
La siccità prolungata in corso nel nostro Paese sta rendendo sempre più necessario trovare nuove modalità per irrigare i campi, salvando così i raccolti. L'acqua nei fiumi e nelle falde sotterranee, solitamente usata per questo scopo, in questo momento è come sai sempre più scarsa.
Oltre alla siccità infatti anche fenomeni come il cuneo salino, ovvero l'avanzata dell'acqua salata nel letto dei fiumi e nelle falde, riducono ulteriormente l'acqua a disposizione per i campi. La stima di Coldiretti è già di 3 miliardi di euro di danni al settore agricolo, con i tempi a venire che non sembrano promettere grandi precipitazioni.
La scienza prova allora a venire in soccorso dell'agricoltura. Oggi ti parlo di una sperimentazione, ‘Value Ce In‘, coordinata da Enea e a cui hanno partecipato anche Gruppo Hera e Università di Bologna. Un trio di enti che da due anni ha unito le forze per provare a trovare una soluzione a un problema che, come vedi, è sempre più in via di peggioramento.
L'obiettivo dello studio – finanziato in gran parte da Regione Emilia-Romagna – era capire come risparmiare sull'acqua, ma anche sui concimi. Beni fondamentali per le coltivazioni, e che oggi costituiscono uno dei costi maggiori da affrontare per le aziende agricole. Costi dovuti alla crisi energetica derivante anche – ma non solo – dalla guerra in Ucraina, che aumenta notevolmente il costo di produzione e dunque di vendita dei fertilizzanti.
L'idea è stata utilizzare le acque reflue depurate, puntando sull'economia circolare per risolvere il problema della mancanza di acqua per l'irrigazione. Coltivazioni di peschi e pomodori sono state dunque innaffiate per due anni con acque passate per il depuratore Hera di Cesena, attraverso un sistema di programmazione del fabbisogno tipico della agricoltura di precisione.
Il tutto è stato coordinato da una centralina di controllo e di automazione ‘intelligente'. Vale a dire, uno strumento tecnologico con il compito di gestire e ottimizzare il riuso delle acque trattate. Sulla base delle loro caratteristiche qualitative, ma anche delle esigenze idriche e nutrizionali delle coltivazioni.
Secondo gli autori della sperimentazione, "fino al 70% del fabbisogno idrico irriguo dell'Emilia Romagna" potrebbe essere soddisfatto da un utilizzo su larga scala di questo tipo di tecniche. Inoltre, grazie all'utilizzo delle acque reflue depurate, "si ottiene un risparmio del 32% di azoto e dell’8% di fosforo, ad esempio nella coltivazione dei peschi". Questo perché le acque reflue hanno già presenti al loro interno alcune delle sostanze nutritive utili alla crescita delle piante.
Da segnalare infine la totale assenza di contaminazioni da batterio Escherichia Coli nelle coltivazioni oggetto dell'esperimento, sia a livello di germogli che di frutti. Insomma, lo studio promette una svolta per l'agricoltura nei prossimi anni, all'insegna dell'economia circolare. Per una volta, sarai d'accordo, siamo di fronte a una buona notizia.