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L’Europa ha le sue terre rare, l’annuncio della Svezia cambia la strategia con la Cina?

Le istituzioni svedesi hanno indicato all’Unione Europea la presenza di uno dei giacimenti più grandi di terre rare a 150 km dal Circolo Polare Artico. Precisamente il sito è localizzato nella regione di Kiruna (Lapponia), nel nord della Svezia. Tra le materie prime più importanti per la transizione energetica, è presente anche il litio, utilizzato per lo sviluppo di batterie delle auto elettriche.
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Mattia Giangaspero 13 Gennaio 2023

Ci possiamo sganciare. La Svezia le ha trovate, l'Europa adesso le vuole, ma prima di poter iniziare a estratte le materie prime bisognerà aspettare ancora 15 anni.

Le terre rare non sono più un tabù e la scoperta fatta dalle istituzioni svedesi può realmente cambiare la geopolitica di due Continenti, il mercato di scambio e la transizione green. In questo senso, l'Asia dipende economicamente dall'Europa e lo sviluppo tecnologico del nostro Continente dipende esclusivamente dall'Asia. Infatti il Commissario europeo al mercato unico, Thierry Breton, ha ricordato che attualmente il 91% delle terre rare usate in Europa giungono dalla Cina.

La scoperta in Svezia

Si tratta del più grande giacimento di terre rare scoperto in Europa. Il sito è localizzato nella regione di Kiruna (Lapponia), nel nord del Paese scandinavo, e le stime indicano che si tratta di oltre un milione di tonnellate di ossidi di terre. Precisamente, il giacimento si trova a 150 chilometri a nord del Circolo Polare Artico. La scoperta è stata fatta da una società svedese specializzata nell'estrazioni minerali di ferro: "Lkab" e subito dopo ha anche parlato il Ceo della compagnia, Jan Moström:

"Questa è una delle scoperte più grandi nella nostra parte del mondo e potrebbe diventare un importante tassello per la produzione di materie prime essenziali per la transizione verde. Si tratta di una buona notizia non solo per il popolo svedese, ma anche per l'Europa e il clima."

Tra le terre rare che sono potenzialmente a disposizione ci sono il litio, che serve per le batterie delle auto elettriche.

Ci vorranno almeno 10-15 anni prima di poter iniziare a estrarre e fornire materie prime al mercato.

Sono disponibili anche lo scandio, il lantanio che hanno proprietà magnetiche e conduttive. Proprietà in grado di ridurre notevolmente le dimensioni di molti dispositivi elettronici.

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L'autorizzazione per l'estrazione

È qui che arriva il tasto dolente. Sempre la burocrazia è in prima linea per ostacolare i lavori. Se molte volte possiamo dire per fortuna, quando si tratta di centrali a carbone o a gas, in questo caso, che la notizia è positiva per noi e per il clima, la fortuna si è girata di spalle. Sempre il Ceo Moström ha dichiarato che ci vorranno almeno 10-15 anni, prima di poter effettivamente iniziare a estrarre e fornire materie prime al mercato.

"Gli iter sono stati messi a punto quando avevamo il lusso di poter aspettare. Oggi c'è urgenza di sfruttare il giacimento e dobbiamo fare in modo che i tempi autorizzativi vengano diminuiti del 50-60%".

Attualmente, però, la società che ha individuato l'area sta procedendo nella costruzione di un tunnel sotterraneo per collegare le nuove riserve con il giacimento di ferro di Kiruna.

A cosa servono le Terre Rare?

Nell'ultimo decennio, le nominate terre rare sono diventate cruciali nell'economia mondiale e hanno assunto un ruolo strategico per gli accordi tra i singoli Stati. Quando si parla di loro, si da voce a 17 differenti elementi minerali, fondamentali per la transizione energetica e per la costruzione e il funzionamento di nuovi dispositivi tecnologici. Secondo un report redatto da ITRE, il Comitato per l'industria, la ricerca e l'energia del Parlamento Europeo, la necessità di avere queste risorse il prima possibile è principale se si vuole raggiungere velocemente l'obiettivo climatico prefissato. Fino a ora l'Unione Europea è vincolata nell'importare queste fonti energetiche, attingendo dai mercati esteri. Analizzando il contenuto del report europeo si nota come, in futuro, la rilevanza delle terre rare sarà ancora maggiore. A noi interessano soprattutto quattro materie prime che sono il litio e il cobalto, i quali servono nel settore della produzione di batterie, il titanio, necessario per la fabbricazione di celle a combustibile (permette di convertire energia chimica in energia elettrica). Infine il platino, fondamentale per l'assemblaggio degli elettrolizzatori (si tratta di un meccanismo di conversione di energia elettrica in chimica. L'esatto opposto delle celle a combustibile).

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Cina e Russia, i due Stati cruciali

Le forniture arrivano direttamente da loro. Di fatto l'UE importa il 32% del suo fabbisogno di titanio e platino dalla Russia. Mosca poi vuole diventare uno degli attori principali nella produzione e esportazione di risorse derivanti dalle terre rare. Infatti nel piano redatto nel 2020 dal governo russo, si evince che vi sarà un investimento di 1,5 miliardi di dollari per lo sfruttamento di 12 milioni di tonnellate di risorse rare.

Lo Stato cinese gestisce produzione e esportazione mondiale delle risorse provenienti dalle terre rare, per l'80%

Le altre due materie prime che interessano all'Europa, il litio e il cobalto, arrivano, per il momento dal produttore principale, la Cina. Lo Stato cinese gestisce produzione e esportazione mondiale per l'80%. Il Paese asiatico ha giocato d'anticipo muovendosi sulle terre rare sin dagli anni '50.

Il giacimento di Baotou rappresenta il centro di produzione dell'intera Cina. Nel 2022 sono state estratte 210mila tonnellate di materie prime

Attualmente il giacimento di Baotou, situato in Mongolia, rappresenta il centro di produzione dell'intera Nazione. 210mila tonnellate, con un aumento del 25% rispetto all'anno passato (168mila tonnellate).

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Lo sfruttamento in Africa e in America Latina

Pechino ha fame e mangia tutto. Il dominio che, lo Stato cinese ha e non vuole perdere sulle terre rare, deve essere per forza di cose allargato. In questa direzione infatti si sono mossi con investimenti di progetti minerari in Africa e in America Latina (visto l'accordo fatto con un'azienda brasiliana di estrazione del ferro). L'operazione economica si aggira intorno ai 624 milioni di dollari e l'obiettivo è quello di importante, sul suolo cinese, 40 milioni di tonnellate di materie prime.