Le temperature continuano ad aumentare e gli orsi polari potrebbero essere costretti a cercare cibo tra i nostri rifiuti

Secondo un nuovo studio, lo scioglimento del ghiaccio marino dell’Artico, aggravato dal cambiamento climatico, porterebbe gli orsi polari a passare più tempo sulla terra ferma, vicini all’uomo. Qui, affamati, si nutrirebbero sempre più spesso di rifiuti potenzialmente dannosi per la loro salute.
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Martina Alfieri 27 Luglio 2022

Sai bene che i cambiamenti climatici agiscono sugli equilibri degli ecosistemi e sull’aspetto dei paesaggi. Così, mentre i ghiacci di tutto il mondo soffrono a causa dell’aumento delle temperature, nell’Artico gli orsi polari si ritroveranno presto – in assenza di ghiaccio marino – a trascorrere più tempo sulla terraferma, vicini all’uomo.

E questo potrebbe portare sempre più spesso gli animali a cercare cibo anche tra i rifiuti prodotti dalle attività umane. Da qui, la nascita degli stessi problemi che vediamo in Italia con lupi e orsi che si avventurano nei centri abitati alla ricerca di fonti di nutrimento.

Lo studio Anthropogenic food: an emerging threat to polar bears”, pubblicato sulla rivista Oryx, è il primo a considerare l’impatto dei nostri rifiuti sul benessere degli orsi polari.

E i risultati sono piuttosto preoccupanti: a causa della maggiore interazione potrebbe crearsi, tra uomini e orsi polari, un vero e proprio conflitto tra specie. Aumenterebbero, infatti, anche i casi di persone attaccate o uccise dagli orsi, spaesati e affamati.

Il ghiaccio marino, oltre a essere fondamentale per il controllo delle temperature, è il luogo di caccia prediletto dagli orsi polari. Se le piattaforme di ghiaccio vengono a mancare, gli orsi, affamati, saranno costretti a cercare cibo altrove, e finiranno per rovistare tra i rifiuti.

Senza rendersi conto, però, che questo nasconde delle minacce. Attratti dagli odori, potrebbero infatti ingerire confezioni alimentari non commestibili, contenenti ad esempio plastica o alluminio.

"Gli orsi non conoscono tutti gli effetti negativi dell'ingestione di plastica, e le malattie e le tossine a cui sono probabilmente esposti in un ambiente discarica", ha dichiarato all’agenzia Reuters uno degli autori dello studio, Geoff York, direttore della conservazione di Polar Bears International.

La ricerca vuole spingere a riflettere su politiche di conservazione e tutela dell’orso polare efficaci, sulla perdita di habitat, ma anche sulla corretta gestione dei rifiuti prodotti dalle attività umane.

Proprio di recente è stato dimostrato come l’inquinamento da plastica e microplastiche, rilasciate dalla spazzatura abbandonate del mare, abbia raggiunto anche una terra remota e a lungo incontaminata come l’Artico.