Le api sono un termometro ambientale: lo dimostra un progetto in cui grazie a loro è stata analizzata la qualità dell’aria

Ecco i risultati del progetto Api e Orti Urbani, che ha coinvolto decine di apicoltori e un miliardo di api e ha permesso, tramite l’analisi del tasso di mortalità e della qualità del miele, di analizzare la qualità dell’aria in quattro città italiane: Milano, Torino, Bologna, Bari.
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Sara Del Dot 5 Marzo 2020

Che le api rappresentano un ottimo termometro per la qualità dell’aria ormai è chiaro. Oltre a fornirci il 75% del cibo che finisce sulle nostre tavole, infatti, questi impollinatori riescono a darci una fotografia molto precisa dello stato di salute dell’atmosfera fino a 3 chilometri di distanza.

Lo sa bene Conapi, il Consorzio Nazionale Apicoltori, che raccoglie circa 600 apicoltori per un totale di 100mila alveari e 5 miliardi di api. Il Consorzio, infatti, a partire dal 2017 fino a oggi ha promosso assieme all’Alma Mater Studiorum-Università di Bologna un progetto di cui ti ho già parlato, chiamato Api e Orti Urbani, che puntava a raccogliere l’opportunità che questi impollinatori offrono per comprendere meglio quali sostanze siano presenti nell’aria che respiriamo ogni giorno.

L’ultima volta che te ne ho parlato avevo citato solo i risultati che interessavano la zona di Bologna, una delle città in cui questo progetto è stato promosso. Oggi, possiamo effettuare una valutazione un po’ più ampia, che coinvolge tutte le 4 città partecipanti al progetto, ovvero Torino, Milano, Bologna e Bari.

Il progetto

Nel corso di questi due anni, grazie agli alveari posti all’interno dei quattro centri urbani, è stata rilevata la presenza nell’aria e la quantità di 10 metalli pesanti e 400 pesticidi. E come è stato possibile? Principalmente analizzato il tasso di mortalità delle api e il miele fresco che producevano. Nel progetto sono state coinvolte complessivamente circa un miliardo di api e decine di apicoltori e in due periodi dell’anno venivano prelevati dei campioni per valutarne la salute.

I risultati

Secondo il criterio del tasso di mortalità delle api, se inizialmente a Torino e Bologna sembrava mantenersi basso, ben al di sotto della soglia considerata critica, a Milano e a Bari il dato superava ampiamente il confine. E nel corso delle analisi per comprendere la causa della morte degli impollinatori, è emersa la presenza di glifosate, reperito all’interno del miele in diversi periodi dell’anno in tutte e quattro le città. Ma non è finita. Con l’avanzare degli anni è emerso che nel 2019, rispetto ai due anni precedenti, i metalli pesanti erano maggiormente presenti, in particolare cromo, ferro, vanadio, nichel e rame, in tutte e quattro le città, in 140 diverse determinazioni complessive delle quali il 45% superava la soglia critica e il 35,7% si attestava sotto.