L’estate torrida colpisce anche l’Artico: i 15°C registrati a maggio 2022 sono un grosso problema

Secondo i dati di una recente missione portata avanti dall’Inrim di Torino, nelle Isole Svalbard, uno dei luoghi più a nord del Pianeta e ben al di sopra del Circolo polare artico, si sarebbero superati i 15°C: temperature rare anche per il mese di luglio.
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Kevin Ben Alì Zinati 25 Giugno 2022

Fa caldo, troppo. Anche là dove non te lo saresti mai aspettato.

Le alte temperature non stanno mettendo in ginocchio solo l’Europa, l’Italia o gli Stati Uniti, dove sono stati raggiunti anche picchi record da 50°C.

Fa troppo caldo anche nelle Isole Svalbard, uno dei luoghi più a nord del Pianeta e ben al di sopra del Circolo polare artico: qui le temperature hanno superato i 15°C. “A metà maggio abbiamo registrato 15,4°C nella città di Longyearbyen, situata a 78°N. Si tratta di temperature raramente toccate in quella zona remota persino nel mese di luglio”.

Il metrologo e climatologo Andrea Merlone, dell’Istituto Nazionale di Ricerca Metrologica e dell’Istituto di Scienze Polari del Consiglio Nazionale delle Ricerche è tornato da un’ultima missione scientifica nell’area polare e ad Ansa ha spiegato che queste anomalie climatiche si intensificano e si prolungano” sempre di più.

L’ennesima prova, insomma, che l’ondata di calore sta colpendo anche la regione artica (dove vivono circa quattro milioni di persone) e che ciò cui stiamo assistendo oggi nel nostro Paese così come in altri coinvolge tutto il mondo, anche quelle zone che si ritenevano “lontane” e dunque meno esposte agli effetti disastrosi dei cambiamenti climatici.

Anzi, secondo il ricercatore dell’Inrim gli ultimi dati raccolti confermerebbero che le regioni attorno al polo Nord sono addirittura i luoghi che per primi avvertono il peso del Climate Change.

Un rischio che già la stessa Università delle Svalbard aveva sottolineato ricordando uno studio del 2021 secondo cui l’Artico sarebbe destinato a riscaldarsi fino a quattro volte più velocemente di altre regioni del mondo e il ghiaccio marino estivo a scomparire del tutto già nel 2035.

“I dati, anche quelli registrati con strumenti moderni, ci forniscono tutti gli stessi risultati, in modo indipendente: le temperature salgono, le anomalie si intensificano e la durata degli eventi aumenta, ha concluso Merlone.