L’Emilia-Romagna ha dato il via a un percorso per dire basta agli allevamenti in gabbia

È la prima regione italiana a impegnarsi per iniziare una transizione che elimini le gabbie dai sistemi di allevamento, sulla scia dell’iniziativa europea End of the Cage Age che ha già presentato al Parlamento europeo 1,4 milioni di firme.
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Sara Del Dot 12 Maggio 2021

Le gabbie iniziano a stare strette un po’ a tutti. Per questo tante persone, organizzazioni, associazioni si stanno impegnando a cercare di aprirle, almeno in Europa, per garantire una vita libera anche a quelli che consideriamo i nostri futuri alimenti.

In Emilia-Romagna, poi, è stata recentemente approvata in sede di commissione Politiche economiche del Consiglio regionale una mozione che impegna la giunta regionale a cercare di applicarsi all’iniziativa dei Cittadini europei “End the Cage Age” (Stop all’era delle gabbie) di cui su Ohga abbiamo parlato spesso, che ha già portato di fronte alla Commissione europea 1,4 milioni di firme raccolte e autenticate negli Stati membri (90mila solo in Italia) per porre fine all’allevamento in gabbia che mette a repentaglio il benessere animale ma anche la nostra stessa salute.

Si tratta della prima regione italiana a fare un passo del genere nei confronti del benessere animale.

All’interno della mozione presentata da Silvia Zamboni (Europa Verde) e Palma Costi (Partito Democratico), di cui puoi leggere il testo cliccando qui, la giunta regionale si impegna a mettere in campo politiche e strumenti a supporto della transizione ad allevamenti senza gabbie e rispettosi del benessere animale da elaborare attraverso il coinvolgimento degli allevatori dell’Emilia-Romagna […] a proseguire le iniziative a supporto del benessere animale già intraprese, a intervenire presso il Governo, la Conferenza Stato-Regioni e in attesa delle decisioni della Commissione Europea perché siano attivate misure concrete per dare una risposta all’iniziativa dei Cittadini Europei […] e a trasmettere questa risoluzione al Governo italiano.”

In questo modo, con questo primo ok, una regione nevralgica per gli allevamenti italiani fa un passo in più, quel passo necessario per iniziare una transizione che toglierà da spazi angusti e dolorosi decine di migliaia di scrofe, galline ovaiole, conigli. Una transizione che richiederà del tempo, ma che potrebbe essersi inserita nel binario giusto sulla scia dell’iniziativa End of Cage Age a cui, ricordiamolo, hanno aderito anche diverse multinazionali come Barilla e Ferrero per chiedere la dismissione delle modalità di allevamento in gabbia per le proprie produzioni.