 anni non fa più il maestro di sci per incompatibilità con il lavoro da giornalista, mentre da quest'anno, dal 2024 ha deciso di non sciare più.
"Non ci sono più le condizioni per farlo – spiega – oggi ho deciso di non sciare più sulla neve artificiale, poi però entro qualche anno, smetterò completamente di farlo."
Per capire però com'è nata questa consapevolezza in Alberto, siamo partiti proprio dai suoi inizi da maestro.
Quando hai deciso di diventare un maestro di sci?
Ero scarso per fare le gare a un certo livello e quindi ho subito pensato di voler fare il maestro di sci.Per sette-otto stagioni, da quando avevo 21 a quando avevo 28 anni, mentre studiavo ho insegnato. È nato un po' come secondo lavoro, ma era bellissimo. Sei in montagna, all'aria aperta e ti rivolgi a un gruppo di bambini su dei pezzi di legno e non è una classica lezione di scuola, dove magari ci si addormenta, anzi.
È una bella professione, ma in via d'estinzione .
I bambini sono molto attenti anche perché hanno un po' paura di cadere con gli sci.
Ecco, l'hai detto tu stesso "in via d'estinzione…" Facciamo finta che tu non sia un giornalista e non sappia realmente quali sono i problemi e le conseguenze della crisi climatica. E adesso volevo chiederti: Da maestro di sci come hai vissuto il fatto che la professione stia svanendo?
Parto con un esempio. io vivo a Milano per lavoro e se a Milano ci sono 30 gradi non mi colpisce più di tanto. Intorno vedo sempre cemento, palazzi. Sia chiaro il problema è lo stesso, ma come percezione non si nota questo problema.
Chi vive in montagna, invece, diciamo che ha il privilegio, anche se un po' triste, di vedere che le cose stanno cambiando e quindi forse rispetto agli altri ha anche un obbligo morale in più di cambiare la propria moralità e quindi i propri comportamenti. Negli ultimi 100 anni la temperatura media nelle zone alpine è già aumentata di due gradi.
Se poi volessimo prendere il report dell'Ipcc potremmo vedere come, anche senza prendere in considerazione il peggior scenario possibile, le temperature in montagna aumenterebbero ancora di altri due gradi circa. Questo porta sia allo scioglimento dei ghiacciai, sia alla siccità. Non nevicherebbe più.
Da questa ampia considerazione è venuta fuori la consapevolezza di Alberto riguardo al fatto che la professione stia non solo morendo, ma indirettamente provocando un danno all'ambiente e in particolar modo alle montagne.
"Tra dieci anni sciare sarà una roba per ricchissimi. Per dirti, già adesso lo skipass costa tanto, un esempio è il Dolomiti Super Ski che paghi 74 euro. Lo stesso poi, tra 10 anni faccio un esempio, costerà 150 euro.
Tra dieci anni sciare sarà una roba per ricchissimi
Un fattore che influenzerà molto questo turismo sarà sicuramente economico, però a incidere ci sarà anche il lato ambientale. Ci sarà un maggior consumo di energie per movimentare le strutture come le seggiovie o cabinovia e poi diventerà maggiormente principale il tema della neve artificiale.
Verrà sottratta sempre più acqua alle comunità montane.
Nel mio Paese dove sono cresciuto io in inverno la toglievano spessissimo l'acqua: chiudevano i rubinetti al mattino. E adesso sta succedendo ancora di più".
Alberto, ti volevo chiedere se tu potessi farlo come cambieresti questo tipo di turismo?
Io ho sempre vissuto la montagna con gli sci ai piedi per fare sci alpino. Invece quest'anno è stato il primo anno in cui ho vissuto la montagna in inverno, facendo ciaspolate o facendo trekking. E grazie a tutte queste altre attività ho riscoperto la montagna, quella vera.
Questo lo dico perché se potessi cambiare questo turismo per prima cosa direi a tutti di dimenticarsi degli sci, per fare, invece, questo genere di attività.
E poi altra questione fondamentale: eviterei di far costruire nuove piste da sci, nuovi tracciati o impianti di risalita. Non ha più senso.
Abbiamo già 280 comprensori, 5.800 chilometri di piste da sci servite da poco più di 1.800 impianti di risalita. E già molti di questi rischiano di scomparire perché la quota di neve si è alzata.
L'attività ludica e sportiva deve quindi spostarsi su altre cose che poi ti fanno vivere la montagna in modo diverso. È la stessa crisi climatica che ci sta portando a fare cose diverse e dobbiamo noi essere bravi ad adattarci e proteggere l'ambiente.
Prima Alberto abbiamo fatto finta che tu non sia un giornalista, non debba raccontare e studiare la crisi climatica. Adesso, invece, ti chiedo: proprio perché sei anche un giornalista oltre a un maestro di sci, in che modo sensibilizzeresti tutti su questo tema?
Io ho 34 anni e al ventenne di oggi vorrei dire che ‘vuoi diventare un maestro sci, benissimo, però se ti piace la natura e la montagna perché non provi a diventare anche una guida turistica?'
Sarebbe bello al giorno d'oggi pensare a questa professione in modo differente. Secondo me sarebbe molto bello proporre, da Guida alpina, un'escursione per conoscere le montagne, una salita fino al rifugio, per poi trascorrere lì la notte. Credo che ne gioverebbe molto non solo l'ambiente, ma anche chi ha deciso di diventare un maestro di sci nel 2024.