L’Europa vuole ‘difendere la natura’ ma si dimentica dei danni ambientali degli allevamenti intensivi

Nessuna norma che prevede un blocco agli allevamenti intensivi è presente nella Nature Restoration Law. L’Europa non sappiamo ancora cosa ha in mente per questo settore che danneggia l’ambiente e provoca sofferenze agli animali.
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Mattia Giangaspero 17 Luglio 2023

L'Europa ha approvato la scorsa settimana il Nature Restoration Law e ti abbiamo parlato molto di quanto questa legge sia molto importante per avvicinarci agli obiettivi climatici che ci siamo posti, sia entro il 2030, sia entro il 2050. Infatti con questa legge l'Ue vorrà ripristinare il 20% delle aree naturali entro il 2030 e il 100% entro il 2050. E per raggiungere tali obiettivi sono stati previsti molti interventi, soprattutto in agricoltura e per le città. Uno su tutti è quello di ridurre del 50% l'uso dei pesticidi. Una cosa che invece manca e che l'Europa avrebbe potuto aggiungere, almeno per una volta, è una ‘sorta di emendamento' interno alla norma della Nature Restoration Law, che parlasse di ridurre spazi agli allevamenti intensivi, o di rapportarli quanto meno al quantitativo annuo di spesa da parte dei cittadini europei di carne e derivati. Senza quindi un eccesso. Insomma una norma che parlasse di allevamenti intensivi e che si proiettasse più verso un futuro sostenibile anche in quel settore, che sappiamo danneggia e di molto l'ambiente. Per non parlare delle sofferenze degli animali. 

Ricordiamo infatti che, secondo un'analisi di Greenpeace, gli allevamenti intensivi sono responsabili oggi del 17% delle emissioni totali dell’Unione europea, più di quelle di tutte le automobili e i furgoni in circolazione. A questa cifra collaborano diversi fattori, dai consumi energetici delle strutture ai processi di produzione dei mangimi, dal trasporto degli animali alla gestione dei loro escrementi.

Tornando invece al discorso dell'eccesso di produzione di carne, partiamo dal basso, ovvero da quanto è più corretto consumarne.  A un uomo adulto ne basterebbero più o meno 400 grammi settimana, eppure in Italia se ne consuma mediamente 1 kg e mezzo. Troppa e questo porta anche all'aumento di produzione di carne. E sempre solo in Italia nel 2020 sono stati macellati 57 milioni di polli e 10 milioni di maiali.

Allora perchè l'Europa non fa nulla per bloccare gli allevamenti intensivi? 

E per bloccarli intendiamo non solo alla produzione interna nel vecchio Continente, ma anche a norme relative all'importazione da Paesi stranieri. Questo lo diciamo anche perchè, molto spesso, importiamo molta più carne di quanto ne produciamo in Europa. Carne che proviene dall'America Latina e dalla Cina, il maggior consumatore al mondo di carne di maiale. Senza una norma che regoli anche l'importazione, il rischio è che aumentino gli allevamenti intensivi all'esterno per bilanciare quelli eventualmente chiusi in Europa. E questo non avrebbe senso per gli stessi motivi, legati all'inquinamenti, alla salute degli animali, ma aggiungiamo anche un altro motivo, ovvero la salute dell'uomo.

Abbiamo detto che basta mangiare 400 grammi a settimana e non 1kg e mezzo come si fa in Italia e questo a lungo andare danneggia anche la salute dell'essere umano. Però un altro danno di salute non riguarda il corpo in sè, ma le condizioni di vita di molte popolazioni non occidentali. Questo perchè vengono utilizzati terreni agricoli, presenti in zone del mondo sottosviluppate, per nutrire animali mangiati quasi esclusivamente nel mondo occidentale. Terreni tolti a molte popolazioni che rischiano di morire di fame.

Allora Europa, possiamo fare qualcosa per questi allevamenti intensivi?