L’importanza delle foreste di mangrovie nella lotta ai cambiamenti climatici

La conservazione delle foreste di mangrovie è fondamentale per contrastare il cambiamento climatico come anche per sostenere lo sviluppo economico di diversi Paesi costieri: un rapporto della FAO fa il punto della situazione.
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Roberto Russo 31 Luglio 2023

L'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO) ha pubblicato uno studio sulla situazione delle mangrovie nel mondo. Si tratta di un rapporto che fornisce stime globali e regionali dell'area coperta da foreste di mangrovie nel periodo 2000-2020.

Obiettivo dello studio è migliorare la comprensione dei cambiamenti globali, regionali e subregionali che in un modo o nell'altro influiscono sulle foreste di mangrovie.

L'importanza delle foreste di mangrovie

Le foreste di mangrovie coprono poco meno di 15 milioni di ettari in tutto il mondo, ma per le coste dei 123 Paesi che le ospitano sono davvero importanti. Quando si verificano disastri come tempeste, maremoti, inondazioni e tsunami, le mangrovie possono contenere l'innalzamento del livello del mare e assorbirne gran parte dell'impatto.

Inoltre, le mangrovie sostengono le comunità costiere, quale ricca fonte di cibo e di reddito. Se gestite in modo sostenibile, possono fornire pesce, molluschi, crostacei e materiali come legna da ardere, legname, miele, medicinali e foraggio per le generazioni a venire.

Il rallentamento della deforestazione

Va notato che negli ultimi 40 anni è andato perduto il 20% delle foreste di mangrovie, a causa delle attività umane, oltre che al naturale restringimento delle foreste stesse.

Tuttavia oggi c'è una crescente consapevolezza che le mangrovie sono molto più preziose quando sono in buone condizioni. Il rapporto della FAO evidenzia che governi e comunità costiere di tutto il mondo si stanno muovendo con sempre maggiore rapidità per porre fine alla deforestazione delle mangrovie.

Secondo lo studio, tra il 2000 e il 2020 sono andati persi 677.000 ettari di mangrovie, anche se il tasso di perdita è diminuito di quasi il 23% nel secondo decennio. L'Asia, che ospita quasi la metà delle mangrovie del mondo, è responsabile del 54% della perdita di mangrovie nel periodo 2010-2020, in calo rispetto al decennio precedente, quando l'Asia aveva contribuito al 68% della perdita totale.

Questi miglioramenti sono in gran parte dovuti alla riduzione delle attività di acquacoltura (e, soprattutto, l'allevamento di gamberi di lago), che è una delle principali cause di perdita di mangrovie, tanto che ora queste sono la causa del 21% di tutte le perdite, rispetto al 31% del passato.

Tuttavia, nonostante qualche buon esempio da parte dell'uomo, questa particolare varietà di alberi deve fare i conti anche con i danni inferti dal cambiamento climatico. Il clima, infatti, può influire sulle mangrovie attraverso l'innalzamento del livello del mare, l'aumento dell'anidride carbonica nell'atmosfera, l'aumento delle temperature, l'alterazione delle precipitazioni e i fenomeni meteorologici estremi.

Con le giuste condizioni, le mangrovie prosperano

Lo studio rivela che le mangrovie, a differenza di altre foreste, possono diffondersi molto rapidamente nelle giuste condizioni. Durante il periodo preso in esame, si è notato che mentre 677.000 ettari di mangrovie sono andati persi, le mangrovie nate sono più della metà (393.000 ettari, un'area equivalente a 550.000 campi da calcio), con una perdita netta di 284.000 ettari durante questo periodo. Circa l'82% delle nuove mangrovie è cresciuto naturalmente. Insomma, chi fa da sé, fa per tre, anche nel caso delle foreste di mangrovie!